La
Menzogna d'Ulisse
Paul Rassinier
10
Gli
psicologi
David Rousset e L'Universo
concentrazionario
Di tutti i testimoni, nessuno ha raggiunto la
maestrìa, la potenza di evocazione e la
precisione nella ricostruzione dell'atmosfera
generale dei campi, più di David Rousset
che ne è, su scala mondiale, il gran
tenore riconosciuto . Ma, anche, nessuno ha
romanzato più e meglio di lui .
La storia
ricorderà il suo nome, ma temo che
sarà soprattutto a titolo letterario. Sul
piano storico propriamente detto, l'imballaggio
ha fatto deperire il prodotto . Del resto, egli,
presentandolo, ha messo le mani avanti:
Mi è
accaduto di riportare certi fatti così
come erano conosciuti a Buchenwald, e non
come li presentano i documenti. La maggior
parte dei testi pubblicati fin qui si
riferiscono soltanto ad aspetti molto
esteriori della vita nei campi, oppure sono
apologie che procedono per allusioni, che
affermano dei principi più che non
raccolgano dei fatti . Documenti simili sono
preziosi, ma a condizione che si conosca
già intimamente ciò di cui
parlano; in tal caso, permettono spesso di
trovare un anello della catena ancora
sconosciuto . Mi sono appunto sforzato di
rendere i rapporti fra i gruppi nella loro
reale complessità e nella loro
dinamica (Les Jours de notre mort,
Allegato, p . 764) .
Questo ragionamento gli
ha permesso di trascurare del tutto o quasi i
documenti, e, col pretesto che quelli
riguardanti i campi dell'Est erano altrettanto
rari e scarsi, di dichiarare che:
Il ricorso
alle testimonianze dirette è il solo
metodo serio di dimostrazione ( ibid .
),
poi di scegliere, tra
queste testimonianze dirette, quelle che
servivano meglio al suo punto di vista.
Si trattava,
in queste condizioni -- egli ammette -- , di
un tentativo ardito -- si potrebbe dire
azzardato -- , quello di mostrare un panorama
d'insieme del mondo concentrazionario
(ibid . ) .
Non sarebbe possibile
caratterizzarlo meglio di come lo fa lui stesso.
Ma, allora, perché aver presentato i
campi in una forma che comincia con
un'affermazione categorica?
L'Univers
concentrationnaire (Pavois, 1946) ebbe un
meritato successo . Nel concerto dei testimoni
minori che gridavano vendetta e morte contro i
tedeschi vinti, egli tentava di riportare le
responsabilità sul nazismo, segnando
così una nuova svolta ed un nuovo
orientamento .
I francesi
debbono sapere e debbono ricordare che gli
stessi orrori causeranno gli stessi orrori.
Debbono conoscere il carattere e le tare dei
loro vicini d'oltre-Reno, razza di
dominatori, ed è per questo che il n .
43 . 652 ha scritto queste righe . Francesi,
siate vigilanti e non dimenticate mai,
scriveva Fra' Birin
delle scuole cristiane di Epernay ( 16 mois
de Bagne, p . 117), ed era il tono di tutta
la stampa: il boche» era rifiorito
su tutte le labbra, con la stizza che è
propria alla parola, quando la si pronuncia bene
.
In questa atmosfera di
odio, la Francia pacifista fu grata a David
Rousset di aver concluso in questi
termini:
L'esistenza
dei campi è un avvertimento. La
società tedesca, sia per la potenza
della sua struttura economica, sia per
l'asprezza della crisi che l'ha distrutta, ha
conosciuto una decomposizione che è
eccezionale anche nella congiuntura attuale
del mondo . Ma sarebbe facile dimostrare che
i tratti più caratteristici della
mentalità SS e delle sue basi sociali
si ritrovano in molti altri settori della
società mondiale . Meno accentuati,
però, e, certo, senza comune misura
con gli sviluppi conosciuti nel Grande Reich
. Ma è soltanto una questione di
circostanze . Sarebbe un inganno, e
criminale, pretendere che agli altri popoli
sarebbe impossibile fare un'esperienza simile
per ragioni di opposizione di natura . La
Germania ha interpretato con
l'originalità propria alla sua storia
la crisi che l'ha condotta all'universo
concentrazionario . Ma l'esistenza e il
meccanismo di questa crisi si ricollegano
alle fondamenta economiche e sociali del
capitalismo e dell'imperialismo . Sotto nuova
figura, effetti analoghi potranno ancora
apparire domani . Si tratta perciò di
una battaglia molto precisa da condurre (p .
187) .
In seguito, ciò
che è avvenuto in Algeria, in Indocina,
ciò che avviene ancora oggi fra negri e
bianchi negli Stati Uniti, fra ebrei e arabi nel
Medio Oriente, ha mostrato al di là di
ogni speranza fino a che punto tale teoria fosse
giustificata . Ciò che avveniva allora in
Russia la giustificava altrettanto bene, ma
David Rousset si guardava dal fare uso
dell'argomento . Ad un livello più
terra-terra si trovavano ancora altre
giustificazioni e in particolare la seguente:
Mentre varie
centinaia di migliaia di "persone dislocate"
adulte sono riuscite a lasciare i campi e a
partire per le due Americhe, migliaia di
bambini sono rimasti, con i vecchi, sotto il
controllo dell'IRO (International Refugee
Organisation), nei sinistri baraccamenti
di Germania, Austria e Italia
.
Ma
l'organizzazione internazionale dei profughi
cesserà definitivamente di operare tra
qualche mese e ci si domanda quale
sarà la sorte di questi orfani due
volte abbandonati
.
La loro situazione è già
abbastanza tragica, perché, in certi
campi, non ricevono, per alimentazione, se
non cibi che raggiungono al massimo le
tre-quattrocento calorie, e nessuno sa se
questa razione potrà essere ancora
mantenuta. In simili condizioni, la
mortalità fa delle stragi terribili (&laqno;La
Bataille», 9 maggio 1950) .
Il giornale precisava
che erano 13 milioni a vivere così, in
un'Eu ropa liberata da Hitler, da Mussolini e da
ogni preponderanza fascista dichiarata . Se si
fosse indagato sul trattamento al quale essi
furono sottoposti dai loro guardiani ...
Les Jours de notre
mort (1947), che riprende i dati
dell'Univers concentrationnaire
spingendoli fino agli ultimi trinceramenti della
speculazione, sono assai lontani da quella
professione di fede che, d'altronde, Le Pitre
ne rit pas (1948) dimentica del tutto . Dal
che bisogna concludere che David Rousset non si
è voluto scoprire né ha voluto
precisare i propri sentimenti, e questo agli
occhi del pubblico ha dato al suo lavoro un
carattere più antitedesco che antinazista
. Questa evoluzione fu tanto più notata
in quanto in partenza era contrassegnata da
certe debolezze per il bolscevismo, mentre
più tardi trovò la sua conclusione
in un antibolscevismo tale da lasciar pensare
che si tradurrebbe in una vera e propria
russofobia ove mai la crisi mondiale dovesse
arrivare al punto di precipitare in un'altra
guerra .
Dunque,
l'originalità dell' Univers
concentrationnaire si è risolta nel
distinguere fra la Germania e il nazismo
nell'attribuzione delle responsabilità .
