La
Menzogna d'Ulisse
Paul Rassinier
11
I
sociologi
Eugen Kogon e L'Enfer organisé
Non conosco Eugen Kogon
. (2) Tutto quel che so di lui l'ho appreso al
momento della pubblicazione del suo lavoro, da
ciò che lui stesso dice di sé, e
dai resoconti della stampa . Con riserva:
giornalista austriaco, di tipo cristiano sociale
o cristiano progressista, arrestato in seguito
all'Anschluss, deportato a Buchenwald .
Presentato al pubblico francese come sociologo .
L'Enfer organisé
è la testimonianza più accreditata
ed è scritto nel modo dovuto . Si
riferisce ad una quantità considerevole
di fatti, per lo più vissuti . Se non
è esente da certe ingenuità e da
certe esagerazioni, è falso soprattutto
nella spiegazione e nell'interpretazione .
Ciò è dovuto, da una parte, al
modo di riferire dell'autore, che procede in
spirito politico» (Premessa, p . 14);
dall'altra, al fatto che ha voluto giustificare
il comportamento della burocrazia
concentrazionaria, in modo anche più
categorico e preciso di David Rousset .
Per il resto, Eugen
Kogon espone gli avvenimenti, dice lui, senza
riguardi... da uomo e da cristiano»
(Premessa, p . 14), senza nessuna intenzione di
scrivere una storia dei campi di concentramento
tedeschi» e nemmeno un elenco di tutti gli
orrori commessi, ma un'opera essenzialmente
sociologica, il cui contenuto umano, politico e
morale, di accertata autenticità,
possiede un valore di esempio» (Introduz .
, p . 20) .
L'intenzione era buona.
Egli si credeva
qualificato per tale compito e forse lo era. Si
presenta come uno che
... ha almeno
cinque anni di detenzione... , è
venuto dal basso nelle condizioni più
penose e, poco a poco, è pervenuto ad
una posizione che gli aveva permesso di
vederci chiaro e di esercitare
un'influenza... , che non ha mai appartenuto
alla classe delle vedettes del
campo... , che non si è macchiato di
nessuna infamia nel suo comportamento di
detenuto (p. 20) .
In pratica, dopo essere
stato assegnato per un anno al Kommando
dell'Effektenkammer, impiego privilegiato, era
diventato segretario della SS medico-capo del
campo, dott. Ding-Schuller, impiego più
privilegiato ancora . In quest'ultima veste ebbe
a conoscere in dettaglio tutti gli intrighi del
campo durante gli ultimi due anni del suo
internamento .
Dopo aver letto, ho
chiuso il libro. Poi l'ho riaperto . E
sull'occhietto, e sotto il titolo, ho scritto
come sottotitolo: o Difesa pro domo sua
.
Il detenuto Eugen
Kogon
A Buchenwald c'era una
Sezione per lo studio del tifo e dei virus»
. Occupava i Block 46 e 50 . Responsabile era la
SS medico-capo del campo dott . Ding-Schuller .
Ecco come
funzionava:
Nel Block 46
del campo di Buchenwald -- che del resto era
un modello di pulizia evidente e che era
molto ben sistemato -- non si praticavano
solo esperimenti su uomini, ma anche si
isolavano tutti i tifici che erano stati
contagiati nel campo per via naturale o che
erano stati portati nel campo quando
già erano contagiati . Li si guariva,
a seconda della loro resistenza a questa
terribile malattia . La direzione del Block
era stata affidata ... dal lato dei detenuti
... ad Arthur Dietzch, che aveva acquistato
delle conoscenze mediche soltanto attraverso
la pratica . (3) Dietzch era un comunista che
era in carcere per ragioni politiche da quasi
vent'anni . (4) Era un essere molto indurito
e naturalmente era una delle persone
più odiate e temute del campo di
Buchenwald . (5)
Poiché la direzione SS del campo ed i
sottufficiali avevano un timore insuperabile
del contagio e pensavano che si potesse
contrarre il tifo anche attraverso il
semplice contatto, attraverso l'aria,
attraverso il colpo di tosse di un ammalato,
ecc . , essi non entravano mai nel Block 46
... Di ciò approfittavano i detenuti,
con la connivenza del Kapo Dietzch: la
direzione illegale del campo se ne serviva,
da un lato per sbarazzarsi delle persone che
collaboravano con la SS contro i detenuti (o
che sembravano collaborare), o semplicemente
che erano impopolari, (6) dall'altro lato,
per nascondere nel Block 46 certi prigionieri
politici importanti la cui vita era
minacciata, cosa che a volte era molto
difficile e molto pericoloso per Dietzch,
dato che aveva soltanto dei verdi come
domestici e come infermieri . (p . 162) .
Nel Block 50 si preparava il vaccino contro
il tifo esantematico, con polmoni di topi e
di conigli, secondo il procedimento del prof
. Giroud (di Parigi). Questo servizio fu
creato nell'agosto 1943. I migliori
specialisti del campo, medici, batteriologi,
sierologi, chimici, furono scelti per questo
compito, ecc... (p. 163).
Ed ecco come Eugen Kogon fu assegnato al suo
posto:
Un'abile politica dei detenuti ebbe per
scopo, fin dal principio, di portare in
questo Kommando quei compagni di tutte le
nazionalità la vita dei quali era
minacciata, perché la SS provava tanto
timore rispettoso dinnanzi a questo Block,
quanto dinnanzi al Block 46 . Tanto dal
capitano SS dott . Ding-Schuller quanto dai
detenuti, e per differenti ragioni, questo
timore feticistico della SS fu coltivato (per
esempio, fissando dei cartelli sul recinto di
filo spinato che isolava il Block) .
Dei candidati alla morte, quali il fisico
olandese Van Lingen, l'architetto Harry Pieck
ed altri olandesi, il medico polacco dott.
Marian Ciepielowski (capo di produzione in
questo servizio), il professore dott.
Balachowsky, dell'Istituto Pasteur di
Parigi, l'autore di quest'opera nella sua
qualità di pubblicista austriaco, e
sette compagni ebrei, trovavano asilo in
questo Block, con l'approvazione del dott.
Ding-Schuller (p. 163) .
Bisogna ammettere che
Eugen Kogon avesse dato serie prove al nucleo
comunista» che esercitava la preponderanza
nel campo -- contro altri agglomerati verdi,
politici, perfino comunisti! -- per
ottenere di essere da esso designato a questo
posto di fiducia . E bisogna tenere
presente quel con l'approvazione del dott
. Ding-Schuller» ...
Ecco adesso ciò
che egli poteva permettersi in questo
posto:
A seguito di
istanze che ogni volta suggerivo, redigevo e
sottoponevo alla firma, essi furono protetti
contro improvvise retate, trasporti di
sterminio, ecc . (p. 163).
O anche:
Durante gli
ultimi due anni che ho passati come
segretario del medico, ho redatto, con
l'aiuto dello specialista del Block 50,
almeno una mezza dozzina di comunicazioni
mediche firmate dal dott . Schuller, sul tifo
esantematico... Menzio-nerò soltanto
di passata che ero, del pari, incaricato di
una parte della sua corrispondenza privata,
comprese lettere d'amore e di condoglianze.
Spesso egli non leggeva nemmeno più le
risposte, mi gettava le lettere dopo averle
aperte e mi diceva: Pensi lei a questo,
Kogon. Lei saprà bene cosa rispondere.
Sarà qualche vedova in cerca di
consolazione... » (p. 270) .
E poteva dichiarare:
Avevo in mano
il dott . Ding-Schuller (pag. 218),
al punto che l'essere
in cattivi rapporti col Kapo del Block 46»
non lo disturbava neppure.
Risulta da tutto
ciò che, avendo saputo attirarsi le
grazie del gruppo influente nella
Häftlingsführung, egli aveva, allo
stesso tempo, saputo attirarsi quelle di una
delle più alte autorità SS del
campo. Tutti coloro che hanno vissuto in un
campo di concentramento converranno che un
simile risultato non era per niente suscettibile
di venire ottenuto senza qualche forzatura delle
regole della morale abituale fuori dei campi .
Il metodo
Per dissipare
certi timori e mostrare che questo rapporto
(è così che egli definisce il
suo Enfer organisé) non
rischiava di trasformarsi in un atto d'accusa
contro certi detenuti che avevano occupato
una posizione dominante, l'ho letto,
all'inizio del mese di maggio 1945, appena
era stato buttato giù e quando
mancavano soltanto gli ultimi due capitoli su
un totale di dodici, a un gruppo di quindici
persone che avevano appartenuto alla
direzione clandestina (7) del campo o che
rappresentavano certi raggruppamenti politici
di detenuti . Queste persone ne approvarono
l'esattezza e l'obiettività .
Ascoltarono questa
lettura:
1) Walter Bartel,
comunista di Berlino, presidente del comitato
internazionale del campo .
2) Heinz Baumeister,
socialdemocratico, di Dortmund, che, per
anni, aveva fatto parte del Segretariato di
Buchenwald; secondo segretario del Block 50 .
3) Ernst Busse,
comunista, di Solingen, Kapo dell'infermeria
dei detenuti .
4) Boris Banilenko,
capo delle gioventù comuniste in
Ucraina, membro del comitato russo .
5) Hans Eiden,
comunista, di Treviri, primo decano del campo
.
6) Baptiste Feilen,
comunista, di Aix-la-Chapelle, Kapo della
lavanderia .
7) Franz Hackel,
indipendente di sinistra di Praga . Uno dei
nostri amici, senza funzione nel campo .
8) Stephan Heymann,
comunista, di Manheim, membro dell'ufficio di
informazioni del campo .
9) Werner Hilpert,
centrista di Lipsia, membro del comitato
internazionale del campo .
10) Otto Harn,
comunista di Vienna, membro del comitato
austriaco .
11) A . Kaltschin,
prigioniero di guerra russo, membro del
comitato russo .
12) Otto Kipp,
comunista di Dresda, Kapo supplente
dell'infermeria dei detenuti .
13) Ferdinand
Romhild, comunista di Francoforte sul Meno,
primo segretario dell'infermeria dei detenuti
.
14) Ernst Thappe,
socialdemocratico, capo del comitato tedesco
.
15) Walter Wolff,
comunista, capo dell'ufficio informazioni del
campo (p. 20 s. ) .
Da sé sola,
questa dichiarazione, in qualche modo
preliminare, basta a rendere sospetta tutta la
testimonianza:
Per dissipare
certi timori e mostrare che questo rapporto
non rischiava di trasformarsi in atto
d'accusa contro certi detenuti che avevano
occupato una posizione dominante nel
campo...
Eugen Kogon ha, dunque,
evitato di riferire tutto ciò che poteva
accusare la Häftlingsführung, facendo
parola soltanto dei capi d'accusa contro le SS:
nessuno storico accetterà mai questo. Per
contro, si ha ragione di credere che, agendo in
tal modo, egli abbia pagato un debito di
riconoscenza verso quelli che gli avevano
procurato un impiego di tutto riposo nel campo e
con i quali ha degli interessi comuni da
difendere dinnanzi all'opinione pubblica .
Per di più, le
quindici persone citate che hanno deciso della
sua esattezza e obiettività» sono
soggette a riserva . Sono tutti comunisti o
comunisteggianti (anche quelli che figuravano
sotto la definizione di socialdemocratici,
indipendenti o centristi) e se, per caso, ci
fosse un'eccezione, questa potrebbe risultare
soltanto da una persona che era in obbligo .
Infine, costoro costituiscono un quadro dei
più alti personaggi della burocrazia
concentrazionaria di Buchenwald: decani di
campi, Kapo, ecc .
Ritengo insignificanti
o fantasiosi i titoli, che essi si sono
affibbiati, di presidente o di membro del
comitato di questo o quello: se li sono
conferiti da soli e l'un l'altro al momento
della liberazione dal campo da parte degli
americani, o finanche più tardi. E non mi
soffermo sulla nozione di comitato» che
è introdotta nel dibattito e di cui ho
già fatto giustizia altrove: hanno detto
questo e sono riusciti a farlo ammettere
invocando motivi molto nobili .
A mio parere, queste
quindici persone sono state molto felici di
trovare in Eugen Kogon una penna abile che le
scarica di ogni responsabilità agli occhi
dei posteri.
La
Häftlingsführung
I suoi compiti
erano i seguenti: mantenere l'ordine nel
campo, vegliare sulla disciplina per evitare
l'intervento SS, ecc . Durante la notte --
cosa che permetteva di evitare che ci fossero
delle pattuglie delle SS nel campo -- il loro
compito era quello di accogliere i nuovi
arrivati, e questo, poco a poco, evitò
i brutali tormenti delle SS. Era un compito
difficile ed ingrato. La guardia del campo di
Buchenwald percuoteva raramente,
benché spesso vi fossero zuffe
brutali. I nuovi arrivati, che venivano da
altri campi, dapprima provavano spavento
quando erano ricevuti dagli uomini della
guardia del campo di Buchenwald, ma sapevano
sempre apprezzare, in seguito, questa
accoglienza più dolce che altrove...