Essa si è doppiata di una teoria che fece
sensazione per il fatto che giustificava il
comportamento dei detenuti incaricati della
direzione degli affari del campo con la
necessità di conservare, per il
dopoguerra, innanzitutto, l'élite
dei rivoluzionari . Prima Martin-Chauffier che
giustifica il medico che vuol salvare il
più gran numero possibile di detenuti
concentrando i suoi sforzi su de terminati
ammalati, poi Da vid Rousset che giustifica la
politica che vuol salvare la qualità e
non il numero, ma una qualità definita in
rapporto a certi imperativi extra-umanitari,
tutto ciò significa molti argomenti, e
non dei minori, che si accaniscono sulla massa
anonima dei concentrazionari . E se, a proposito
dell'un caso e dell'altro, un giorno si
parlerà di impostura filosofica, non vi
sarà nulla di strano . I maligni potranno
anche aggiungere che David Rousset è
stato probabilmente salvato dalla morte dal Kapo
comunista tedesco Emil Künder, che lo
considerava come appartenente a quella
élite rivoluzionaria e che a tale
titolo gli dimostrò una grande amicizia,
e che oggi lo rinnega .
Dico questo senza
pregiudizio di alcune altre riserve.
Il postulato
della teoria
E normale,
quando tutte le forze vive di una classe sono
la posta della battaglia più
totalitaria mai immaginata, che gli avversari
siano messi nell'impossibilità di
nuocere, e, se necessario, sterminati
(p . 107) .
E inattaccabile . La
sua conclusione, enunciata senza transizione, lo
è molto meno:
Lo scopo dei
campi è senz'altro la distruzione
fisica ( ibid . ) .
Non si può non
osservare che, nel postulato stesso, la
distruzione fisica è subordinata alla
necessità, e non decretata per principio:
contemplata soltanto nei casi in cui la misura
di internamento non sarebbe sufficiente a
mettere l'individuo in condizione di non
nuocere.
Dopo una cavalcata o
una deduzione cavalleresca di questa fatta, non
vi è ragione di fermarsi, e si può
scrivere:
L'ordine porta
il segno del padrone. Il comandante del campo
ignora tutto . Il Blockführer ignora
tutto . Il Lagerältester ignora tutto .
Gli esecutori ignorano tutto . Ma l'ordine
indica la morte e il genere di morte e il
tempo che bisogna impiegare per far
morire . E, in questo deserto
d'ignoranza, è sufficiente (p . 100),
che è un modo,
allo stesso tempo, di dar vigore al quadro, di
far cadere la responsabilità sull'alta
sfera» di Martin-Chauffier e di permettere
di giungere ad un piano prestabilito di
sistematizzazione dell'orrore, che si giustifica
con una filosofia.
Il nemico,
nella filosofia SS, è la potenza del
male espressa intellettualmente e
filosoficamente.
Il comunista, il
socialista, il liberale tedesco, i
rivoluzionari, i resistenti stranieri sono le
figurazioni attive del male
.
Ma l'esistenza
obiettiva di certe razze: gli ebrei, i
polacchi, i russi, è l'espressione
statica del male
.
A un ebreo, a un
polacco, a un russo, non occorre agire contro
il nazionalsocialismo: essi sono, per la loro
nascita, per predestinazione, degli eretici
non assimilabili, votati al fuoco
apocalittico
.
La morte
perciò non ha senso completo
.
Soltanto
l'espiazione può essere soddisfacente,
pacificante per i signori
.
I campi
di concentramento sono la sorprendente e
complessa macchina dell'espiazione
.
Coloro
che debbono morire vanno alla morte con una
lentezza calcolata affinché il loro
decadimento fisico e morale, realizzato per
gradi, li renda finalmente coscienti di
essere dei maledetti, delle espressioni del
male, non degli uomini
.
E il
sacerdote giustiziere prova una specie di
piacere segreto, di intima voluttà, a
rovinare i corpi (p
.
108 s
.
)
.
Dal che si vede che,
partendo dai campi di concentramento come mezzi
per mettere gli oppositori fuori dalla
condizione di nuocere, si può facilmente
farne degli strumenti di sterminio per principio
e ricamare all'infinito sullo scopo di questo
sterminio . A partire dal momento in cui si
arriva a tanto, è solo questione di
attitudine alle costruzioni dello spirito, e di
virtuosità . Ma lo sforzo letterario che
produce degli effetti così felici di
sadismo è perfettamente inutile e non vi
è nessun bisogno di aver vissuto
l'avvenimento per dipingerlo così:
bastava rifarsi a Torquemada e ricopiare le tesi
dell'Inquisizione .
Non mi fermo alla prima
parte della spiegazione che accomuna nello
spirito dei dirigenti nazisti i russi e i
polacchi agli ebrei: la fantasia della cosa
balza agli occhi.
Il
lavoro
Il lavoro
è inteso come mezzo di castigo. I
concentrazionari-manodopera sono di
secondaria importanza, preoccupazione
estranea alla natura intima dell'universo
concentrazionario
.
Psicologicamente,
essa vi si ricollega con questo sadismo di
costringere i detenuti a consolidare gli
strumenti del loro asservimento
.
E in conseguenza di eventi storici che i
campi sono diventati anche delle imprese di
lavori pubblici . Poiché l'estendersi
della guerra su scala mondiale esigeva un
impiego totale di tutto e di tutti, degli
zoppi, dei sordi, dei ciechi e dei
prigionieri di guerra, le ss riunirono a
colpi di frusta la muta cieca dei
concentrazionari nei compiti più
distruttivi ... Il lavoro dei
concentrazionari non aveva come scopo
essenziale la realizzazione di compiti
precisi, bensì il mantenimento dei
"detenuti protetti" nella costrizione
più rigorosa, più avvilente (pp
. 110-112) .
Se si è deciso
che lo scopo dei campi era lo sterminio,
è molto evidente che il lavoro entra
soltanto come un elemento trascurabile in se
stesso nella teoria della mistica sterminatrice
. Eugen Kogon, del quale si parla nel capitolo
seguente, partendo dallo stesso principio,
benché con molto minore raffinatezza
nella forma, scrive a questo proposito
nell'Enfer organisé:
Fu deciso che
i campi avrebbero avuto uno scopo secondario,
un po' più realistico, un po'
più pratico e più immediato:
grazie ad essi si sarebbe radunata ed
utilizzata una manodopera composta di
schiavi, affidati alla SS e che, per il tempo
che si sarebbe permesso loro di vivere,
avrebbero vissuto soltanto per servire i loro
padroni ... Ma, quelli che si sono chiamati
gli scopi secondari (spaventare la
popolazione, utilizzazione della manodopera
di schiavi, mantenimento dei campi come luogo
di allenamento e terreno di esperimentazione
per la SS), questi scopi erano venuti poco a
poco in primo piano, per ciò che
riguarda le vere ragioni degli invii nei
campi, fino al giorno in cui la guerra
scatenata da Hitler, contemplata e
preparata da lui e dalla SS in modo sempre
più sistematico, provocò
l'enorme sviluppo dei campi (p . 27 s . )
.
Dalla giustapposizione
di questi due testi risulta che, per il primo,
è il fatto storico della guerra, e,
inoltre, soltanto al momento della sua
estensione su scala mondiale, che ha fatto
passare in primo piano negli scopi dei campi
l'utilizzazione dei detenuti come manodopera,
mentre per il secondo questo scopo era raggiunto
prima della guerra, questa non avendo
fatto altro che dare maggiore importanza alla
cosa .
Io sono per il secondo:
la divisione dei campi in Konzentrationsla-ger,
Arbeitslager e Straflager era un fatto compiuto
al momento della dichiarazione di guerra.
L'operazione d'internamento, prima e durante la
guerra, si faceva in due tempi: si concentravano
i detenuti in un campo previsto o organizzato
per il lavoro e che in più aveva la
funzione di centro di smistamento; da lì,
li si avviava agli altri, secondo le
necessità del lavoro . Per i delinquenti
in corso di internamento vi era un terzo tempo:
l'invio per castigo in un campo che in genere
era in via di costruzione, considerato come un
campo di punizione, ma che, appena terminato,
diventava a sua volta un campo normale .
Aggiungo che a mio
parere il lavoro è sempre stato previsto.
Que sto fa parte del codice internazionale di
repressione: in tutti i paesi del mondo lo Stato
fa guadagnare la vita e sudare utili a coloro
che imprigiona, con eccezioni molto rare (regime
politico nelle nazioni democratiche, deportati
politici nei regimi di dittatura) . Il contrario
non si concepisce: una società che si
sobbarcasse il mantenimento di coloro che
infrangono le sue leggi, minandola nelle sue
fondamenta, sarebbe un controsenso . Variano
solo le condizioni di lavoro -- a seconda che si
sia internati o in libertà -- e
l'entità degli utili da realizzare .
Per la Germania si
è prodotto il caso particolare che si
sono dovuti costruire i campi dal primo
all'ultimo e che, per di più, è
sopravvenuta la guerra. Per tutto il periodo di
costruzione si è potuto credere che essi
avessero il solo scopo di far morire: si
è continuato a crederlo durante la guerra
e si aveva ragione di pensarlo anche dopo .
L'in-ganno è tanto meno evidente in
quanto, avendo la guerra reso necessario un
numero sempre maggiore di campi, il periodo di
costruzione non è mai terminato e queste
due circostanze, sovrapponendosi nei loro
effetti, hanno consentito di ingenerare la
confusione, stando alle apparenze scientemente .
La
Häftlingsführung
Si sa che le SS hanno
delegato a dei detenuti la direzione e
l'amministrazione dei campi. Vi sono dunque dei
Kapo (capi dei Komman-do), dei
Blockältester (capi dei Block), dei
Lagerschutz (poliziotti), dei Lagerältester
(decani o capi dei campi), ecc . , tutta una
burocrazia concentrazionaria che esercita di
fatto tutta l'autorità nel campo . Anche
questa è una regola che fa parte del
codice di repressione in tutti i paesi del mondo
. Se i detenuti, ai quali vengono assegnati
tutti questi posti, avessero la minima nozione
di solidarietà, il minimo spirito di
classe, questa disposizione interverrebbe
dappertutto come un fattore di alleggerimento
della pena per la comunità dei detenuti .
Disgraziatamente ciò non avviene mai da
nessuna parte: dappertutto, quando prende
possesso del posto che gli si affida, il
detenuto designato cambia mentalità e
clan . E fenomeno troppo conosciuto per dovervi
insistere e troppo generale per imputarlo
soltanto ai tedeschi e ai nazisti . L'errore di
David Rousset è stato di credere o,
comunque, voler far credere che poteva andare
diversamente in un campo di concentramento, e
che di fatto era andata diversamente -- che i
detenuti politici fossero di un'essenza
superiore agli uomini comuni e che gli
imperativi ai quali obbedivano fossero
più nobili delle leggi della lotta
individuale per la vita .
Questo lo ha condotto a
stabilire come norma che la burocrazia
concentrazionaria, non potendo salvare il
numero, ebbe però il merito di salvare
quanto più poteva la
qualità:
Con la stretta
collaborazione di un Kapo si potevano creare
delle condizioni di vita molto migliori,
perfino nell'Inferno (p. 166) .
Ma non dice come si
poteva ottenere la stretta collaborazione di un
Kapo. Né che questa collaborazione non
andava mai, fosse anche un politico questo Kapo,
oltre lo stadio dei rapporti individuali da
patrizio a cliente . E, nemmeno, che, di
conseguenza, soltanto un numero infimo di
detenuti poté beneficiarne .
Tutto si
concatena:
La detenzione
di questi posti è perciò di
interesse capitale e la vita e la morte di
molti uomini ne dipende (p. 134) .
Poi quelli che li
detengono si organizzano, poi i migliori di
quelli che si organizzano sono i comunisti, poi
organizzano dei veri complotti politici contro
le SS, poi apprestano dei programmi d'azione per
il dopoguerra. Ecco, alla rinfusa:
A Buchenwald
il comitato centrale della frazione comunista
raggruppava dei tedeschi, cei cechi, un russo
e un francese (p. 166).
Fin dal 1944 si preoccupavano delle
condizioni che si sarebbero create con la
liquidazione della guerra. Avevano una gran
paura che le SS li avrebbero uccisi tutti
prima
.
E non era un
timore immaginario (p
.
170)
.
A Buchenwald, all'infuori dell'organizzazione
comunista, che vi raggiunse senza dubbio un
grado di perfezione e di efficienza
unico negli annali dei campi, vi furono delle
riunioni più o meno regolari fra
elementi politici che andavano dai socialisti
all'estrema destra e che misero capo alla
formazione di un programma d'azione comune
per il ritorno in Francia (p . 80 s . )
.
Tutto ciò
è logico: quello che è discutibile
è il fatto che serve da punto di partenza
.
In tutti i campi vi
furono, certo, avvicinamenti tra detenuti,
tacite costituzioni in gruppi: per
affinità e per sopportare meglio il
destino comune (nella massa), per interesse, per
conquistare il potere, per conservarlo o per
esercitarlo meglio (nella
Häftlingsführung).
Alla liberazione, in
ciò agevolati da David Rousset, i
comunisti hanno potuto far credere che il
cemento della loro associazione era la loro
dottrina, alla quale avevano conformato i loro
atti. In realtà, questo cemento era il
profitto materiale che potevano trarne quelli
che ne facevano parte, per ciò che
riguardava il cibo e la salvaguardia della vita
. Nei due campi che ho conosciuto l'opinione
generale era che, politico o no, comunista o no,
ogni Comitato» aveva anzitutto il carattere
di un'associazione di ladri di cibo, sotto
qualsiasi forma ciò avvenisse . Non v'era
nulla che venisse a smentire questa opinione .
Al contrario, tutto la convalidava: i
gruppuscoli di comunisti o di politici che si
fronteggiavano; le modifiche nella composizione
di quello che deteneva il potere, modifiche che
intervenivano sempre a seguito di discordie
sulla ripartizione e divisione del maltolto;
l'attribuzione stessa dei posti di comando che
seguiva lo stesso processo, ecc .
Durante le poche
settimane che ho passato a Buchenwald al Block
48, un gruppo di detenuti, nuovi arrivati,
seguendo il suggerimento del capo Block o con la
sua autorizzazione, aveva deciso di prendere in
mano il morale della massa. A poco a poco aveva
acquistato una certa autorità e, in
particolare, i rapporti tra il capo Block e noi
avevano finito per non esistere se non per il
tramite di esso . Esso regolamentava la vita al
Block, organizzava delle conferenze, assegnava
delle cor-vées, spartiva il cibo, ecc .