Vi era sempre, si capisce, questo o quel
membro della guardia del campo che, dal suo
modo di esprimersi, poteva sembrare una SS
mancata. Ma ciò contava poco. Soltanto
lo scopo contava: MANTENERE UN NUCLEO DI
PRIGIONIERI CONTRO LA SS. Se la guardia del
campo non avesse fatto regnare una
impeccabile apparenza di ordine agli occhi
della SS, cosa ne sarebbe stato dell'intero
campo e delle migliaia di prigionieri al
momento delle operazioni punitive e, last
not least, negli ultimi giorni prima
della liberazione? (pag. 62)
Se mi riferisco
soltanto alla mia esperienza personale riguardo
all'accoglienza che fu fatta al mio convoglio in
due campi diversi, non mi è possibile
convenire che essa fosse migliore a Buchenwald
che a Dora: al contrario. Ma debbo riconoscere
che le condizioni generali di vita a Buchenwald
e a Dora non erano confrontabili: il primo era,
a paragone del secondo, un sanatorio . Dedurne
che ciò dipendeva da una differenza di
composizione, di essenza e di convinzioni
politiche o filosofiche fra le due
Häftlingsführung, sarebbe un errore:
se le si fosse invertite in blocco, il risultato
sarebbe stato lo stesso . Nell'uno e nell'altro
caso, il loro comportamento era comandato dalle
condizioni generali di esistenza, e non
già era esso a comandarle .
All'epoca di cui parla
Eugen Kogon, Buchenwald era al termine della sua
evoluzione. Tutto vi era stato finito o quasi: i
servizi erano in funzione, un ordine era stato
raggiunto . Le stesse SS, meno esposte ai
fastidi che il disordine reca con sé,
inserite in un programma regolare e quasi senza
rischio, avevano i nervi molto meno a fior di
pelle . A Dora, invece, il campo era in piena
costruzione, occorreva creare tutto e far
funzionare tutto con i mezzi limitati di un
paese in guerra . Il disordine era allo stato
naturale . Tutto vi si scontrava . Le SS erano
inaccessibili e la Häftlingsführung,
non sapendo cosa inventare per compiacerle,
andava spesso al di là dei loro desideri
. Soltanto, a Buchenwald le azioni di un Kapo o
di un decano di campo, identiche nei loro
moventi e nei loro scopi, erano meno sensibili
nella loro portata, perché in uno stato
dei luoghi sotto tutti gli aspetti migliore,
esse non davano luogo a conseguenze altrettanto
gravi per la massa dei detenuti .
Conviene aggiungere
come prova supplementare, e magari superflua,
che nell'autunno 1944 il campo di Dora era, a
sua volta, quasi a punto, e che, non avendo la
Häftlingsführung in nulla modificato
il suo comportamento, le condizioni materiali e
morali di esistenza potevano sostenere il
confronto con quelle di Buchenwald. In quel
momento sopravvenne la fine della guerra, i
bombardamenti limitarono le possibilità
di rifornimento, l'avanzata degli Alleati sui
due fronti aumentò la popolazione con
quella dei campi evacuati dell'Est e dell'Ovest,
e tutto fu rimesso in discussione .
Rimane il ragionamento
secondo il quale era importante, per mantenere
un nucleo contro la SS, di sostituirsi ad essa:
tutto il campo era naturalmente contro la SS e
io non capisco. Si potrebbe sostenere che
sarebbe stato preferibile mantenere in
vita tutti contro la SS, e non soltanto un
nucleo ai suoi ordini, non foss'altro che per
procurarle delle difficoltà supplementari
... invece, si è impiegato un mezzo che,
se ha salvato quel prezioso nucleo, ha fatto
però morire la massa . Perché,
come riconosce lo stesso Eugen Kogon, dopo David
Rousset, l'urbanità non era la sola cosa
ad intervenire nel dibattito:
In linea di
fatto i detenuti non hanno mai ricevuto le
scarse razioni che erano loro destinate in
linea di principio . Innanzi tutto, la SS
prendeva ciò che le piaceva. Poi, i
detenuti che lavoravano nel magazzino viveri
e nelle cucine si arrangiavano» per
prelevare ampiamente la loro parte. Poi, i
capicamerata ne stornavano una buona
quantità per sé e per i loro
amici. Il resto andava ai miserabili detenuti
ordinari (p. 107).
Bisogna precisare che
chiunque nel campo avesse un minimo di
autorità era perciò stesso in
condizione di prelevare»: il decano di
campo che consegnava globalmente le razioni, il
Kapo o il capo-Block che si servivano
copiosamente per primi, il caposquadra o
l'inserviente che tagliavano il pane o versavano
la zuppa nelle scodelle, il poliziotto, il
segretario, ecc. E curioso che Kogon non ne
parli .
Tutta questa gente si
ingozzava, alla lettera, con i prodotti dei
propri furti e portava a spasso per il campo dei
ceffi floridi. Nessuno scrupolo la fermava:
Per
l'infermeria dei detenuti vi era nei campi un
cibo speciale per gli ammalati che veniva
chiamato la dieta . Essa era molto ricercata
come supplemento e in maggior parte era
stornata a favore delle personalità
del campo: decani di Block, Kapo, ecc. In
ogni campo si potevano trovare dei comunisti
o dei criminali che, per anni, ricevevano, in
più di tutti i loro altri vantaggi, il
supplemento per ammalati. Era soprattutto una
faccenda di relazioni con la cucina degli
ammalati composta esclusivamente di persone
appartenenti alla categoria dei detenuti che
dominavano il campo, o di scambi di favori: i
Kapo del laboratorio di cucito, della
calzoleria, del magazzino di vestiario, del
magazzino di utensili, ecc. consegnavano, in
cambio di quel cibo, quello che veniva loro
chiesto dagli altri. Nel campo di Buchenwald,
dal 1939 al 1941, circa quarantamila uova
furono così stornate, all'interno
stesso del campo (pp. 110-111-112).
Nel frattempo gli
ammalati dell'infermeria morivano perché
privati di questo cibo speciale che la SS
destinava loro. Spiegando il meccanismo del
furto, Kogon ne fa un semplice aspetto del
sistema D», indistintamente impiegato da
tutti i detenuti che si trovavano nel circuito
alimentare . E , insieme, una inesattezza e un
atto di benevolenza nei riguardi della
Häftlingsführung .
Il lavoratore di un
Kommando qualunque non poteva rubare: il Kapo e
il Vorarbeiter, pronti a denunciarlo, lo
sorvegliavano strettamente. Tutt'al più,
poteva arrischiarsi, una volta fatta la
distribuzione delle razioni, a prendere qualcosa
a uno dei suoi compagni di sventura . Ma il Kapo
e il Vorarbeiter potevano, d'accordo tra loro,
prelevare sull'insieme delle razioni, prima
della distribuzione, e lo facevano cinicamente .
E anche impunemente, giacché era
impossibile denunciarli altrimenti che per via
gerarchica, vale a dire passando da loro stessi
. Rubavano per se stessi, per i loro amici, per
i funzionari autorevoli dai quali avevano avuto
il posto, e, nei gradi superiori della
gerarchia, per le SS di cui essi tenevano ad
assicurarsi o a conservare la protezione .
Per ciò che
riguarda la dieta degli ammalati, il Kapo
dell'infermeria -- quello che ha certificato
l'esattezza e l'obiettività della
testimonianza di Kogon -- ne prelevava una
rilevante quantità per i suoi colleghi e
per i comunisti accreditati . (8) Durante il mio
soggiorno a Buchenwald, tutte le mattine egli
fece avere del latte, circa un litro, e,
incidentalmente, qualche altra ghiottoneria, a
Erich, capo del Block 48 . Se si riporta questa
operazione alla scala del campo, si può
già misurare la quantità di latte
di cui gli ammalati dell'infermeria venivano
così privati . In confronto, le piccole
ruberie nel circuito erano insignificanti .
Così, dunque, si
trattasse del menù ordinario o della
dieta, ammalati o no, i detenuti avevano, per
morire di fame, due ragioni che si assommavano:
i prelevamenti delle SS (9) e quelli della
Häftlingsführung . Avevano anche due
ragioni di ricevere bastonature e di essere, in
generale, malmenati . In queste condizioni, vi
erano pochi detenuti che non preferissero avere
a che fare con la SS: il Kapo che rubava fuori
misura picchiava, anche, più forte per
piacere alle SS ed era raro che un semplice
rimprovero di una SS non causasse, in
più, una pioggia di colpi del Kapo .
Gli argomenti
Gli argomenti che
giustificano la pratica del salvataggio di un
nucleo, prima di tutto e ad ogni costo, non sono
più probanti dei fatti .
Cosa mai
sarebbe stato del campo tutt'intero,
soprattutto al momento della Libe razione? (p
. 273),
comincia col domandarsi
Kogon con spavento. Da quanto precede, risulta
già che il campo tutt'intero avrebbe
avuto soltanto una ragione di meno di
crepare» a quel ritmo . Non basta
aggiungere:
E così
che i primi carri americani, arrivando da
Nord Ovest, trovarono Bu-chenwald liberata
(p. 304),
e farne cadere il
merito sulla Häftlingsführung,
perché sia vero. In questo modo si
potrebbe anche dire che sono entrati in una
Francia liberata, e sarebbe ridicolo . La
verità è che le SS sono fuggite
dinnanzi all'avanzata americana e che, tentando
di portare con sé il maggior numero
possibile di detenuti, hanno lanciato la
Häftlingsführung, gummi in pugno, alla
caccia all'uomo nel campo . Grazie a ciò,
l'operazione è stata fatta in un minimo
di disordine . E se, per un caso miracoloso,
l'offensiva degli americani, fosse stata
arrestata davanti al campo, al punto che una
controffensiva tedesca vigorosamente condotta
avesse potuto decidere l'esito della guerra in
altro senso, il ragionamento offriva un
vantaggio sicuro che traspare in queste righe:
Le Direzioni
SS dei campi non erano capaci di esercitare
su delle decine di migliaia di detenuti se
non un controllo esterno e sporadico (p .
275).
In altre parole: in una
Germania vittoriosa, ciascuno dei funzionari
autorevoli [della
Häftlingsführung] del campo
avrebbe potuto invocare il suo contributo
personale al mantenimento dell'ordine, la sua
devozione, ecc. , per ottenere il proprio
rilascio .
E il testo che si
è or ora letto avrebbe potuto apparire
senza che una virgola vi fosse
cambiata.
Con una lotta
incessante, occorreva spezzare e rendere
inoperante il metodo della SS che mescolava
le diverse categorie di detenuti, alimentava
le opposizioni naturali e ne provocava di
artificiali . Le ragioni di questo erano
chiare nei rossi. Nei verdi non c'erano per
niente ragioni politiche; essi volevano poter
dare libero corso alle loro pratiche
abituali: corruzione, ricatto e ricerca di
vantaggi materiali. Ogni controllo era loro
insopportabile, in particolare un controllo
esercitato dall'interno del campo stesso (p.
278).
E molto evidente che
qualsiasi metodo della SS poteva soltanto
diventare inoperante dal momento in cui,
praticato da altri allo stesso scopo, si
applicava allo stesso oggetto nella stessa forma
. Meglio: esso era inutile . La SS non aveva
più bisogno di picchiare, dato che coloro
ai quali essa aveva delegato i suoi poteri
picchiavano meglio: né di rubare, dato
che essi rubavano meglio e che il beneficio era
lo stesso, quando non era maggiore; né di
far morire poco alla volta per far rispettare
l'ordine, dato che altri lo facevano in sua vece
e che l'ordine ne risultava anche più
impeccabile .
D'altronde, non ho mai
notato che l'intervento della burocrazia
concentrazionaria abbia cancellato le
opposizioni naturali, né che le diverse
categorie di detenuti siano state meno mescolate
di quanto avessero deciso le SS.
Si converrà che
i metodi usati non erano adatti ad ottenere
questo risultato. E lo scopo perseguito --
confessato -- non era quello: dividere per
regnare, questo principio, che vale per ogni
potere desideroso di durare, valeva tanto per la
Häftlingsführung quanto per le SS .
Nella pratica, mentre queste ultime opponevano
indistintamente la massa dei detenuti a quelli
che essi avevano scelti per governarli, la prima
faceva leva sulla coloritura politica, sulla
natura del delitto e sulla selezione di un
nucleo di una data qualità .
Quel che è
divertente -- a distanza! -- in questa tesi
è la distinzione che essa fa tra i rossi
e i verdi al potere, accusando questi ultimi di
corruzione, di ricatto e di ricerca dei vantaggi
materiali: che cosa facevano dunque i rossi che
non fosse tutto ciò? E, per il detenuto
ordinario, qual era la differenza, se gli era
impossibile misurarla ad un
risultato?
In un mondo
bizantinizzato da decenni di insegnamento
piccolo-borghese, la giustapposizione delle
proposizioni astratte assume più
importanza che non lo spietato concatenamento
dei fatti. Una morale che, per stabilire un
contrasto tra il delitto comune e il delitto
politico, ha bisogno di presupporre una
differenza di essenza tra i colpevoli, non
predispone a cogliere un'identità dei
moventi del comportamento negli uni e negli
altri, in qualsiasi circostanza . Essa spinge a
trascurare troppo l'influenza dell'ambiente e,
in un ambiente che mette quotidianamente la vita
in pericolo, le reazioni degli individui
più disinteressati e più
irreprensibili, quando vi siano trapiantati .
E ciò che
è avvenuto nei campi di concentramento:
le necessità della lotta per la vita, gli
appetiti più o meno confessabili, hanno
preso il sopravvento su tutti i principi morali
. Alla base vi era il desiderio di vivere o di
sopravvivere . Nei meno scrupolosi, esso si
è accompagnato al bisogno di rubare del
cibo, poi di associarsi per rubare meglio . I
più abili ad associarsi per nutrirsi
meglio -- i politici, giacché in quella
circostanza l'operazione richiedeva più
destrezza che forza -- sono stati i più
forti nel conquistare il potere solo
perché erano i meglio nutriti . E sono
stati i più forti anche per conservarlo
perché intellettualmente erano i
più abili . Ma nessun principio morale,
nel senso in cui lo intendiamo nel mondo non
concentrazionario, è intervenuto in
questo concatenamento di fatti altro che per la
sua assenza .
Dopo di che, si
può scrivere:
In ogni campo
i detenuti politici si sforzavano di prendere
in mano l'apparato amministrativo interno o,
occorrendo, lottarono per conservarlo .
Questo allo scopo di difendersi con tutti
i mezzi contro la SS non solo per
condurre il duro combattimento per la vita,
ma anche per favorire, nella misura del
possibile, la disgregazione e lo
schiacciamento del sistema. In più di
un campo i capi dei detenuti politici hanno
compiuto, per anni, un lavoro di questo
genere, con una perseveranza ammirevole e un
disprezzo completo della morte (p. 275)
.
Ma questa non è
una scusa la cui forma, per laudativa che sia,
non riesce a mascherare il fatto che essa
assimila tutti i detenuti politici -- anche
quelli che non hanno mai cercato di esercitare
alcuna autorità sui loro compagni di
sventura -- ai meno scrupolosi tra loro .
Né la confessione: Difendersi con
tutti i mezzi ...
Con tutti i mezzi: ecco
ciò che questo poteva
significare:
Quando la SS
demandava ai politici il compito di fare una
selezione dei detenuti inabili a vivere»
, (10) per ucciderli, e quando un rifiuto
avrebbe potuto significare la fine del potere
dei rossi e il ritorno dei verdi, allora
bisognava essere pronti ad accollarsi questa
colpa. Si aveva soltanto la scelta tra una
partecipazione attiva a questa selezione e la
probabile perdita delle responsabilità
nel campo, cosa che, dopo tutte le esperienze
già fatte, poteva avere conseguenze
ancora peggiori. Quanto più la
coscienza era sviluppata, tanto più
questa decisione era dura da prendere. Dato
che la si doveva prendere, e senza tardare,
era meglio affidarla a dei temperamenti
robusti, per impedire che tutti fossimo
trasformati in martiri (p. 327).
Ho già osservato
che non si trattava di selezionare gli inabili
a vivere, bensì gli inabili al
lavoro . La sfumatura è importante .
Se la si vuol trascurare ad ogni costo, affermo
che meglio valeva rischiare la probabile (11)
perdita delle responsabilità nel
campo» piuttosto che caricarsi la coscienza
di questa partecipazione attiva», sempre
svolta zelantemente nella pratica . I verdi
sarebbero tornati al potere? E dopo? Prima di
tutto, non avevano le doti necessarie per
conservarlo . Poi, se l'avessero conservato, non
sarebbero stati più zelanti [dei
politici], nei riguardi della massa . Non
avrebbero designato un maggior numero di inabili
e non avrebbero tenuto meno conto della
qualità, perché, in queste
selezioni, i rossi non si preoccupavano
più dei verdi del colore politico, se la
Häftlingsführung non vi veniva
interessata da qualcuno dei suoi .
E allora, se era per
caricarsi della stessa colpa agli occhi della
morale, perché togliere il potere ai
verdi o volerlo conservare contro di essi? E
possibile che, se al potere ci fossero stati i
verdi, gli inabili così selezionati, a
parte poche unità di differenza, non
sarebbero stati gli stessi. Ma nulla sarebbe
cambiato quanto al numero, che era determinato
dalla statistica generale del lavoro e a seconda
della possibilità materiale, per il
campo, di sopportare un numero più o meno
grande di non-lavoratori . Eugen Kogon stesso
forse non avrebbe avuto la possibilità di
diventare o di restare il segretario
confidenziale della SS capitano-medico dott .
Ding-Schuller, e, rigettato nella massa, a forza
di esservi picchiato e di farvi la fame, sarebbe
forse entrato anche lui nel numero degli inabili
. Verosimilmente sarebbe accaduto lo stesso
degli altri quindici che hanno dato
l'assoluzione alla sua testimonianza . Allora,
sarebbe sopravvenuta la più impensabile
delle catastrofi: sarebbe potuto accadere
soltanto che:
noi non
fossimo tutti trasformati in martiri,
ma potessimo continuare a vivere come
testimoni.
Come se, dal punto di
vista della storia, fosse importato che Kogon e
il suo gruppo fossero testimoni piuttosto che
altri -- piuttosto che Michelin di
Clermont-Ferrand, che François di Tessan,
che il dott . Seguin, che Crémieux, che
Desnos, ecc . Perché quel noi e
quel tutti si applicano, beninteso, solo
ai privilegiati della
Häftlingsführung, e non a tutti i
politici che costituivano, piaccia o non
piaccia, la maggior parte della massa . Nemmeno
per un istante è venuto in mente
all'autore che, contentandosi di mangiare meno e
di picchiare meno, la burocrazia
concentrazionaria avrebbe potuto salvare la
quasi totalità dei detenuti, che oggi non
vi sarebbero altro che vantaggi nel fatto che
anch'essi fossero testimoni .
Che un uomo così
avveduto e che, d'altra parte, ostenta una certa
cultura sia potuto giungere a conclusioni
così miserabili, di ciò bisogna
vedere la causa nel fatto che egli ha voluto
giudicare gli individui e gli avvenimenti del
mondo concentrazionario con unità di
misura che sono estranee a quest'ultimo. Noi
commettiamo lo stesso errore quando vogliamo
valutare tutto ciò che avviene in Russia
o in Cina secondo regole di morale che sono
proprie al mondo occidentale, e tanto i russi
che i cinesi ci rendono la pariglia . Qui come
là si è creato un Ordine e la sua
pratica ha originato un tipo d'uomo le cui
concezioni della vita sociale e del
comportamento individuale sono differenti,
perfino opposte .
Così pure nei
campi di concentramento: dieci anni di pratica
sono bastati per creare un Ordine in funzione
del quale tutto deve essere giudicato, e
principalmente tenendo conto del fatto che
questo Ordi-ne aveva originato un nuovo tipo
d'uomo intermedio tra il detenuto comune e il
detenuto politico. La caratteristica di questo
nuovo tipo d'uomo risulta dal fatto che il primo
ha sviato il secondo e l'ha reso all'incirca
simile a lui stesso, senza lasciar troppo
intaccare la sua coscienza, a livello della
quale il campo era adattato da coloro che lo
avevano concepito . E il campo che ha impresso
un senso alle reazioni di tutti i detenuti,
verdi o rossi, e non viceversa .
In ragione di questa
constatazione e nella misura in cui si
vorrà pur ammettere che essa non è
una costruzione dello spirito, le regole della
morale avente corso nel mondo non
concentrazionario possono essere fatte
intervenire per perdonare, in nessun caso per
giustificare.
Il comportamento
della SS
Avvicino due
affermazioni:
Detenuti che
maltrattavano i loro compagni o anche che li
colpivano fino a farli morire non erano
evidentemente mai puniti dalla SS e dovevano
essere eliminati dalla giustizia dei detenuti
(p . 98).
E:
Un mattino si
trovò un detenuto impiccato in un
Block . Si aprì un'inchiesta e ci si
accorse che l' impiccato» era morto dopo
essere stato orribilmente percosso e
calpestato e che l'inserviente, sotto la
guida del decano del Block Osterloh, (12) lo
aveva impiccato per simulare un suicidio. La
vittima aveva protestato contro un furto di
pane ad opera dell'inserviente. La direzione
del campo SS riuscì a soffocare
la faccenda e rimise l'uccisore al suo posto,
cosicché nulla cambiò (p. 50).
E esatto che la
direzione del campo SS non interveniva in genere
nelle discussioni che opponevano i detenuti gli
uni agli altri e che era vano attendere da essa
una qualsiasi decisione di giustizia . Non
poteva essere altrimenti:
Essa ignorava
ciò che accadeva effettivamente dietro
i fili spinati (p . 275) .
La
Häftlingsführung, infatti,
moltiplicava gli sforzi perché lo
ignorasse . Erigendosi a vera giustizia dei
detenuti», approfittando del fatto che
nessun appello poteva essere interposto contro
le sue decisioni per prendere quelle più
inverosimili, essa non ricorreva mai alle SS se
non per rafforzare la propria autorità
quando la sentiva indebolirsi . Per il resto,
non amava vederle intervenire, perché
temeva che esse fossero meno severe, cosa che
avrebbe messo la sua autorità in
discussione nella massa, così come temeva
il loro giudizio riguardo alla sua
idoneità a governare, il che avrebbe
posto il problema del suo rinvio nei ranghi e
della sua sostituzione . Praticamente, tutto
ciò si risolveva in un compromesso: la
Häftlingsführung evitando le
storie» con l'impedire loro di attraversare
lo schermo che essa costituiva, e la SS non
cercando di sapere, a patto che l'ordine
regnasse e che fosse ineccepibile .
Nel caso particolare
che è riportato, se il capo-Block
Osterloh fosse stato un rosso nulla sarebbe
giunto alle orecchie delle SS se non nella
versione del suicidio della vittima, cosa che
non comportava complicazioni. Ma Osterloh era un
verde e rappresentava una delle ultime
particelle del potere che la sua categoria
deteneva nel campo: i rossi l'hanno denunciato
nella speranza di eliminarlo . La SS non ha
deciso nel senso da essi desiderato .
Così voleva l'Ordine: un capo-Block,
anche colpevole, poteva essere sospettato e
punito soltanto dall'autorità superiore,
in nessun caso su denuncia o reazione della
massa . Fosse verde o rosso, così doveva
essere .
Si possono rovesciare i
termini della proposizione, trasformare
l'accusato in vittima e la vittima in uccisore:
in tal caso la Häftlingsführung
avrebbe fatto essa stessa questo ragionamento.
Senza preoccuparsi del colore di Osterloh, essa
si sarebbe considerata come diminuita o
minacciata nelle sue prerogative e avrebbe fatto
la segnalazione alla SS chiedendo un castigo
esemplare -- a meno che, cosa più
probabile, non avesse prima applicato il castigo
e soltanto poi chiesto alla SS di ratificarlo .
Nella prima eventualità, la SS
trasmetteva allo scalino superiore e aspettava
la decisione: sorvolo sui colpi provenienti da
tutte le parti che accompagnavano l'uccisore al
Bunker ... (13) Nella seconda, essa omologava
l'atteggiamento della Häftlingsführung
proprio per evitare domande di spiegazioni, di
giustificazione e noie di ogni sorta da parte di
quello scalino superiore . In entrambi i casi,
nulla che non fosse compatibile con l'Ordine, se
pure riveduto e corretto sul posto, nel senso
della facilità .
Nell'affare Osterloh,
al quale i rossi avevano imprudentemente dato il
carattere di un caso di coscienza nel quale
l'onestà batteva in breccia l'Ordine,
Berlino ebbe ad intervenire e suscitò
tante difficoltà che, per confessione del
testimone, la direzione SS di Bu-chenwald, non
poté che arrivare a soffocare la
faccenda . Così, in via generale, le
direzioni SS non amavano riferire a Berlino . Ne
temevano lungaggini, curiosità, perfino
scrupoli che potevano risolversi in grane in
capo alle quali vi era l'invio in un'altra
formazione, cosa che, in tempo di guerra, era
gravida di conseguenze . Tenendo Berlino in
un'ignoranza quasi completa, informandola
soltanto di ciò che non erano in grado di
nasconderle, esse regolavano le cose sul posto
il più possibile .
Il lettore che trovasse
questo punto di vista un po' azzardato, rilegga,
più sopra, le pagine finali del par.
sulla Häftlingsführung . In Francia,
il ministero della Giustizia e quello
dell'Educazione nazionale ignorano pressappoco
tutto ciò che avviene nelle prigioni e
nelle case dette di correzione: le regole
pratiche della disciplina si trovano
generalmente in flagrante e costante delitto di
violazione delle istruzioni ufficiali e nessuno
ne è a conoscenza salvo che in occasione
di scandali periodici . In tutti i paesi del
mondo è così: vi è un
universo» dei delinquenti che vive in
margine all'altro, in posizione di relegazione,
e nel quale lo chaouch è re . Ai
confini di questo universo» si situano i
popoli coloniali, a proposito dei quali i
ministeri delle Colonie e della Guerra, dai
quali essi dipendono, ignorano altrettanto
totalmente il comportamento dei loro funzionari,
che, pure, subissano di circolari umanitarie .