Faceva pietà vedere il concerto di vili
adulazioni di tutti i generi che saliva da
coloro che ne facevano parte verso il capo Block
onnipotente . Un giorno, il principale animatore
di questo gruppo fu sorpreso da qualcuno della
massa mentre spartiva con un altro delle patate
che aveva rubato sulla razione comune ...
Eugen Kogon racconta
che i francesi di Buchenwald, che erano i soli a
ricevere dei pacchi della Croce Rossa, avevano
deciso di dividerli equamente con l'intero
campo:
Allorché
i nostri compagni francesi si dichiararono
pronti a distribuirne una buona parte al
campo tutto intero, questo atto di
solidarietà fu accolto con
riconoscenza. Ma per settimane la
ripartizione fu organizzata in modo
scandaloso; infatti, vi era soltanto un
pacchetto ogni gruppo di dieci francesi ...
mentre i loro compatrioti incaricati della
distribuzione, aventi alla loro testa il capo
del gruppo comunista francese del campo, (1)
riservavano per sé cumuli di pacchi, o
li utilizzavano in favore dei loro amici di
spicco (L'Enfer organisé, p .
120) .
Rousset scorge, del
resto, un lato malefico di questo stato di cose,
anche se non ne fa una causa dirimente o
capitale dell'orrore, quando scrive:
La burocrazia
non serve soltanto alla gestione dei campi:
essa è, attraverso i suoi vertici,
tutta collegata ai traffici SS. Berlino invia
casse di sigarette e di tabacco per
ricompensare gli uomini
.
Camion di viveri
arrivano nei campi
.
Si debbono
ricompensare i detenuti ogni settimana; si
ricompenseranno ogni quindici giorni od ogni
mese; sì diminuirà il numero
delle sigarette, si stileranno liste di
cattivi lavoratori che non riceveranno nulla
.
Gli uomini
creperanno dalla voglia di fumare
.
Che importa? Le
sigarette passeranno al mercato nero
.
Carne? Burro?
Zucchero? Miele? Cibo in scatola? Una
proporzione maggiore di cavoli neri, di
barbabietole, di rape condite con un po' di
carote, questo basterà
.
E perfino vera e
propria bontà
...
Il latte? Molta
acqua imbiancata, sarà perfetto
.
E tutto il
resto: carne, burro, zucchero, miele,
conserve, latte, patate, sul mercato per i
civili tedeschi che pagano e sono cittadini
corretti
.
Quelli di
Berlino saranno contenti di sapere che tutto
è arrivato bene
.
Basta che i
registri siano in ordine e la
contabilità a posto
...
Farina? Ma
certo, si diminuiranno le razioni di pane
.
Senza aver
l'aria di farlo
.
Le razioni
saranno tagliate un po' meno bene
.
I registri non
si occupano di queste cose
.
E i padroni SS
saranno in eccellenti rapporti con i
commercianti locali (pp
.
145-147)
.
Ecco smentita, almeno
per ciò che concerne il cibo, la leggenda
secondo la quale un piano per affamare i
detenuti sarebbe stato messo a punto in "alto
luogo" . Berlino manda tutto ciò che
occorre per servirci le razioni previste,
proprio come si scrive alle famiglie, ma, a sua
insaputa, non ce lo distribuiscono . E chi
è che ruba? I detenuti incaricati della
distribuzione . David Rousset ci dice che
ciò avviene su ordine delle SS alle quali
viene rimesso il bottino del furto: ma no, prima
rubano per se stessi, gozzovigliano con tutto
sotto i nostri occhi e pagano un tributo alle SS
per comprare la loro complicità .
Tra parentesi, lo
stesso fenomeno è stato messo in evidenza
nel maggio 1950 dal processo intentato all'
Opera Maternità e Infanzia di
Versailles, animatrice della quale era la
generalessa Pallu . L'istruttoria del caso ha
rivelato che
I bambini
erano malvestiti, lasciati in una sporcizia
ripugnante, in una sala dove i parassiti
pullulavano. I pagliericci erano marciti
dagli escrementi e dall'orina: talvolta vi
brulicavano i vermi
.
Vi era un solo
lenzuolo, una coperta
.
Tutti i
gabinetti erano intasati
.
I bambini
facevano i loro bisogni dove si trovavano
.
Erano pieni di
croste, di pidocchi
.
Questo per lo
scenario
.
Lì, 13
bambini sono morti di fame
.
Eppure, l'opera
della generalessa era riconosciuta di
utilità pubblica, riceveva, oltre che
le razioni normali, delle assegnazioni
supplementari
.
Di tutto
ciò i bambini non vedevano nulla: il
latte era per metà allungato con
acqua, le materie grasse erano utilizzate per
il vitto del personale, lo zucchero
super-razionato
.
--
I bambini ne
avevano troppo
--
ha detto una
sorvegliante
.
La generalessa si
faceva consegnare un litro e mezzo di latte
al giorno, cioccolato, riso, carne
--
e di prima
scelta
.
La direttrice, una
piccola donna bruna, mandava alla sua
famiglia pacchi di venti chili con le sue
riserve personali
.
Tutta questa gente
era ben nutrita e non si meravigliava di
questo cibo scelto all'epoca delle rape
quotidiane
.
E i bambini? Oh! era
così facile
.
Non reclamavano
nulla
...
Non vi erano,
dunque, dei medici? Ma sì
.
Forse si
accontentavano di una visita frettolosa
...
--
Quel caso di
morbillo?
--
dice il dott
.
Dupont
--
Era del tipo
normale
.
L'ho curato nel
modo usuale
.
(Su di un
pagliericcio marcio, con una sola coperta!
...
Allora
c'è stata broncopolmonite e morte
...
)
.
Il sostituto
interroga l'altro dottore, il dott
.
Vaslin:
--
Allora, Lei
è accorso quando è stato
informato che il fanciullo Dagorgne veniva
trasportato all'ospedale dove è morto
due giorni dopo?
-- Non potevo . Era
l'ora della mia merenda ... Voglio dire della
mia consultazione (Le Populaire», 16
maggio 1950) .
Questa pagina è
degna dei migliori racconti dei campi di
concentramento . Il dramma è avvenuto in
Francia e l'opinione pubblica non ne ha saputo
nulla, né tanto meno l'amministrazione
dalla quale dipendeva l'Opera
Maternità e Infanzia: i bambini
morivano come concentrazionari, nelle stesse
condizioni e per le stesse ragioni ... ma in un
paese democratico!
Così, dunque,
quei famosi comitati rivoluzionari di difesa
degli interessi del campo, o di preparazione di
piani politici per il dopoguerra, si riducono a
questo, eppure hanno potuto ingannare l'opinione
pubblica in maniera così rilevante.
Lascio ad altri la cura di ricercare le ragioni
per le quali ciò è accaduto .
Aggiungerò ancora che coloro che erano
riusciti a costituirli, a farne parte o ad
assicurar loro l'autorità che ebbero in
tutti i campi, incoraggiavano lo spirito di vile
adulazione del quale essi stessi si rendevano
colpevoli di fronte alle SS .