Se se ne dubita, ecco
un altro testo:
Visite di SS
avevano spesso luogo nei campi . In queste
occasioni la direzione SS seguiva un metodo
stupefacente: da una parte, nascondeva tutti
gli accessori; dall'altra, organizzava delle
vere esibizioni. Tutti i dispositivi atti a
lasciar indovinare che i detenuti venivano
torturati erano passati sotto silenzio dalle
guide e venivano nascosti. E così che
il famoso cavalletto che si trovava sul
piazzale dell'appello veniva nascosto in una
baracca di abitazione fino alla partenza dei
visitatori. Una volta, pare, ci si
dimenticò di prendere questa misura di
prudenza: avendo un visitatore domandato che
cosa fosse quello strumento, uno dei capi del
campo rispose che era un modello di
falegnameria che serviva per fabbricare delle
forme speciali. Le forche e i pioli ai quali
si impiccavano i detenuti venivano del pari
riposti ogni volta. I visitatori erano
condotti in gestioni modello»:
infermeria, cinema, cucina, biblioteca,
magazzini, lavanderia e sezione di
agricoltura. Se entravano davvero in un Block
di abitazione, era il Block dove abitavano in
distaccamento» parrucchieri e domestici
delle SS e qualche detenuto privilegiato, e,
per questa ragione, questi Block non erano
mai sovraffollati ed erano sempre puliti.
Nell'orto, come pure nel laboratorio di
scultura, i visitatori SS ricevevano dei
regali come ricordo (p. 258) .
Questo per Buchenwald .
Se si vuole sapere chi erano questi visitatori,
ecco:
Vi erano
visite collettive e visite particolari .
Queste ultime erano particolarmente frequenti
in periodo di vacanze, quando gli ufficiali
SS mostravano il campo ai loro amici o
parenti. Costoro erano per lo più
anch'essi degli appartenenti alle SS o dei
capi della SA, a volte anche ufficiali della
Wehrmacht o della polizia. Le visite
collettive erano di diversi tipi. Si vedevano
spesso arrivare dei gruppi pari grado di
poliziotti o di gendarmi di un centro vicino
o di aspiranti SS. Dopo l'inizio della guerra
non erano rare le visite di ufficiali
dell'esercito, in specie di
ufficiali-aviatori. Ogni tanto si vedevano
anche dei civili. Una volta si videro
arrivare a Buchenwald delle delegazioni di
giovani dei paesi fascisti che si erano
recate a Weimar per qualche congresso
culturale». Anche gruppi di giovani
hitleriani venivano nel campo. Visitatori
importanti come il Gauleiter Sauchel, il
prefetto di polizia Henniche, di Weimar, il
principe Waldeck Pyrmont, il conte Ciano,
ministro degli Esteri d'Italia, dei
comandanti di circoscrizione militare, il
dott. Conti e altri visitatori di questo
rango, restavano il più delle volte
fino all'appello della sera (p. 257) .
Così, dunque, si
nascondevano accuratamente le tracce o le prove
delle sevizie, non solo alla massa dei
visitatori stranieri o altri, ma anche alle
più alte personalità delle SS e
del III Reich. Immagino che, se queste
personalità si fossero presentate a
Dachau e a Birkenau, sarebbero state fornite
loro sulle camere a gas (14) spiegazioni tanto
pertinenti quanto sul cavalletto» di
Buchenwald . E faccio questa domanda: come si
può affermare, dopo ciò, che tutti
gli orrori di cui i campi sono stati teatro
facessero parte di un piano concertato in alte
sfere»? ...
Nella misura in cui,
nonostante tutto ciò che le veniva
nascosto, Berlino scopriva qualcosa di insolito
nell'amministrazione dei campi, richiami
all'ordine venivano indirizzati alle direzioni
SS.
Uno di questi, emanato
dal capo della Sezione D, stabiliva in data 4
aprile 1942:
Il capo
Reichsführer SS e capo della polizia
tedesca ha ordinato che, in occasione dei
suoi ordini di bastonatura (sia per gli
uomini sia per le donne in detenzione
preventiva), conviene, nel caso in cui
all'ordine sia aggiunta la parola
aggravata», applicare la pena sul
posteriore messo a nudo . In tutti gli altri
casi ci si atterrà ai metodi in uso
fino ad ora, conformemente alle istruzioni
anteriori del Reichsführer SS .
Eugen Kogon, che cita
questa circolare, aggiunge:
Come norma,
prima di applicare la bastonatura, la
direzione del campo doveva domandare
l'approvazione di Berlino e il medico del
campo doveva certificare al S . S. W. V. H.
che il detenuto era in buona salute. Ma fu
d'uso per molto tempo in tutti i campi, e in
gran numero di essi fino alla fine, di
cominciare col mandare il detenuto al
cavalletto» e infliggergli tanti colpi
quanti parevano opportuni. Poi, dopo aver
ricevuto l'approvazione di Berlino, si
ricominciava, ma questa volta ufficialmente
(p. 99) .
Superfluo dire che la
bastonatura era quasi sempre applicata sul
posteriore messo a nudo e che era per lottare
contro questo abuso, e non per aggravare la
pena, che la circolare in questione fu mandata
in tutti i campi.
Ci si potrà,
certo, meravigliare e trovare barbaro che la
bastonatura abbia fatto parte dei castighi
previsti. Ma questa è un'altra storia: in
un paese come la Germania, dove, fino alla fine
della guerra 1914-18, questo era previsto per
tutti come il castigo più mite, col nome
di Schlage», non è poi tanto
sorprendente che sia stato mantenuto dal
nazionalsocialismo per i delinquenti maggiori,
specialmente se si tiene presente che la
Repubblica di Weimar non se ne è
maggiormente preoccupata . E più
sorprendente che in un paese come la Francia,
dove montagne di circolari hanno confermato la
soppressione della bastonatura da un secolo,
milioni di negri continuino ad esservi esposti e
la subiscano effettivamente, con il posteriore
messo a nudo», poiché hanno in
più la sfortuna di vivere in regioni
della terra dove avrebbero bisogno di vestirsi
solo per questa ragione .
Un'altra circolare
datata 28 dicembre 1942, emanata dall'Ufficio
centrale SS di gestione economica (registrata
nel libro dei plichi segreti con il n. 66/42
Riferimenti D/III/14h/82 . 42 . Lg/Wy e recante
la firma del generale Kludre, della SS e della
Waffen SS), dice:
... I medici
del campo debbono sorvegliare più di
quanto hanno fatto fino ad ora il cibo dei
detenuti e, d'accordo con le amministrazioni,
debbono sottoporre al comandante del campo le
loro proposte di miglioramento . Queste non
debbono tuttavia restare sulla carta, ma
essere regolarmente controllate dai medici
dei campi ... Occorre che la cifra della
mortalità sia notevolmente diminuita
in ogni campo, perché il numero dei
detenuti deve essere ricondotto al livello
che il Reichsführer SS esige . I primi
medici del campo debbono mettere tutto in
opera per arrivare a ciò. Il miglior
medico in un campo di concentramento non
è quello che crede utile farsi notare
per una durezza fuori posto, ma quello che
mantiene al più alto grado possibile
la capacità di lavoro in ogni
cantiere, sorvegliando la salute degli operai
e procedendo a cambiamenti (pp. 111 e 141,
citato in due volte).
Ci sono forse altri
documenti che verrebbero in appoggio alla tesi
che sostengo: dormono ancora negli archivi
tedeschi o, se sono già venuti alla luce,
coloro che hanno avuto la possibilità di
consultarli non li hanno ancora resi pubblici.
Il metodo che viene impiegato per effettuare
questo lavoro è sorprendente . Esempio:
sotto il titolo Le Pitre ne rit pas,
David Rousset ha pubblicato una raccolta di
documenti relativi alle atrocità tedesche
in tutti i settori; egli tace sulla seconda
delle due circolari citate, perché essa
distrugge in gran parte la sua argomentazione;
e, se cita la prima, ne snatura completamente il
senso . (15) A questo riguardo, se vi è
ragione di diffidare delle spiegazioni e
interpretazioni di Eugen Kogon, bisogna
felicitarsi del fatto che sia stato abbastanza
obiettivo -- foss'anche a propria insaputa -- da
sollevare il velo .
Il personale
sanitario
Nei primi
anni, il personale sanitario non aveva
nessuna competenza . Ma a poco a poco
acquistò una grande esperienza
pratica. Il primo Kapo dell'infermeria di
Buchenwald era, di mestiere, un tipografo; il
suo successore, Walter Kramer, era una
personalità forte e coraggiosa, gran
lavoratore e con il senso
dell'organizzazione. Con il tempo divenne un
notevole specialista per le ferite e le
operazioni. Per la sua posizione il Kapo
dell'infermeria esercitava in tutti i campi
una notevole influenza sulle condizioni
generali di esistenza. Perciò i
detenuti (16) non spinsero mai uno
specialista a questo posto, quantunque
ciò sarebbe stato possibile in
numerosi campi, bensì una persona che
fosse completamente devota allo strato
regnante nel campo. Quando, per esempio, nel
novembre 1941, il Kapo Kramer e il suo
più stretto collaboratore Peix furono
fucilati dalla SS, la direzione
dell'infermeria non passò ad un
medico, ma, al contrario, fu affidata all'ex
deputato comunista al Reichstag Ernst Busse,
il quale, col suo aggiunto Otto Kipp, di
Dresda, si attaccò al lato puramente
amministrativo (17) di questo servizio la cui
attività non cessava di crescere, e
partecipò grandemente alla
stabilizzazione crescente delle condizioni di
esistenza. Uno specialista, messo a capo di
questo servizio, avrebbe senza dubbio alcuno
portato il campo ad una catastrofe,
perché non sarebbe mai stato capace di
dominare tutti gli intrighi complicati e di
assai lunga portata il cui esito era spesso
mortale (p. 135).
Si freme al pensiero
che un ragionamento simile sia potuto essere
fatto senza batter ciglio dal suo autore, e
diffuso nel pubblico senza sollevare degli
irresistibili moti di proteste indignate. Per
afferrarne bene tutto l'orrore, occorre sapere
che alla sua volta il Kapo sceglieva i suoi
collaboratori in funzione di imperativi che non
avevano, neanche essi, nulla in comune con la
competenza . E rendersi conto che questi
sedicienti capi dei detenuti», esponendo
migliaia di disgraziati alla malattia,
percuotendoli e rubando loro il cibo, li
facevano curare, in fine circuito, senza che la
SS ve li costringesse, da persone che erano
assolutamente incompetenti .
Il dramma cominciava
alla porta dell'infermeria:
Quando
l'ammalato ci era finalmente arrivato, doveva
prima fare la fila fuori con qualsiasi tempo
e con le scarpe pulite . Poiché non
era possibile esaminare tutti gli ammalati, e
dato che tra di essi vi erano sempre dei
detenuti i quali avevano soltanto il
desiderio comprensibile in sé di
sfuggire al lavoro, un robusto
portiere detenuto procedeva alla prima
selezione radicale degli ammalati (p. 130).
Il Kapo, scelto
perché era comunista, sceglieva un
portiere, non perché fosse capace di
discernere gli ammalati dagli altri o, tra gli
ammalati, quelli che lo erano di più da
quelli che lo erano di meno, ma perché
era robusto e poteva somministrare delle solenni
randellate . Non occorre dire che aveva cura di
mantenerlo in forma con zuppe supplementari . Le
ragioni che regolavano la scelta degli
infermieri, se non erano della stessa natura,
erano di altrettanto nobile ispirazione . Se sul
tardi vi furono dei medici nelle infermerie dei
campi, fu perché le SS lo imposero . Fu
pure necessario che venissero loro stesse a
separarli dalla massa, all'arrivo dei convogli .
Sorvolo sulle umiliazioni, perfino sulle misure
di ritorsione, delle quali i medici furono
vittime ogni volta che opposero gli imperativi
della coscienza professionale alle
necessità della politica e dell'intrigo .
Eugen Kogon vede dei
vantaggi in questo procedimento: il Kapo Kramer
era diventato un notevole specialista per le
ferite e le operazioni», e
aggiunge:
Un mio buon
amico, Willi Jellineck, era pasticcere a
Vienna ... A Buchenwald era becchino, vale a
dire uno zero nella gerarchia del campo.
Nella sua qualità di ebreo, giovane,
di alta statura e di una forza fuori dal
comune, aveva poche probabilità di
sopravvivere al tempo di Koch. Eppure, che
cosa è diventato? Il nostro migliore
esperto di tubercolosi, un notevole pratico
che ha portato aiuto a molti compagni e, in
più, un batteriologo del Block 50...
(p. 324) .
Voglio... fare
astrazione dall'utilizzazione e dalla sorte dei
medici di mestiere che la
Häftlingsführung giudicò,
individualmente e collettivamente, meno
interessanti dei signori Kramer e Jellineck .
Voglio anche fare astrazione dal numero dei
morti che hanno pagato la notevole performance
data da questi ultimi . Ma, se si ammette che
queste considerazioni sono trascurabili, non vi
è più ragione di non estendere
questa esperienza al mondo non concentrazionario
e di non generalizzarla . Si può, in
tutta tranquillità, emanare subito due
decreti: il primo sopprimerebbe tutte le
facoltà di medicina e le rimpiazzerebbe
con centri di apprendistato dei mestieri di
pasticcere e di tornitore di metalli; il secondo
manderebbe nelle imprese di lavori pubblici
tutti i medici che ingombrano gli ospedali o che
hanno uno studio per sostituirli con dei
pasticcieri o dei tornitori di metallo comunisti
o comunisteggianti .
Non dubito che questi
ultimi se la caverebbero onorevolmente: invece
di far loro torto delle morti di tutte le specie
che essi provocherebbero, si metterebbe a loro
credito la destrezza con la quale trionferebbero
in tutti gli intrighi della vita politica. E un
modo di vedere .
Abnegazione
Fin dal
principio i detenuti appartenenti al
personale dei servizi odontoiatrici hanno
cercato di aiutare il più possibile i
loro compagni. In tutti i centri
odontoiatrici essi lavoravano
clandestinamente incorrendo in gravi rischi e
in una maniera che si fa fatica ad
immaginare. Si fabbricarono dentiere,
protesi, ponti, per i detenuti ai quali le SS
avevano spezzato i denti o che li avevano
perduti a causa delle condizioni generali di
vita (p. 131).
E esatto . Ma i
compagni» aiutati erano sempre gli stessi:
un Kapo, un capo-Block, un decano di campo, un
segretario, ecc . Quelli della massa che avevano
perduto i denti per le suddette ragioni sono
morti senza averne recuperati di artificiali o
hanno dovuto aspettare la liberazione per essere
curati .
La clandestinità
di questo lavoro era, del resto, molto
particolare e comportava l'accordo preliminare
della SS.
Nel corso
dell'inverno 1939-40 si arrivò a
creare una sala operatoria clandestina,
grazie alla stretta collaborazione di una
serie di Kommando e all'accordo tacito della
SS dott . Blies... (p. 132) .
Si misureranno la sua
portata e le sue conseguenze se si tiene conto
del fatto che le installazioni odontoiatriche e
chirurgiche erano previste per tutti i detenuti
di tutti i campi di concentramento. E che,
grazie alla complicità di certe SS ben
piazzate, queste installazioni hanno potuto
essere stornate dal loro scopo a profitto della
sola Häftlingsfüh-rung . La mia
opinione è che, se coloro che procedevano
a questo storno incorrevano in gravi
rischi», non vi è in ciò
altro che qualcosa di giustissimo ... visto dal
basso .
Eugen Kogon sente da
solo la fragilità di questo
ragionamento:
L'ultimo anno,
l'amministrazione interna di Buchenwald era
così solidamente organizzata che la SS
non aveva più il diritto di
intromettersi in certe questioni interne
molto importanti . Stanca, la SS era adesso
abituata a lasciar andare le cose» e,
nell'insieme, lasciava fare ai politici.
Certo, era sempre lo strato dirigente che si
identificava più o meno (18)
con le forze antifasciste attive a trarre
profitto di più da questo stato di
cose: la massa dei detenuti beneficiava
soltanto occasionalmente, e indirettamente,
di vantaggi generali, il più spesso,
nel senso che non c'era più da temere
l'intervento della SS quando la direzione dei
detenuti aveva preso, con la propria
autorità, delle misure nell'interesse
di tutti (p. 284) .
Si può
evidentemente tradurre che se, nell'insieme, la
SS lasciava fare ai politici e lasciava andare
le cose», gli è perché era
stanca» o abituata»: anche questo
è un modo di vedere... Non perciò
resto meno persuaso che è perché i
politici le avevano dato numerose e sensibili
prove della loro dedizione al mantenimento
dell'ordine, dal che essa aveva dedotto di
potersi fidare di loro in molte cose .
In quanto alle misure
prese nell'interesse di tutti», esse forse
evitavano l'intervento della SS, ma è
precisamente in questo singolare vantaggio»
che risiedevano le cause di tutte le catastrofi
che si abbattevano sulla massa: è meglio
avere a che fare con Dio che con i suoi santi .
Inoltre, se il potere si consolida nella misura
in cui riesce a dividere le possibili
opposizioni, esso, viceversa, si indebolisce per
i dissensi tra coloro che lo esercitano: sotto
questo aspetto, una SS che avesse praticato un
controllo costante e meticoloso su tutto
ciò che accadeva nel campo avrebbe
sostituito la diffidenza allo spirito di
connivenza in tutti i rapporti che essa avrebbe
intrattenuto con la Häftlingsführung .
Era però di questo che non voleva sapere,
ed è facile capire perché . Ma
neppure l'altra ne voleva sapere di più:
essa aveva deliberatamente varcato il Rubicone
e, ad una situazione che l'avesse assimilata
alla massa dei concentrazionari, essa preferiva,
qualunque ne fosse il prezzo pagato dalla
collettività, la possibilità di
praticare un'adulazione i cui piccoli benefici,
aggiungendosi gli uni agli altri, le salvavano
la vita .
Cinema, sport
Una o due
volte la settimana, con, a volte,
interruzioni abbastanza lunghe, il cinema
offriva dei film divertenti e dei documentari
. Date le spaventose condizioni di esistenza
che regnavano nei campi, più di un
internato non arrivava a decidersi ad andare
al cinema (p . 128) .
Cosa strana, vi era nei
campi qualcosa che rassomigliava a dello sport .
Eppure, le condizioni di vita non vi si
prestavano particolarmente. Ma vi erano,
nondimeno, dei giovani che credevano ancora di
avere delle forze da spendere e riuscirono ad
ottenere dalla SS l'autorizzazione di giuocare a
football. E i deboli che potevano appena appena
camminare, quegli uomini scarni, esausti, mezzo
morti sulle loro gambe tremanti, gli affamati,
assistevano con piacere a questo spettacolo!...
(p. 124 s. ).
Questi deboli, questi
affamati, questi mezzo morti di cui Eugen Kogon
si rende conto che assistevano con piacere
benché in piedi a una partita di
football, sono gli stessi dei quali egli pensa
che, date le condizioni di esistenza veramente
orribili, non avevano il cuore di andare a
cinema, dove si stava seduti .
La realtà
è che non andavano al cinema
perché, ogni volta che c'era un fim,
tutti i posti erano riservati a quelli della
Häftlingsführung. Per il football, era
diverso: i terreno era all'aperto, esposto alla
vista di tutti, e il campo era grande . Tutti
potevano assistervi . Purché qualche Kapo
non pensasse di fare irruzione nella folla degli
spettatori e, manganello in pugno, non
respingesse tutti quei disgraziati verso il
Block, con il pretesto che avrebbero fatto
meglio ad approfittare del pomeriggio della
domenica per riposarsi!
Quanto ai giovani che
credevano ancora di avere forze da
spendere» e che costituivano le squadre di
football, si trattava di gente della
Häftlingsführung o di loro protetti:
si rimpinzavano del cibo rubato a quelli che li
guardavano, non lavoravano ed erano in piena
forma.
La casa di
tolleranza
La casa di
tolleranza era conosciuta con il pudico
appellativo di Sonderbau ... (19) Per
coloro che non avevano relazioni altolocate,
il tempo di perma nenza era fis sato in 20
minuti... Da parte della SS lo scopo di
questa impresa era di corrompere i
politici... La direzione illegale del campo
aveva dato la consegna di non andarci.
Nell'insieme, i politici hanno rispettato la
consegna, sicché l'intenzione della SS
fu sventata (p. 170 s. ) .
Al pari del cinema, la
casa di tolleranza era accessibile soltanto a
quelli della Häftlingsführung, i soli,
del resto, che fossero in condizione di trovarvi
qualche utilità. Nessuno se n'è
mai lamentato e tutte le discussioni che si
potrebbero intavolare a proposito di questa
realizzazione non hanno alcun interesse . Voglio
però osservare che
Dei detenuti
senza moralità, e tra essi un numero
abbastanza grande di politici, hanno
stabilito orribili relazioni dopo l'arrivo
dei fanciulli (p . 236).
La mia opinione
è che i politici in questione avrebbero
fatto meglio ad andare alla casa di tolleranza,
dato che se ne offriva loro la
possibilità. Il ragionamento che consiste
nel lodarli per aver declinato l'offerta sotto
pretesto di non lasciarsi corrompere (!) diventa
una mostruosa impostura a partire da momento in
cui esso comporta la corruzione dei fanciulli .
Aggiungo che è appunto per togliere
qualsiasi scusa o giustificazione a questa
corruzione dei fanciulli che la SS aveva
previsto la casa di tolleranza in tutti i campi
...
Spioneria
Le direzioni
SS mettevano dele spie nei campi per essere
informate degli avvenimenti interni ... La SS
otteneva risultati soltanto con spie scelte
nel campo stesso: comuni, asociali e a volte
anche politici ... (p . 276) .
Era molto raro che la Gestapo scegliesse nei
campi dei detenuti per farne delle spie e dei
confidenti ... La Gestapo ha probabilmente
fatto delle così cattive esperienze
con tentativi di questo genere che per
fortuna non ha usato questo mezzo se non in
casi molto rari (p. 255).
Appare abbastanza
sorprendente che un procedimento che dava dei
risultati quando era usato dalla SS abbia fatto
fallimento al servizio della Gestapo. In linea
di fatto, è nondimeno esatto che la
Gestapo vi ricorse soltanto in via eccezionale:
essa non ne aveva bisogno . Ogni
concentrazionario che deteneva una particella di
potere o un impiego di favore era più o
meno un confidente che informava la SS
direttamente o per interposta persona: quando la
Gestapo voleva un'informazione, era sufficiente
che la chiedesse alla SS ...
Esaminati con la lente,
i campi erano stretti nelle maglie di una vasta
rete di spie. Nella massa vi erano i piccoli
trafficanti di mestiere, ed erano loro che
informavano quelli della
Häftlingsführung per servilità
congenita, per una a zuppa, un pezzo di pane, un
bastoncino di margarina, ecc . , o anche per
incoscienza . I loro misfatti, per grandi che
fossero, non sono ancora entrati nella storia,
per mancanza di storici . Al di sopra di essi vi
era tutta la Häftlingsführung che
tradiva la massa alla SS quando ve n'era bisogno
. Infine, la Häftlingsführung era
composta di persone che si facevano la spia
vicendevolmente .
In queste condizioni,
la delazione assumeva spesso aspetti
singolari:
Wolf (ex
ufficiale SS omosessuale, decano di campo nel
1942) si mise a denunciare per conto dei suoi
amici polacchi (egli era l'amante di un
polacco) altri compagni . In un caso fu
perfino tanto insensato da proferire minacce.
Sapeva che un comunista tedesco di Magdeburgo
doveva essere liberato. Quando gli disse che
avrebbe impedito la sua liberazione
segnalandolo per attività politica nel
campo, gli fu risposto che la SS sarebbe
stata informata delle sue pratiche di
pederasta. La lite si invelenì a
tal punto che la direzione illegale del campo
anticipò l'azione dei fascisti
polacchi denunciandoli alla SS (p. 280).
In atri termini, la
denuncia, che era un'ignominia quando era
praticata dai verdi, diventava una virtù,
anche a titolo preventivo, quando era praticata
dai rossi. Felici rossi, che possono cavarsela
incollando l'etichetta Fascista»
sulla fronte delle loro vittime!
Ecco di
meglio:
A Buchenwald,
nel 1941, il caso più famoso e
più sinistro di denunce volontarie
(20) è stato quello dell'emigrato
russo bianco Grigorj Kushnir-Kushnarev, che
pretendeva di essere un ex generale zarista e
che, per mesi, ebbe la fiducia di numerosi
ambienti, e che, poi, si mise a consegnare al
coltello delle SS ogni sorta di compagni,
specie prigionieri russi. Questo agente della
Gestapo, responsabile della morte di
centinaia di detenuti, osava anche
denunciare, nel modo più infame, (21)
tutti coloro con i quali era entrato in
conflitto, anche per ragioni futili... Per
molto tempo non fu possibile sorprenderlo da
solo per eliminarlo perché le SS
vegliavano in maniera particolare su di lui.
Infine esse fecero di lui il direttore, di
fatto, del segretariato dei detenuti. Una
volta a questo posto, egli non si
contentò di provocare la caduta di
tutti coloro che non gli piacevano, ma
ostacolò l'utilizzazione in favore dei
detenuti dei servizi della loro
organizzazione autonoma. Alla fine, nei primi
giorni del 1942, si sentì malato e fu
abbastanza stupido da recarsi all'infermeria.
Così si consegnò ai suoi
avversari. Con l'autorizzazione dell'SS dott.
Hoven, che era stato a lungo impegnato in
questo affare ed era al fianco dei politici,
fu dichiarato subito che Kushnir era
contagioso, lo si isolò e qualche ora
più tardi lo si uccise con
un'iniezione di veleno (p. 276) .
Il nominato Grigorj
Kushnir-Kushnaver era probabilmente colpevole di
tutto ciò di cui lo si accusa, ma tutti
coloro che hanno salito i gradi della gerarchia
concentrazionaria e occupato lo stesso posto,
prima o dopo di lui, si sono comportati nello
stesso modo e hanno la coscienza carica degli
stessi crimini . Costui non aveva l'approvazione
di Eugen Kogon ... Checché ne sia,
è difficile ammettere che la SS abbia
preso gratuitamente una parte tanto
attiva alla sua eliminazione, nella persona
dell'SS dott . Hoven .
Eugen Kogon
aggiunge:
Ricordo ancora
il sospiro di sollievo che passò
attraverso i campo quando, con la
rapidità del fumine, si diffuse la
notizia che Kushnir era morto all'infermeria.