A proposito delle
conferenze organizzate al Block 48 e delle quali
si è già fatto cenno, David
Rousset racconta ancora:
Organizzai
dunque una prima conferenza: uno Stubendienst
russo, di ventidue o ventitre anni, operaio
dell'officina Marty, a Leningrado, ci espose
a lungo la condizione operaia in
URSS.
La discussione
che seguì durò due pomeriggi
.
La seconda
conferenza fu fatta da un kohlkosiano
sull'organizzazione agricola sovietica
.
Io stesso tenni,
un po' dopo, una conversazione sull'Unione
Sovietica, dalla Rivoluzione alla guerra
...
(p
.
77)
.
Ho assistito a questa
conferenza: era un capolavoro di
bolscevicofilia, abbastanza inatteso per chi
conosceva le precedenti attività
trotzkiste di David Rousset. Ma Erich, il nostro
capo-Block, era communista e godeva di molto
credito presso in nucleo» che esercitava
l'influenza preponderante nella
Häftlingsführung del momento: era cosa
abile saper attirare la sua attenzione et
tenerla in serbo per il giorno in cui esso
avrebbe avuto dei favori da
distribuire.
Tra mesi dopo
-- prosegue Rousset --, non avrei certamente
ricominciato questo tentativo. La corda era
agli estremi. Ma, a quell'epoca, eravamo
tutti ancora molto ignoranti. Erich, nostro
capo-Block, brontolo ma non si oppose alla
facenda (p. 77).
Naturalmente. E
inoltre, tre mesi più tardi, era il Kapo
Emil Künder che bisognava assediare, il
tempo delle conferenze era passato, la parola
stava ai pacchi che arrivano dalla Francia. Se
ho capito bene Les Jours de notre mort,
Rousset se ne servi, e io sono ben lungi dal
rimproverarglielo: debbo io stesso unicamente ai
pacchi che ho ricevuto di essere tornato e non
ne ho mai fatto mistero.
Si puo sostenere, e
forse lo si farà, che non era di capitale
importanza stabilire, anche per mezzo di
testimoni attinti tra coloro che ritengono il
fatto trascurabile o che lo gistificano, che la
Häftlingsführung ci ha fatto subire un
trattamento più orribile ancora di quello
che era stato previsto per noi nelle sfere
dirigenti del nazismo e che nulla la costringeva
a ciò . Dirò allora che mi
è parso indispensabile fissare
esattamente le cause dell'orrore in tutti i loro
aspetti, non foss'altro che per ricondurre al
suo giusto valore l'argomento soggettivo del
quale si fece così largo uso, e per
orientare un po' di più verso la natura
stessa delle cose le investigazioni del lettore
nello spirito del quale questo problema non
è risolto se non in maniera imperfetta e
incompleta .
L'obiettività
Birkenau, la
più grande città della morte .
Le selezioni all'arrivo: gli scenari della
civiltà montati come caricature per
ingannare e asservire . Le selezioni regolari
nel campo, tutte le domeniche . La lenta
attesa delle distruzioni inevitabili al Block
7 . Il Sonderkommando (2)
completamente isolato dal mondo, condannato a
vivere tutti i secondi della sua
eternità con i corpi torturati e
bruciati . Il terrore spezza i nervi in
maniera così decisiva che le agonie
conoscono tutte le umiliazioni, tutti i
tradimenti . E quando, ineluttabilmente, le
potenti porte della camera a gas si chiudono,
tutti si precipitano, schiacciandosi l'un
l'altro nella follia di vivere ancora, tanto
che, una volta aperti i battenti, i cadaveri
inestricabilmente mischiati si abbattono in
cascate sulle rotaie (p . 51) .
In un panorama
d'insieme come Les Jours de notre mort,
romanzato e, per di più, ricostruito con
l'aiuto di mezzi di cui l'autore ha lui stesso,
e sia pure senza saperlo, confessato
l'ingenuità, questo passo non urterebbe .
Nell'Univers concentrationnaire, che ha,
invece, per tanti aspetti il carattere di un
racconto vissuto, appare fuori posto . David
Rousset, infatti, non ha mai assistito a questo
supplizio del quale dà una descrizione
così precisa e allo stesso tempo
così impressionante .
Nel 1950 era troppo
presto per pronunciare un giudizio definitivo
sulle camere a gas (3) : i documenti erano rari,
incompleti, imprecisi e visibilmente apocrifi o
sollecitati . Ma lo storico non aveva il diritto
di avanzare ipotesi gratuite . Mi sono dunque
limitato a segnalare delle anomalie evidenti .
Per esempio, Eugen Kogon che, nel suo Enfer
organisé, diceva (p . 154): Un numero
molto piccolo di campi avevano le loro proprie
camere a gas», guardandosi bene dal dire
quali campi . Oppure, ancora, a proposito di
quelle di Auschwitz-Birkenau, raccontano come si
procedeva allo sterminio con tale mezzo secondo
la testimonianza
... di un
giovane ebreo, Janda Weiss, che nel 1944
apparteneva al Sonderkom-mando (del
crematorio e delle camere a gas), dal quale
provengono i dettagli seguenti, confermati
del resto da altre persone (p . 155) .
Per quanto ne so, Janda
Weiss è il solo personaggio di tutta la
letteratura concentrazionaria del quale si dica
che ha assistito al supplizio e del quale si
dà l'indirizzo preciso. E solo Eugen
Kogon ha messo a profitto queste dichiarazioni .
Data l'importanza storica e morale
dell'utilizzazione delle camere a gas come
strumento di repressione, si sarebbe forse
potuto fare in modo che, la deposizione (4)
fatta da lui, fosse consentito al pubblico di
conoscerla, anziché per interposte
persone, ampliandola con dettagli che avrebbero
fatto sì che la deposizione medesima non
avesse preso solo lo spazio di un paragrafo in
una testimonianza d'insieme .
Nella tesi di Eugen
Kogon relativa alle camere a gas, vi era un
elemento di dubbio che consisteva in
questo:
Nel 1941
Berlino mandò nei campi i primi ordini
per la formazione dei trasporti speciali di
sterminio con i gas. Furono scelti in primo
luogo i detenuti comuni, dei detenuti
condannati per violazione del buon costume e
certi politici malvisti dalla SS
.
Questi trasporti
partivano verso una destinazione ignota
.
Nel caso di
Buchenwald, si vedevano tornare fin
dall'indomani il vestiario, compreso il
contenuto delle tasche, le dentiere, ecc
.
Da un
sottufficiale di scorta si seppe che questi
trasporti erano arrivati a Pirna e a
Hohenstein e che gli uomini che li
componevano erano stati sottoposti alle prove
di un nuovo gas ed erano periti
.
Nel corso dell'inverno 1942-43 si erano
esaminati tutti gli ebrei dal punto di vista
della loro capacità lavorativa. Al
posto dei summenzionati trasporti, furono
allora gli ebrei invalidi che in quattro
gruppi di 90 presero la stessa strada, ma
finirono a Bernburg, presso Kothen . Il
direttore della casa di salute del luogo, un
certo dottor Eberl, era il docile strumento
delle SS . Nelle pratiche delle SS questa
operazione portò come riferimento &laqno;14
F . 13» . Essa sembra essere stata
attuata simultaneamente all'annientamento di
tutti gli ammalati delle case di salute, che
andava generalizzandosi poco a poco in
Germania sotto il nazional-socialismo (p .
225 s . ) .