Il clan del quale
faceva parte il testimone mandò senza
dubbio un sospiro di sollievo, e ciò si
comprende, dato che questa morte significava il
suo avvento al potere. Ma il sospiro fu soltanto
di soddisfazione nel resto del campo, dove la
morte per esecuzione di un qualsiasi membro
della Häftlingsführung era sempre
accolta con qualche speranza di veder finalmente
migliorare la sorte comune . Dopo un po' di
tempo ci si accorgeva che nulla era cambiato e,
fino all'esecuzione successiva, era indifferente
a tutti di essere sacrificati sull'altare della
verità o su quello della menzogna,
confusi nell'orrore .
Trasporti
Si sa che, nei
campi, l'ufficio della statistica del lavoro,
composto di detenuti, regolava
l'utilizzazione della manodopera sotto il
controllo e le istruzioni del capo della
manodopera e del servizio del lavoro . Con
gli anni, la SS fu sopraffatta dale enormi
richieste. A Buchenwald, il capitano SS
Schwartz provò una sola volta a
formare lui stesso un trasporto di mille
detenuti. Dopo aver fatto rimanere quasi
tutto il campo per una mezza giornata sul
piazzale dell'appello per passare in rivista
gli uomini, riuscì a radunarne 600. Ma
quelli che erano stati esaminati, e che
avevano dovuto uscire dalla fila, se la
filarono via in altre direzioni e Schwartz
rimase a mani vuote... (p. 286).
A mio parere, non vi
era alcun inconveniente a che l'esperienza
Schwartz si ripetesse ogni volta che si trattava
di organizzare un trasporto verso qualche luogo
di lavoro: se le SS non vi fossero mai riuscite,
meglio sarebbe stato. Ma:
Da quel
momento, il capo della manodopera
lasciò ai detenuti della statistica
del lavoro tutti i problemi della
ripartizione del lavoro ( ibid. ).
E dopo essere stati
selezionati sul piazzale dell'appello, non fu
più possibile filarsela via in altre
direzioni» come con Schwartz: gummi in
pugno, tutti i Kapo, tutti i capo-Block, tutti i
Lagerschutz, ecc. innalzavano una barriera
minacciosa contro ogni tentativo di fuga . In
confronto a loro la SS Schwartz sembrava un
bonaccione . Erano comunisti, antifascisti,
antihitleriani, ecc . , ma non potevano
tollerare che qualcuno turbasse l'ordine
hitleriano delle operazioni o tentasse di
diminuire lo sforzo di guerra del III Reich
cercando di sottrarvisi . In compenso, avevano
il diritto di designare i detenuti che avrebbero
fatto parte dei trasporti e ne compilavano le
liste con uno zelo che era al di sopra di ogni
elogio: vedi sopra .
Quadro
Una
possibilità risultante dal potere
ottenuto con la corruzione» era
l'arricchimento di uno o più uomini a
spese degli altri . La cosa prese alle volte
proporzioni vergognose nei campi, perfino in
quelli in cui i politici erano al potere.
Più di uno che approfittava della sua
posizione ha condotto una vita da principe,
mentre i suoi compagni morivano a centinaia.
Quando le casse di viveri destinate al campo,
contenenti grasso, salsicce, conserve, farina
e zucchero, venivano fatte passare
fraudolentemente fuori del campo da SS
complici, per essere mandate alle famiglie
dei detenuti in parola, non si può
certo dire che ciò fosse giustificato.
Ma la cosa più esasperante era, in un
periodo in cui le SS territoriali non
portavano già più gli alti
stivali, ma semplici calzature dell'esercito,
vedere dei membri del sottile strato dei
caid» passeggiare orgogliosamente con
abiti alla moda e fatti su misura, come
zerbinotti, e alcuni perfino tenendo un
cagnolino al guinzaglio! Questo, in un caos
di miseria, di sudiciume, di malattie, di
carestia e di morte! In questo caso l'istinto
di conservazione» superava ogni limite
ragionevole e sboccava in un fariseismo certo
ridicolo, ma duro come la pietra e che si
adattava molto male agli ideali sociali e
politici allo stesso tempo proclamati da
queste persone (p. 287) .
Era così in
tutti i campi . A parte l'indulgenza e certe
reticenze, non si potrebbe esporre meglio,
né con meno parole, la ragione
dell'orrore: l'istinto di conservazione . E
tutti i suoi mezzi: la corruzione .
Se si può
fermare qui il commento di questo quadro, se ne
può anche prendere occasione per
precisare che l'istinto di conservazione, tema
molto antico, è ben altro, e tutt'altra
cosa da ciò che insegna una morale
puerile. Dal fiero Guitton che, nella Rochelle
assediata da Richelieu, si faceva salassare per
nutrire suo figlio con il suo sangue cotto, a
Saturno che divorava i suoi figli alla loro
nascita per sfuggire alla morte di cui il Titano
lo minacciava, esso è suscettibile delle
reazioni umane più varie . In una
società che assicura fin da principio la
vita a tutti gli individui, si può
credere che sia più grande il numero dei
Guitton che non quello dei Saturni: il
comportamento individuale non permette in nulla,
se non per eccezione, di affermare il contrario
. Ma quel comportamento non è se non una
vernice che un nulla scalfisce e basta grattarla
un po': basta che le condizioni sociali cambino
brutalmente, e la natura umana appare con tutto
il valore che essa annette alla vita .
Attraverso la voce di
tutti i bambini di Francia, il buonsenso
popolare proclama ai quattro venti che Il
était un petit navire ... (22)
e si consola nella misura in cui crede di
diminuire l'orrore della situazione affermando
che, per sapere chi sarebbe stato mangiato,
On tira-z -à la courte
paille, invece che lasciare la decisione a
una congiura o prenderla "democraticamente" in
assemblea generale . Ma non perciò il
buonsenso restò meno indignato quando
apprese che all'esperienza il piccolo naviglio
era diventato l'aeroplano caduto tra i ghiacci
polari del generale italiano Nobile e che questi
aveva potuto essere accusato di essere
sopravvissuto fino all'arrivo della spedizione
di soccorso che trovò il relitto solo
perché aveva mangiato uno o più
dei suoi compagni . (23) Se il buonsenso
popolare non reagisce violentemente contro i
racconti dei campi di concentramento, è
perché da essi non risulta che la
burocrazia concentrazionaria, utilizzando tutti
i mezzi della corruzione, tenendo per sé
tutte le courtes pailles e facendo
procedere le SS alla loro estrazione, ha
mangiato la massa dei detenuti .
Prima di questa guerra
ho conosciuto io stesso molte persone che
preferivano morire in piedi piuttosto che vivere
in ginocchio» . Senza dubbio erano sincere,
ma, nei campi, hanno vissuto pancia a terra, e
alcune di loro hanno commesso i peggiori
misfatti . Tornate alla vita civile e alla vita
tout court, inconsapevoli della disfatta
che hanno subito, dell'esempio che esse stesse
hanno dato, sono sempre altrettanto intrasigenti
sul principio, fanno sempre gli stessi discorsi
e ... sono pronte a ricominciare a fare con il
bolscevico quello che hanno fatto con il nazista
.
In realtà, si
sente molto bene che, all'infuori dell'istinto
di conservazione che ha giocato a tutti i
livelli, nel semplice detenuto di fronte al
burocrate tanto quanto nel burocrate di fronte
alla SS, così come nella SS di fronte ai
suoi superiori, non esiste spiegazione valida
per gli avvenimenti del mondo concentrazionario.
Lo si sente molto bene, ma non lo si vuole
ammettere . Allora, si ricorre alla psicanalisi:
i medici di Molière già parlavano
ai loro ammalati in un latino che essi stessi
non conoscevano meglio di quanto conoscessero il
loro mestiere e già avevano l'assenso
rassegnato dell'opinione pubblica .
Apprezzamenti
Gli
avvenimenti nei campi di concentramento sono
pieni di singolarità psicologiche,
tanto dalla parte della SS quanto da quella
dei detenuti . In generale, le reazioni dei
prigionieri appaiono più comprensibili
di quelle dei loro oppressori. Infatti le
prime restavano nel dominio dell'umano,
mentre le altre erano segnate dall'inumano
(p. 305) .
A mio avviso, sarebbe
più giusto dire che le reazioni degli uni
e degli altri erano tutte nel dominio
dell'umano, nel senso biologico della parola, e
che, per ciò che concerne più
particolarmente la Häftlingsführung e
la SS, esse erano tutte segnate dall'inumano,
nel senso morale.
Più oltre Eugen
Kogon precisa:
Quelli che si
sono trasformati meno nei campi sono gli
asociali e i criminali di professione . La
ragione di ciò deve essere ricercata
nel parallelismo tra la loro struttura
psichica e sociale e quella della SS (p. 320)
.
Forse. Ma bisogna anche
convenire che l'ambiente concentrazionario, se
non era di natura tale da far nascere la
mentalità di un politico in un asociale o
in un criminale di professione, forniva, per
contro, molteplici ragioni ad un politico per
trasformarsi in mascalzone . Questo fenomeno non
è peculiare del campo di concentramento:
è di osservazione costante in tutte le
case di rieducazione e in tutte le prigioni,
dove si perverte con il pretesto di rigenerare .
La teoria delle
rimozioni del prof . Freud spiega molto
bene tutto questo, e sarebbe puerile insistere .
Quella del valore dell'esempio non vi
contraddice: in tutte quelle istituzioni la
mentalità d'insieme, risultando da una
pratica sistematica della costrizione, tende a
modellarsi sul livello più basso,
generalmente rappresentato dal guardiano, che
è il trait d'union fra tutti i
detenuti . In ciò, nulla di sorprendente:
l'ambiente sociale nel quale viviamo e che
respinge il concetto concentrazionario con tanta
virtuosa indignazione pur praticandolo in gradi
diversi, ha permesso al politico diventato
furfante di fare -- solo per il momento, spero
-- la figura dell'eroe!
E senza dubbio
perché ha previsto il rimprovero in
questo ordine d'idee che Eugen Kogon ha voluto
anticiparlo scrivendo nella sua premessa:
Era un mondo a
sé, uno Stato a sé, un ordine
senza diritto nel quale si gettava un essere
umano che, da quel momento in poi,
utilizzando le sue virtù e i suoi vizi
-- più vizi che virtù! -- ,
combatteva soltanto per salvare la sua
miserabile esistenza . Lottava contro la SS?
No, certo! Gli occorreva lottare altrettanto,
se non di più, contro i suoi compagni
di sventura ... (24)
Decine di migliaia di sopravvissuti, che il
regime di terrore esercitato da arroganti
compagni di cattività ha fatto forse
soffrire ancor più che le infamie
della SS, mi saranno grati di avere anche
messo in luce un altro aspetto dei campi, di
non aver temuto di svelare il ruolo svolto in
diversi campi da certi tipi politici che,
oggi, fanno gran chiasso del loro
antifascismo intransigente . So che taluni
dei miei compagni hanno disperato vedendo che
l'ingiustizia e la brutalità venivano
adornate, dopo di ciò, dall'aureola
dell'eroismo da parte di brave persone che
non sospettavano di nulla . Questi
profittatori dei campi non usciranno
ingranditi dal mio studio; esso offre i mezzi
per fare impallidire queste glorie usurpate .
In quale campo eri? In quale Kommando? Quale
funzione esercitavi? Che colore portavi? A
quale partito appartenevi? Ecc . (p . 17) .
Il meno che si possa
dire è che il testimone non ha mantenuto
la sua promessa: si cercherebbe invano, in tutta
la sua opera, messo in discussione un tipo
politico preciso . Per contro, da un capo
all'altro, egli perora per il partito comunista,
sia indirettamente sia espressamente:
Questo muro
elastico eretto contro la SS ... Furono i
comunisti tedeschi che fornirono i mezzi
migliori per realizzare questo compito... Gli
elementi antifascisti, vale a dire, in primo
luogo, i comunisti... (p. 286),
ecc. , e per la
burocrazia concentrazionaria di conseguenza,
dato che soltanto quelli che si dicevano
comunisti potevano pretendere di en-trarvi e
rimanerci . In un certo senso egli difende anche
la propria causa e dubito molto che dopo aver
chiuso il libro il lettore meno provveduto non
abbia una voglia irresistibile di applicare a
lui il metodo che egli stesso consiglia: quali
funzioni esercitavi?
La conclusione di tutto
ciò? Ecco:
I racconti dei
campi di concentramento suscitano
generalmente tutt'al più la meraviglia
o una scrollata di testa; è a fatica
che essi diventano una cosa che tocca la
comprensione e, in nessun caso, sconvolgono
il cuore (p . 347).
Evidentemente; ma di
chi la colpa? Nell'ebbrezza della liberazione,
ebbrezza colma di un risentimento accumulato nei
lunghi anni dell'occupazione, l'opinione
pubblica ha ammesso tutto. Ma, poiché i
rapporti sociali andavano progressivamente
normalizzandosi e l'atmosfera si risanava,
è diventato sempre più difficile
soggiogarla . Oggi, i racconti dei campi di
concentramento le sembrano, tutti, più
delle giustificazioni che delle testimonianze .
Essa si chiede come
abbia potuto lasciarsi prendere in trappola e
poco ci manca che non faccia passare tutti sul
banco degli accusati.
Statistiche
Nel 1945, data in cui
è stato pubblicato in Germania il libro
di Kogon, non erano ancora disponibili elementi
sufficienti per dire con esattezza quante
persone di tutte le nazionalità erano
state deportate dai tedeschi nei campi di
concentramento . Eugen Kogon ne conviene e
avverte che le cifre che ha potuto procurarsi
sono soltanto approssimative:
Senza il
minimo dubbio, migliaia di persone sono
passate nei campi nel corso dei dodici anni
del regime nazionalsocialista . Se si
prendono come base di calcolo il numero dei
morti di Auschwitz che, da solo, sembra
essere da 3 milioni e mezzo a 4 milioni e
mezzo, come pure il numero dei morti in altri
campi di questo genere, è facile
vedere che il numero totale degli internati
si è elevato ad almeno 8 o 10 milioni
(p. 34).
Entrando nel dettaglio
(p. 147), egli pubblica una statistica precisa
per questo periodo, il cui totale, per tutti i
campi e per l'insieme dei deportati razziali o
non, si presenta così:
Numero totale dei
detenuti ....... 8 .000 .000
Sopravvissuti
.................................. 500
.000
Totale dei morti
.......................... 7 .500
.000
(94% del
totale)
Ma, se si studia questa
statistica accuratamente, ci si
accorge:
1) che il numero dei
deportati non razziali arriva a 606 .000 fino al
1939 (per la sola Germania) e a 3 .538 .000 dal
1939 al 1945, in totale: ......... 4 .144
.000
2) che non dà il
numero totale dei deportati razziali, ma
soltanto quello dei deportati che sono morti,
cioè: .............. 5 .620 .000
da cui il totale 9 .764
.000
Il margine di
approssimazione è dunque abbastanza
grande: circa 2 .000 .000 . Ma ci aveva
avvertiti a p . 34 .
D'altra parte, se ci
atteniamo ai deportati non razziali, le cifre
danno:
Tota le generale
di questi deportati........... 4 .144
.000
Totale dei morti
............................................ 1
.8 27 .000
Sopravvissuti
................................................
2 .317 .000
(56%
circa)
da cui risulta, per la
percentuale dei morti: 44% . Beninteso, la
percentuale generale, manifestamente falsa, del
94% o una quota vicina a questa quota, stabilita
arbitrariamente, è ciò che
è servito come elemento di valutazione
dell'orrore: in Francia si diceva correntemente
82% e non sono mai riuscito a capire come i
responsabili della statistica siano arrivati a
tale tasso .
Quel che mi
colpì particolarmente, di quell'epoca, fu
il numero totale dei deportati: 9.764 .000,
oppure soltanto 8 .000 .000 per il periodo di 27
mesi (marzo 1942-agosto 1944) della deportazione
massiccia; mi era parso che ciò
richiedesse un materiale di trasporto di cui,
ovviamente, la Germania, in piena guerra, non
poteva disporre . Riflettiamo: da 300 a 400 mila
al mese, da 10 a 13 .000, cioè un minimo
di 6-9 treni al giorno, tenendo conto del fatto
che ogni treno poteva trasportare circa 1 .500
persone (più il personale di scorta e il
materiale d'appoggio), come era il caso di
quelli che partivano dalla Francia . Significava
distogliere molto da un materiale che aveva pure
da far fronte ad altri obblighi . Pur non
essendo un tecnico, mi ero dedicato ad un
piccolo calcolo fondato sulla durata del
trasporto: tanto i deportati dell'Ovest quanto
quelli dell'Est dicevano tutti che il loro
viaggio era durato da 4 a 6 giorni, cosa che,
per l'insieme dei trasporti, se si prendeva la
media di 5, voleva dire da 60 a 90 treni
costantemente, giorno e notte, in circolazione
per questo lavoro . E calcolando il materiale
d'appoggio necessario: da 80 a 100 locomotive,
da 3.000 a 4 .000 vagoni . E quanto personale!
Ma non avevo altri elementi di stima .
Poi questi elementi
sono venuti. Un solo esempio:
A Norimberga,
patrocinando in nome della Francia, il
Procuratore generale Dubost aveva dichiarato il
29 gennaio 1946:
I censimenti
ai quali abbiamo proceduto in Francia
permettono di affermare che vi furono
più di 250.000 deportati dalla
Francia: soltanto 35 .000 sono tornati. Il
documento F. 497 depositato sotto il n. R. F.
339 indica che sui 600.000 arresti ai quali i
tedeschi hanno proceduto in Francia, 350.000
furono effettuati in vista di un internamento
in Francia o inGermania. Numero totale dei
deportati: 250.000. Numero dei deportati
rientrati: 35.000 (Rendiconto dei
dibattiti, ed. franc. , t. VI, p.
338).
Perciò la
percentuale dei sopravvissuti raggiungeva il 14%
e quella dei morti l'86%. Ma, a una domanda che
gli era stata posta su questo argomento da un
deportato, il ministro degli ex combattenti e
vittime della guerra del governo francese
rispose tramite il Journal Officiel», in
data 24 febbraio 1962 (Déb .
parlem . , p . 229):
Secondo le
informazioni statistiche rilevate in data 1
dicembre 1961 nello schedario meccanografico
dei deportati e internati della guerra
1939-1945, tenuto dall'Istituto Nazionale
della Statistica e degli Studi economici, il
numero di certificati consegnati a deportati
e internati o ai loro aventi causa è
di:
............................................Viventi.........
Morti
Deportati
(Resistenti) ....... 16 .702........... 9
783
Deportati (Politici)
............. 13 .415.......... 9
.235
Internati
(Resistenti) ........... 9 .911 .......... 5
.759
Internati (Politici)
.............. 10 .117 ........... 2
.130
Totale
.................................... 50 .145
........ 26 .907
Per i deportati, le
cifre si presentano dunque
così:
Totale dei deportati
........................ 49 .135
Totale dei morti
.............................. 19 .018 ......
cioè circa il 38%
Sopravvissuti
.................................. 30 .117
...... cioè circa il 62%
alla data dei 24
febbraio 1962 . Evidentemente, è assai
difficile determinare, partendo da questi dati
di base, il numero esatto dei sopravvissuti e
dei morti in data 8 maggio 1945: tornando dai
campi dopo averci fatto un soggiorno più
o meno lungo, i sopravvissuti rappresentavano
una popolazione molto debole e nella quale il
coefficiente annuo di mortalità è,
evidentemente, molto superiore al normale . Non
sarei sorpreso se mi si dicesse che, dai 19 .108
mancanti al 24 febbraio 1962, dal 35 al 45% sono
morti dopo il loro ritorno . In questo caso,
bisognerebbe ammettere che all'8 maggio 1945 le
proporzioni erano le seguenti: 75-80%
sopravvissuti, 20-25% morti, cosa che, pur
essendo già abbastanza tragica, è
tuttavia molto lontana dall'86% di morti e dal
14% di sopravvissuti che si deducono dalle cifre
prodotte a Norimberga dal Procuratore Dubost --
tanto lontana che si tratta quasi perfino di
proporzioni inverse!
Ciò che mi
conferma nell'idea che queste proporzioni
osservate per la Francia sono valevoli per
l'insieme di tutti i campi è che ho
potuto studiare abbastanza minuziosamente le
statistiche del campo di Buchenwald, dove io
stesso sono stato deportato, e che sono arrivato
alle seguenti conclusioni: in questo campo e nei
suoi 136 Kommando pare siano state deportate,
dal 1939 al 1944, un totale di 238. 980 persone
delle quali le statistiche dicono che ne sono
morte 56 . 545, cioè il 23%,
perciò il tasso di mortalità
annuale vi sarebbe stato dello stesso ordine che
per la Francia . Non posso tuttavia garantire
questo tasso del 23% per le seguenti ragioni:
gli entranti erano registrati una sola volta, ma
gli uscenti per morte rischiavano in certi casi
di essere registrati due volte, la prima nel
Kommando in cui erano morti (ad esempio, Dora) e
la seconda a Buchenwald, dove gli stessi, fino
al giorno in cui i Kommando furono dotati di
crematori, venivano cremati . Nelle statistiche
prodotte sono infatti stati calcolati i morti di
tutti i Kommando insieme ai cremati a Buchenwald
. Il tasso di mortalità potrebbe allora
essere un po' più debole, ma non molto
sensibilmente: ad esempio, il 20% sarebbe ancora
enorme . Il vescovo ausiliario di Monaco si era
dedicato alle stesse ricerche mie sul campo di
Dachau, dove fu internato, e arrivava per questo
campo alle mie stesse conclusioni per
Buchenwald: da 199 . 519 a 206 . 206 internati
(l'incertezza è dovuta qui al fatto che
vi sono state due serie di numerazioni nel
registro delle iscrizioni), di cui 67 . 665 sono
morti, ossia il 28% . Stesse osservazioni per
Buchenwald per ciò che riguarda le somme
dei morti dei Kommando e di quelli del campo
centrale . Occorre però notare qui che
l'archivio della direzione SS del campo registra
soltanto 26 . 000 morti circa (secondo il libro
del vescovo ausiliario di Monaco mons .
Neuhäussler, So war es in Dachau
[Così era a Dachau],
1960) . Ma il pastore Niemöller pretese, in
una conferenza tenuta il 3 luglio 1946 e
pubblicata sotto il titolo Der Weg ins
Freiheit [La via alla
libertà] da Franz M . Hellbach a
Stoccarda, che 238 . 756 persone furono cremate
a Dachau», vale a dire un numero superiore
a quello degli internati .
In visita al campo di
Dachau, nel 1947, ho potuto prendervi la
fotografia, che riproduco, (25) del cartello
fissato all'ingresso tra due alberi [recante
in inglese questa scritta: Rispettate questo
luogo da considerarsi reliquiario dei 238
. 000 individui che qui furono
cremati»] . Questa
pubblicità turistica si fondava senza
dubbio sulle conclusioni del pastore
Niemöller che fu internato in questo campo
e che allora era un personaggio autorevole .
Debbo aggiungere che,
da quando ha pubblicato il suo opuscolo So
war es in Dachau (1960), mons .
Neuhäussler ha fatto nuove scoperte che
l'hanno portato a modificare le sue conclusioni
e che le ha onestamente rese pubbliche il 16
marzo 1962, in un discorso che fece a Dachau
stessa dinnanzi ai rappresentati di 15 nazioni
che vi erano venuti per commemorare la
liberazione del campo . Ecco come Le
Figaro» del 17 marzo rende conto dei dati
statistici che questo discorso conteneva:
Questo
pomeriggio, con un freddo intenso e
nonostante la tormenta di neve, i pellegrini
si sono riuniti al campo di Dachau dove
trentamila uomini furono sterminati, dei
duecentomila originari di trentotto nazioni
che vi furono internati dal 1933 al 1945 .
E tutti i quotidiani di
quel giorni hanno pubblicato la stessa cifra.
Sono dunque 30 . 000 i deportati che sono stati
cremati a Dachau (cioè il 13%, il che
è sempre enorme), e non 67 . 665, come
risultava dai primi calcoli di mons .
Neuhäussler . In altre parole, l'archivio
delle SS del campo di Dachau rifletteva la
verità, ma ci si è ben guardati
dal prenderlo in considerazione .
Potrebbe darsi che un
giorno si arrivi a conclusioni analoghe per
Buchenwald.
Tale è l'ordine
di importanza delle esagerazioni dinanzi alle
quali non si arretrava nel 1950, che Eugen Kogon
non ha esitato a garantire e diffondere e di cui
la stampa mondiale si fa ancora quotidianamente
eco quantunque su di esse sia stata fatta piena
luce: non vi è in Francia commemorazione
degli avvenimenti della guerra di cui non si
profitti... per riaffermare rumorosamente che
250 .000 francesi sono stati deportati in
Germania, che soltanto 35 .000 sono tornati e
che 6 milioni di ebrei sono stati sterminati in
camere a gas .
A proposito di questi
ultimi, E. Kogon, come si è visto, porta
il numero dei morti a 5 .620 .000 . Nei campi
dove essi sono stati internati, il tasso di
mortalità, pur senza raggiungere --
nemmeno alla lontana -- le proporzioni che sono
state pubblicate sulla stampa per le
necessità di una propaganda, è
certo più alto .
Benché non si
posseggano, almeno per ora, documenti sicuri su
ciò che riguarda questi campi, si
vedrà, leggendo oltre, quello che si
può già pensare, sia per
ciò che concerne i mezzi impiegati per
far morire, sia per quel che riguarda il numero
delle vittime.
Nota bene
...
Ho passato sotto
silenzio un certo numero di storie inverosimili
e tutti gli artifici di stile .
Nel novero delle prime
si deve far figurare la maggior parte di
ciò che riguarda l'ascolto delle radio
straniere: non ho mai creduto che fosse
possibile montare e utilizzare una stazione
d'ascolto clandestina all'interno di un campo di
concentramento. Se a volte la voce
del-l'America, dell'Inghilterra o della Francia
libera vi penetrarono, fu con l'assenso delle
SS, e soltanto un numero molto limitato di
detenuti privilegiati poterono approfittarne in
circostanze dovute unicamente al caso . E
così che mi è accaduto
personalmente a Dora durante il breve periodo
nel quale ho svolto le nobili funzioni di
Schwung [ordinanza] presso
l'Oberscharführer [aiutante, credo]
comandante l'Hundesstaffel [compagnia
o sezione dei cani] .