Ora, io avevo
già studiato la questione abbastanza per
sapere che gli ordini di sterminio ai quali egli
alludeva provenivano, non da un programma di
sterminio, ma dal programma di eutanasia . I due
documenti di appoggio che egli citava -- si era
ben guardato dal citare gli ordini stessi -- lo
provavano ampiamente .
Abbiamo potuto
conservare
--
proseguiva
---
la copia delle
lettere scambiate tra il dottor Hoven (di
Buchenvald) e questa sorprendente casa di
salute:
K
.
L
.
Buchenwald
Il medico del
campo
Weimar-Buchenwald,
2 - 2 - 1942
Alla Casa di Salute
di
Bernburg a
.
d
.
Saale
Casella postale 263
OGGETTO: ebrei inabili al lavoro nel campo di
concentramento di Bu-chenwald
ALLEGATI:
2
RIFERIMENTO:
Conversazione personale
Riferendomi alla
nostra conversazione personale, Vi allego in
duplice copia e per qualsiasi fine utile la
lista degli ebrei ammalati e inabili al
lavoro, che si trovano nel campo di
Buchenwald
.
Il
Medico di Buchenwald
Fto Hoven
SS Obersturmsführer d.r
.
Si osserverà che
i due allegati dichiarati come facenti parte
dell'invio non sono pubblicati .
Ecco il
secondo documento:
Casa di
Salute Bernburg
Ref . Z . Be . gs . pt .
Bernburg, 5 Marzo 1942
Signor Comandante del Campo di Concentramento
di Buchenwald per Weimar
RIFERIMENTO: nostra
lettera del 3 marzo 1942
.
OGGETTO: 36 detenuti, 12a lista del 2
febbraio 1942,
Con la nostra
lettera del 3 corrente vi domandavamo di
mettere a nostra disposizione gli ultimi 36
detenuti, in occasione dell'ultimo trasporto,
il 18 marzo 1942
.
In seguito
all'assenza del nostro Medico capo che deve
procedere all'esame medico di questi
detenuti, vi domandiamo di non mandarceli il
18 marzo 1942, ma di unirli al trasporto
dell'11 marzo 1942, con le loro cartelle che
vi saranno restituite l'11 marzo 1942
.
Heil Hitler!
F. to
Godenschweig
Si converrà che
occorre sollecitare in maniera singolare i testi
per dedurre, da questo scambio di
corrispondenza, che esso si riferiva ad
un'operazione di sterminio mediante camere a gas
.
Del resto, questi due
documenti esigono molte osservazioni, dato che
si riferiscono all'operazione eutanasia
(in tedesco: Gnadentod, la morte per
grazia) e portano le date del 2 febbraio e 5
marzo perché ...
Perché, ecco la
storia dell'operazione Gnadentod:
I) Il
1o
settembre 1939
Hitler firmò il decreto che la ordinava e
che era così concepito:
Il
Reichsleiter Bouhler e il dott. Brandt sono
incaricati, sotto la loro personale
responsabilità, di estendere i poteri
dei medici da indicare nominativamente, in
maniera che la morte per grazia
(Gnadentod) possa essere assicurata,
dopo esame critico del loro stato, agli
ammalati che si possono umanamente
considerare come incurabili .
Firmato questo decreto
-- che non era limitativo -- , fu intrapresa
l'installazione di camere a gas e di forni
crematori in sei luoghi diversi: il castello
Hadamar presso Limburg, quello di Grafeneck nel
Württemberg, quello di Hartheim presso
Linz, e gli ospizi di Pirna, Bernburg e
Brandeburgo . Fin dal gennaio 1940
cominciò la trasferta degli ammalati
verso di essi .
II) Nel luglio 1941
correva voce negli ambienti cattolici tedeschi
che 30. 000 ammalati erano stati liquidati con
questo mezzo contrario alla dottrina della
Chiesa . I vescovi ne furono scossi e il 6
luglio 1941 fu letta in tutte le chiese della
Germania una lettera pastorale dei vescovi,
datata 26 giugno, i cui punti principali sono i
seguenti:
Vi sono
sicuramente dei comandamenti che non ci
impegnano se la loro osservanza sollevasse
troppe difficoltà o pericoli. Ma vi
sono anche dei doveri di coscienza dai quali
nessuno può liberarci e che noi
dobbiamo adempiere, foss'anche a prezzo della
nostra vita . Mai, in nessuna circostanza,
salvo che in guerra o per legittima difesa,
l'uomo può uccidere un innocente!
Questa lettera
pastorale fu energicamente commentata da
monsignor von Galen, vescovo di Münster, ma
non avendo essa avuto effetto alcuno ed
essendosi ripetuti i prelevamenti degli ammalati
nella diocesi, mons. von Galen si appellò
al procuratore del Tribunale di Münster, il
28 luglio 1941, invocando gli artt . 139 e 211
del codice che fanno obbligo a tutti di
denunciare gli omicidi e di opporvisi .
Non avendo neppure
questo suo passo ottenuto alcun risultato, mons.
von Galen salì sul pulpito il 3 agosto
1941 nella sua chiesa di S . Lamberto in
Münster e pronunciò un sermone .
Dopo aver ricordato le
precedenti proteste dei vescovi e le sue proprie
e dopo aver denunciato un nuovo prelevamento di
1600 ammalati negli ospizi di Marienthal e di
Warstein, il vescovo di Münster
dichiarò:
Perché
debbono morire questi poveri ammalati
indifesi? Semplicemente perché, stando
alla valutazione di un medico qualsiasi o di
una commissione qualsiasi, essi appartengono
alla categoria degli &laqno;indegni di
vivere». Si decreta che non possono
produrre
.
Sono come una
vecchia macchina che non funziona più,
come un vecchio cavallo paralizzato, come una
vacca che non dà più latte
.
Cosa si fa di
una vecchia macchina? Si getta via con i
rottami
.
E che cosa si fa
di un cavallo paralizzato, del bestiame
improduttivo?
...
Ma qui non si
tratta di vecchie macchine, di cavalli o di
vacche
.
Si tratta di
uomini come noi, nostri fratelli e nostre
sorelle
.
Guai agli uomini! Guai al nostro popolo
tedesco, se il comandamento sacro: Non
uccidere», che il nostro Creatore ha
scolpito fin dall'origine nella coscienza
dell'uomo, viene trasgredito e se questa
trasgressione è tollerata e
impunita.
Questo sermone
destò un'eco profonda in tutta la
Germania e determinò un movimento davanti
al quale Hitler arretrò.
E meno di un mese dopo,
il 20 agosto 1941, egli diede l'ordine che si
sospendesse l'operazione Gnadentod. Sulla
suddetta versione di questo fatto tutti i
cronisti, perfino i più germanofobi e i
più antinazisti, sono oggi d'accordo:
perfino Gerhard Jaeckel, che, in uno studio
apparso col titolo di
Berlino-Carità nel giornale
illustrato di Monaco Quick»
(25-6-1961), specializzato in
atrocità e orrori nazisti, l'ha
confermata in tutti i suoi dettagli, tale e
quale la si è riportata . E a Parigi
anche il giornale Le Monde» (5 maggio 1963)
l'ha fatta sua .