Il mio lavoro
consisteva nel mantenere pulito tutto un Block
di SS più o meno graduate, nel lucidare
loro gli stivali, nel rifare i letti, pulire le
gavette, ecc. , tutte cose che facevo nel modo
più umile e coscienzioso possibile . In
ogni stanza di quel Block vi era una radio: per
tutto l'oro del mondo non mi sarei permesso di
girare il bottone, nemmeno quando avevo la
certezza assoluta di essere perfettamente solo .
Per contro, verso le otto del mattino, quando
tutti i suoi subordinati erano partiti per il
lavoro, è accaduto due o tre volte che il
mio Oberscharführer mi chiamasse nella sua
stanza, cercasse la BBC in francese e mi
chiedesse di tradurgli quello che sentivo in
sordina .
La sera, di ritorno al
campo, lo comunicavo sotto voce ai miei amici
Delarbre (di Belfort) e Bourguet (del Creusot)
raccomandando loro bene o di tenerlo per
sé o di comunicarlo solo a compagni molto
sicuri, e soltanto, in una forma abbastanza
studiata da non attirare l'attenzione e da non
permettere di risalire alle fonti. Non avevamo
formato un comitato e, né l'uno né
l'altro, dicevamo al primo venuto che eravamo in
rapporto con gli Alleati .
Non ci è
accaduto nulla . Ma, a quel tempo, vi fu nel
campo una storia di ascolto di radio straniere,
nella quale, credo, fu immischiato Debeaumarche
. (26) Non ho mai saputo esattamente di che cosa
si trat tasse: un giorno uno dei membri di
questo gruppo mi aveva avvicinato raccontandomi
che c'era una stazione d'ascolto clandestina nel
campo, che un movimento politico vi riceveva
ordini dagli inglesi, ecc . , e aveva
corroborato le sue parole dandomi delle notizie
che avevo sentito quella stessa mattina o il
giorno innanzi presso il mio
Oberscharführer . Avevo espresso il mio
scetticismo in termini tali che egli non mi
considerò più se non come qualcuno
di cui bisognasse diffidare . Fu bene per me:
qualche giorno dopo vi furono degli arresti
massicci nel campo, tra i quali quelli
dell'interessato e dello stesso Debeaumarche .
Tutto questo si concluse con qualche
impiccagione . Verosimilmente si trattava,
all'origine, di un detenuto che aveva il mio
stesso posto e che aveva parlato troppo e i
discorsi del quale erano imprudentemente
riecheggiati fino al Sicherheitdienst
[Servizio della polizia segreta delle
SS] passando attraverso una spia alla
Häftlings-führung .
Quando Eugen Kogon
scrive:
Ho passato
molte notti con qualche raro iniziato
dinnanzi a una radio a cinque valvole che
avevo preso alla SS dott . Ding-Schuller per
farla riparare nel campo». Ascoltavo la
voce dell'America in Europa come pure
Soldatsender (27) e stenografavo le
notizie importanti (p. 286),
lo credo di buon grado.
Anche se sono più incline a pensare che
egli abbia soprattutto ascoltato le emissioni in
questione in compagnia del dott . Ding-Schuller
. Ma tutto il resto non è che un modo di
rinforzare il quadro, da una parte per far
credere ad un comportamento rivoluzionario di
coloro che detenevano il potere, dall'altra per
scusar meglio le loro mostruose angherie .
Se penso che Kogon
ascoltava queste emissioni in compagnia di
Ding-Schuller, suo protettore SS, o, per lo
meno, con la sua connivenza e il suo assenso,
è perché nella sua tesi Croix
Gammée contre Caducée il dott
. François Bayle riferisce questa curiosa
testimonianza di Kogon a Norimberga:
Ding-Schuller, medico capo di campo a
Buchenwald, gli avrebbe chiesto di occuparsi di
sua moglie e dei suoi bambini in caso di
disfatta della Germania (! ... ) . Il che mi
permette di dedurre che i loro rapporti erano
certo più cordiali di quanto non dicesse
Kogon e di aggiungere che comportavano una
probabile contropartita -- cosa che in ogni modo
Kogon non direbbe! La situazione privilegiata di
questo singolare detenuto si spiegherebbe con un
contratto di collaborazione la cui ispirazione e
i cui scopi sarebbero molto meno nobili di
quanto non sia stato fin qui convenuto di
ammettere . Sarebbe azzardato speculare su
questa ipotesi; limitiamoci dunque a registrare
che la collaborazione Kogon-SS fu, per sua
stessa confessione, effettiva, amichevole e
spesso intima . Il prezzo con cui la massa dei
detenuti l'ha pagata è, evidentemente,
un'altra storia: perché vi era anche una
collaborazione Kogon-partito comunista .
Quanto agli artifici di
stile, ho trascurato affermazioni
come:
Ci si ricordi
il giuramento degli aspiranti SS, a
mezzanotte, nella cattedrale di Braunschweig
. Lì, davanti alle ossa di Enrico I,
unico imperatore tefesco che egli
apprezzasse, Himmler amava sviluppare la
mistica della Comunità dei
congiurati». (28) Poi si recava, sotto
l'allegro sole, in qualche campo di
concentramento, a veder frustare in serie i
prigionieri politici (29) (p. 24),
o come:
La signora
Koch, che in precedenza era stata
stenodattilografa in una fabbrica di
sigarette, faceva a volte dei bagni in
una vasca piena di vino di Madera (p. 266),
affermazioni che
pullulano a proposito di tutti i grandi
personaggi del regime nazista e che producono
felici effetti di sadismo. Mi appaiono emanare
dallo stesso stato di spirito che spinse Le
Rire» a pubblicare, nel 1914, una
fotografia del bambino con le mani tagliate; Le
Matin» del 15 aprile 1916 a presentare come
un paranoico canceroso, che aveva davanti a
sé tutt'al più qualche mese di
vita, l'imperatore Gugliemo II, il quale
finì i suoi giorni circa vent'anni dopo
in un ritiro dorato dalle parti di Hammerongen,
e Henri Desgranges nell'Auto», nel
settembre del 1939, a farsi beffe di un
Göring privo di sapone nero per lavarsi .
La banalità del procedimento è
eguagliata soltanto dalla credulità
popolare e dall'imperturbabilità con la
quale quelli che lo impiegano si ripetono a
proposito di tutti i nemici in tutte le guerre .
NOTE
1. La Jeune Parque, novembre 1947;
pubblicato in Germania nel 1945 con il titolo
Der SS Staat .
2. Non si sono mai conosciuti . Tra loro ebbe
luogo uno scambio di lettere nel 1960 . Non si
conosce il testo della lettera di Kogon a
Rassinier, che non è stata trovata tra le
carte di Rassinier . E stata pubblicata, invece,
la risposta, importantissima, di questi a Kogon
(Annales d'Histoire révisionniste»,
n . 4, primavera 1988, pp . 65-77, e
presentazione redazionale, p . 64 s . ) . Eugen
Kogon è morto nel dicembre del 1987 .
Cosa curiosa, nessuna necrologia ha segnalato
nella stampa il triste avvenimento e gli storici
ufficiali, le associazioni gaurdiane della
memoria sono sorprendentemente rimaste
silenziose . Eppure Kogon è l'autore
classico sul sistema concentrazionario . Ha
scritto Der SS Staat [Lo Stato
SS] e ha collaborato [con H . Langbein,
A . Rückerl e altri, nel 1983] al libro
Nationalsozialistische Massentötungen
durch Giftgas (trad . francese: Les
Chambres à gaz, secret d'État,
Éd . de Minuit, Paris, 1984), che doveva
annientare il revisionismo . Questo silenzio
probabilmente si spiega con la rivelazione
apparsa il 26 dicembre 1987 nelle colonne del
"New York Times" . Kogon, di cui Rassinier aveva
sottolineato nella Menzogna di Ulisse che
svolgeva nella gerarchia dei campi una funzione
assai privilegiata come segretario del medico SS
Ding-Schuller, appare nei dossier della
commissione delle Nazioni Unite per i crimini di
guerra, di recente aperti alla consultazione,
come sospetto di partecipazione ad esecuzioni
collettive nel quadro di esperienze mediche
condotte a Buchenwald . Queste accuse non
provano nulla e noi, per quanto ci riguarda, non
le riprendiamo . Il disprezzo in cui teniamo
Kogon si fonda unicamente sul suo atteggiamento
di censore-giustiziere nel dopoguerra»
(così la succitata presentazione
redazionale, la quale nota anche che la
riedizione francese [1970] Le Seuil
de L'État SS reca una versione
falsificata di quest'opera, versione amputata,
in specie, del capitolo centrale
sull'atteggiamento del Partito comunista nella
gestione interna dei campi»
[ndt] .
3. Durante questo tempo, il dott . Seguin non
poté mai farsi prendere in
considerazione, nella sua qualità, dalla
Häftlingsführung . Il dott . Seguin
è il dott . X di cui si è fatta
menzione in precedenza: è morto per non
essere mai stato riconosciuto come medico dai
comunisti che l'avevano mandato allo
Steinbruch (cava di pietra) .
4. Il nazionalsocialismo lo aveva ricevuto in
consegna dalla Repubblica di Weimar . Questo
tratto non manca di umorismo, in quanto
caratterizza uno scopo comune ai due regimi
.
5. Non pare aver incontrato un certo
Martin-Chauffier .
6. O, più semplicemente ancora, che la
disturbavano, che minacciavano di accedere a
posti importanti . L'argomento della
collaborazione con la SS è, del resto,
senza valore: questa direzione illegale»
(sic) collaborava apertamente con la SS,
come sarà dimostrato altrove .
7. Eugen Kogon usa ora la parola illegale»,
ora la parola clandestina», per
caratterizzare la Häftlingsführung .
In realtà non vi era nulla di meno
illegale né di meno clandestino .
8. Vi sono molti comunisti che non lo erano --
quelli che erano, innanzitutto, persone oneste .
Erano sperduti nella massa e seguivano la sorte
comune .
9. Va rilevato che le SS non prelevavano
generalmente in prima persona, o lo facevano
molto timidamente: lasciavano prelevare
per loro conto ed erano, in tal modo, meglio
serviti .
10. Tra virgolette nel testo .
11. Probabile soltanto, lo sottolineo .
12. Un verde, ed è per questa ragione che
l'incidente è raccontato come avente un
valore di esempio» .
13. La prigione interna del campo . Se si crede
a Kogon, Non fu la SS, ma il primo Decano del
campo Richter che l'inventò» (p .
174), mentre la SS neanche ci pensava .
14. Si ricordi che al tempo in cui scrisse
questo libro Rassinier non era ancora giunto
alla convinzione -- alla quale pervenne solo in
prosieguo, nel corso delle sue ricerche sugli
accadimenti aventi a teatro i lager nazisti --
della completa non-storicità degli
asseriti stermini di massa -- di ebrei, in
specie -- mediante camere a gas»
[ndt] .
15. D . Rousset ha anche fatto menzione di
un'ordinanza del III Reich sulla protezione
delle rane, avvicinandone il testo
all'impensabile regime imposto ai
concentrazionari . C'è bisogno di
rilevare che la Francia repubblicana possiede,
lei, intere raccolte di testi legiferanti sulla
protezione delle rane, dei pesci, ecc . , testi
ogni anno ripercossi su tutti gli echi da tutte
le Prefetture? E che se ne potrebbero trarre
felici effetti di penna se li si avvicinasse a
quelli che riguardano l'infanzia orfana o
abbandonata, oppure la sorte dei popoli
coloniali, oppure, ancora, il regime
penitenziario?
16. Questa generalizzazione è arbitraria:
si tratta soltanto di quelli che si erano
improvvisati loro capi in grazia
dell'autorità che tenevano dalla SS .
17. Tutti i detenuti di Buchenwald possono
testimoniare che il suo punto di vista era
predominante in materia sanitaria e medica .
18. Delizioso eufemismo .
19. Casa speciale .
20. Perché questa filosofia ammette senza
dubbio una denuncia ... involontaria! Come si
vede, le vie d'uscita non mancano!
21. Perché vi sono anche modi di
denunciare che lo sono meno o che non lo sono
affatto, evidentemente!
22. E il nostro C'era una volta un piccolo
naviglio ... [ndt] .
23. Qui Rassinier incorre in un equivoco: a
Nobile non venne fatto carico di un episodio di
cannibalismo (di episodi del genere non ve ne
furono nel caso specifico), bensì di
essersi posto in salvo prima che si fossero
posti in salvo gli uomini alle sue dipendenze
[ndt] .
24. Generalizzazione arbitraria: contro coloro
che esercitavano il potere per conto della SS
diffidando degli altri .
25. Omettiamo di inserire la figura che, non
disponendo dell'immagine originale ottenuta da
Rassinier, risulterebbe piuttosto
insoddisfacente in quanto riproduzione di almeno
un'altra riproduzione (L'editore
italiano) .
26. Esponente della SFIO . Ebbe una parte di
rilievo nell'espulsione di Rassinier dal partito
dopo la pubblicazione del Mensonge d'Ulysse
[ndt] .
27. Emittente americana in tedesco .
28. Congiurati nel senso di persone che
hanno giurato insieme, che hanno una
iniziazione in comune [ndt] .
29. Se si nascondeva il cavalletto di Buchenwald
al prefetto di polizia di Weimar non è
affatto probabile che lo si mostrasse al suo
ministro!
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