Ora, i due documenti
prodotti da E. Kogon portano le date del 2
febbraio e 5 marzo 1942, mentre l'operazione
Gnadentod era terminata da più di 6 mesi
. Un terzo documento pubblicato da E . Kogon in
appoggio a queste due lettere, un rapporto del
dott . Hoven relativo a questo fatto, ma senza
data, dice secondo Kogon quanto segue:
Gli obblighi
dei medici contrattanti e le trattative con i
servizi d'inumazione hanno spesso dato luogo
a difficoltà insormontabili... E per
questo che mi metto subito in contatto col
dott . Infried-Eberl, medico-capo della Casa
di salute di Bernburg a . d . Saale, casella
postale 252, telefono 3 . 169 . E lo stesso
medico che ha seguito l'operazione 14 F .
13» . Il dott . Eberl ha dato prova di
estrema comprensione e di grande gentilezza .
Tutti i corpi dei detenuti morti a
Schöneberg-Wernigerode saranno
trasportati presso il dott . Eberl a Bernburg
e saranno cremati anche senza certificato di
morte . (p . 227) .
Il meno che si possa
dire è che questo rapporto non dispensa
dal verificare l'autenticità dei tre
documenti... non foss'altro per sapere se, nella
Germania del 1942, era possibile andare fino a
tal punto contro gli ordini del Fuhrer .
Un'operazione che era
praticata periodicamente in tutti i campi col
nome di Selektion» non ha
contribuito poco a creare nel pubblico una
opinione che ha finito per ottenere il suo
favore, quanto al numero delle camere a gas e a
quello delle loro vittime .
Un bel giorno i servizi
sanitari del campo ricevevano l'ordine di
redigere l'elenco di tutti gli ammalati
considerati inabili al lavoro per un tempo
relativamente lungo o in via definitiva e di
riunirli in un Block speciale. Poi arrivavano
dei camion -- o un convoglio di vagoni -- , essi
venivano imbarcati e partivano per una
destinazione ignota . La voce concentrazionaria
voleva che fossero diretti subito alle camere a
gas e, per una specie di crudele derisione, i
raduni praticati in queste occasioni venivano
chiamati degli Himmelskommando, il che
significava che erano composti da persone in
partenza per il cielo . Naturalmente tutti gli
ammalati cercavano di sfuggirvi .
Ho visto praticare due
o tre Selektion a Dora: sono perfino sfuggito di
stretta misura a una di esse . Dora era un
piccolo campo . Se il numero degli ammalati
inabili vi fu sempre superiore ai mezzi di cui
si disponeva per curarli, soltanto in rarissime
occasioni raggiunse proporzioni suscettibili di
intralciare il lavoro o di creare problemi
all'amministrazione .
Ad Auschwitz-Birkenau,
di cui parla David Rousset nell'estratto che
forma l'oggetto di questa precisazione, era
diverso. Il campo era molto grande: un formicaio
umano . Il numero degli inabili era
considerevole . Le Selektion, invece di farsi
per via burocratica e per il canale dei servizi
sanitari, come a Dora, si decidevano sul
momento, quando i camion o il convoglio dei
vagoni arrivavano . Erano numerose al punto da
ripetersi ad una cadenza quasi settimanale e si
praticavano basandosi sull'aspetto . Tra le SS e
la burocrazia concentrazionaria, da una parte, e
la massa dei detenuti che cercavano di sfuggire
loro, dall'altra, si poteva perciò
assistere a vere e proprie scene di caccia
all'uomo in un'atmosfera di panico generale .
Dopo ogni Selek-tion, quelli che restavano si
sentivano provvisoriamente sfuggiti alla camera
a gas .
Ma nulla prova
irrefutabilmente che tutti gli inabili o
reputati tali, così reclutati, sia col
procedimento di Dora, sia con quello di
Birkenau, fossero diretti a delle camere a gas.
A questo riguardo voglio riferire un fatto
personale . Nell'operazione di Selektion alla
quale sono sfuggito a Dora, uno dei miei
compagni non ebbe la mia stessa fortuna . Lo
vidi partire e lo compiansi . Nel 1946 credevo
ancora che fosse morto asfissiato con tutto il
convoglio di cui faceva parte . Nel settembre
dello stesso anno lo vidi con stupore
presentarsi a casa mia per invitarmi a non
ricordo più quale manifestazione
ufficiale . Quando gli dissi il pensiero nel
quale ero vissuto per ciò che lo
riguardava, mi raccontò che il convoglio
in questione era stato diretto non ad una camera
a gas, ma a Bergen-Belsen, la cui funzione era,
pare, specialmente allora, quella di ricevere in
convalescenza i deportati di tutti i campi . Si
può verificare: si tratta del signor
Mullin, impiegato alla stazione ferroviaria di
Besançon . In realtà, dopo un
viaggio compiuto in condizioni spaventose, era
arrivato in una Ber-gen-Belsen sul quale
convergevano, provenendo da tutta la Germa-nia,
dei convogli di inabili, che non si sapeva
né dove alloggiare, né come
nutrire, cosa che aveva il dono di eccitare le
SS e i bastoni dei Kapo ... Vi passò dei
giorni terribili, e alla fine fu reimmesso nel
circuito del lavoro .
A Buchenwald, del
resto, avevo già incontrato, al Block 48,
un ceco che era tornato da Birkenau nelle stesse
condizioni.
La mia opinione sulle
camere a gas? Ve ne furono: non tante quanto si
crede. Degli stermini con questo mezzo, pure ve
ne furono: non tanti quanto si è detto .
Il numero, naturalmente, non toglie nulla alla
natura dell'orrore, ma il fatto che si trattasse
di una misura decretata da uno Stato nel nome di
una filosofia o di una dottrina lo accrescerebbe
in modo singolare . Dobbiamo ammettere che
è stato così? Nel 1950 ci si
poteva porre questa domanda . Oggi la questione
è risolta: la dichiarazione del dott .
Kubovy, direttore del Centro di documentazione
ebraica di Tel Aviv, relativa all'inesistenza
degli ordini di sterminio degli ebrei l'ha
definitivamente regolata in senso negativo .
Ripeto: l'argomento che
ebbe il maggior ruolo in questa faccenda sembra
essere l'operazione Selektion della quale non vi
è deportato che non possa parlare da
testimonio, sotto una forma o sotto un'altra, e
che non lo faccia in funzione, principalmente,
di tutto ciò che ha avuto da temere sul
momento. Gli archivi del nazionalsocialismo non
sono stati ancora completamente esaminati . Non
si può dire con certezza che vi si
scopriranno dei documenti di natura tale da
inficiare la tesi ammessa: sarebbe cadere
nell'eccesso opposto: così scrivevo nel
1950 . Ma, aggiungevo, se un giorno dovesse
venire fuori uno o più testi che
ordinassero la costruzione di camere a gas per
uno scopo del tutto diverso da quello dello
sterminio -- non si sa mai, con quel terribile
genio scientifico dei tedeschi -- , bisognerebbe
pure ammettere che l'impiego che in certi casi
ne è stato fatto si deve a uno o due
pazzi tra le SS e a una o due burocrazie
concentrazionarie pronte a compiacerle, o
viceversa, a una o due burocrazie
concentrazionarie, con complicità,
comprata o no, di una o due SS particolarmente
sadiche .
Nello stato attuale
dell'archeologia dei campi, nulla, dicevo
inoltre, permette di aspettare o di sperare una
simile scoperta, ma, del pari, nulla permette di
escluderla. Come si vede, avevo idee molto
larghe e circospette .
Due altri testi citati
da David Rousset in Le Pitre ne rit pas
(1949) non mi parevano più convincenti di
quelli di Kogon . Il primo è una
deposizione di un certo Arthur Grosch a
Norimberga: si riferisce alla costruzione delle
camere a gas, non alla loro utilizzazione . Il
secondo, relativo ad auto munite di un
dispositivo asfissiante che sarebbero state
usate in Russia, porta la firma di un
sottotenente ed è indirizzato a un
tenente . Né l'uno né l'altro
permettono di accusare i dirigenti del regime
nazista di aver ordinato stermini col gas .
Ambedue sono in appendice a questo capitolo .
Parlando di
Auschwitz-Birkenau, Eugen Kogon aveva detto che
verso la fine del 1942 il III Reich considerava
la possibilità di installarvi una
succursale della IG Farben, industria nella
quale l'impiego dei gas era indispensabile, e io
espressi il parere che forse da questo fatto era
nata l'accusa secondo la quale il III Reich
aveva deciso di sterminare in massa gli ebrei
con quel mezzo.
Beninteso, dicevo, si
tratta soltanto di una supposizione, ma tanto
nella storia come nelle scienze la maggior parte
delle scoperte non sono forse scaturite, se non
dalla supposizione, almeno da un dubbio
stimolatore?
Se si obietta che non
vi è nessun interesse a procedere in
questo modo col nazionalsocialismo i cui
misfatti sono per altra via solidamente
accertati, mi si permetterà di pretendere
che non ve ne ne è di più ad
appoggiare una dottrina o un'interpretazione
forse vera, su fatti incerti o falsi. Tutti i
grandi principi della democrazia muoiono non per
il loro contenuto, ma per il fatto di prestare
troppo il fianco con dettagli che si credono
insignificanti tanto nella loro portata quanto
nella loro sostanza, e le dittature trionfano
generalmente soltanto nella misura in cui si
brandiscono contro di esse argomenti studiati
male . A questo proposito, David Rousset cita un
fatto che illustra magistralmente questo modo di
vedere:
Parlavo con un
medico tedesco... Non era chiaramente un
nazista . Non ne poteva più della
guerra e ignorava dove si trovassero sua
moglie e i suoi quattro ragazzi . Dresda, che
era la sua città, era stata
crudelmente bombardata . Vediamo, mi disse,
la guerra è dunque stata fatta per
Danzica?» Gli risposi di no . Allora,
vede, la politica di Hitler nei campi di
concentramento è stata spaventosa
(feci il saluto); ma, per tutto il resto,
egli aveva ragione (p . 176) .
Cosi, dunque, da questo
piccolissimo dettaglio: perché si era
creduto cosa astuta dichiarare che si faceva la
guerra per Danzica, e ciò si era rivelato
falso, questo medico giudicava di tutta la
politica di Hitler e la approvava. Mi domando
con spavento cosa deve pensarne adesso, dopo che
ha letto David Rousset ed Eugen Kogon .
Oggi, circa le camere a
gas, gli archivi tedeschi hanno rivelato un
certo numero di documenti che hanno modificato
considerevolmente le tesi rese ufficiali dal
processo di Norimberga. Fino a che punto i dubbi
che esprimevo nel 1950 fossero giustificati, il
capitolo speciale che vi è consacrato in
questo lavoro lo dimostrerà ampiamente .
Traduttore,
traditore
Quanto segue non ha
grande importanza:
L'espressione
Kapo è verosimilmente di
origine italiana e significa la testa; due
altre spiegazioni possibili: Kapo,
abbreviazione di Kaporal, oppure
derivante dalla contrazione
dell'espressione Kamerad Polizei,
impiegata nei primi mesi di Bu-chenwald (p .
131) .
Eugen Kogon è
più affermativo:
Kapo :
dall'italiano il capo, la testa ...
(L'Enfer organisé, p . 59)
.
Io suggerisco un'altra
spiegazione, che fa derivare la parola
dall'espressione Konzentrationslager Arbeit
Polizei, di cui riunisce le iniziali,
così come Schupo deriva da
Schutz Polizei e Gestapo da
Geheime Staat Polizei . La
fretta di David Rousset e di Eugen Ko-gon ad
interpretare piuttosto che ad analizzare a fondo
non ha loro permesso di pensarci .
Ed è una prova.
Appendice
Dichiarazione
sotto giuramento
Io sottoscritto
Wolfgang Grosch attesto e dichiaro quanto segue:
... Per
ciò che riguarda la costruzione delle
camere a gas e dei forni crematori, essa ebbe
luogo sotto la responsabilità del gruppo
di funzione C, dopo che il gruppo di funzione D
ne ebbe dato l'ordine . La via gerarchica era la
seguente: il gruppo di funzione D si metteva in
rapporto col gruppo di funzione C . L'ufficio C
. I . metteva a punto i piani per queste
installazioni, per quel tanto che si trattava di
costruzioni propriamente dette, li trasmetteva
poi all'ufficio C . III che si occupava
dell'aspetto meccanico di queste costruzioni,
come per esempio la disaerazione delle camere a
gas, o l'apparecchiatura per la gassazione .
L'ufficio C . III affidava allora questi piani
ad un'impresa privata, che doveva consegnare le
macchine speciali o i forni crematori . Sempre
per via gerarchica, l'ufficio C . III avvisava
l'ufficio C . IV, il quale trasmetteva l'ordine,
per il tramite dell'Ispet-torato delle
costruzioni Ovest, Nord, Sud, ed Est, alle
direzioni centrali delle costruzioni . La
direzione centrale delle costruzioni trasmetteva
allora l'ordine di costruzione alle rispettive
direzioni di costruzioni dei campi di
concentramento, le quali facevano eseguire le
costruzioni propriamente dette dai detenuti che
l'ufficio del gruppo D . III metteva a loro
disposizione . Il gruppo di funzione D dava al
gruppo di funzione C gli ordini e le istruzioni
concernenti le dimensioni delle costruzioni e il
loro scopo . In definitiva era il gruppo di
funzione D che dava le ordinazioni per le camere
a gas e i forni crematori .
F.
to: Wolfgang
Grosch
(Da Le Pitre ne rit pas, di David
Rousset)
Questa deposizione
è stata fatta al Tribunale di Norimberga.
Se non è colpa
esclusivamente del traduttore, il linguaggio nel
quale è redatta sembra essere stata
scrupolosamente rispettato da lui, al chiaro
scopo di mantenere la confusione.
Tuttavia non può
sfuggire al lettore:
1) che si parla solo
della costruzione delle camere a gas, e
non della loro destinazione e della
loro utilizzazione;
2) che il testimonio si
riferisce a fatti dei quali sarebbe facile
stabilire l'esistenza e a istruzioni» che
si potrebbero pubblicare; e che, invece, sembra
si abbia cura di evitare di farlo, specialmente
per quel che riguarda lo scopo delle camere a
gas, scopo al quale si fa
riferimento;
3) che dall'insieme
delle costruzioni per i campi, il cui studio e
la cui realizzazione erano affidati al gruppo di
funzione D (Block di abitazione, infermerie,
cucine, laboratori, officine, ecc. ), le camere
a gas e i forni crematori sono stati isolati e
singolarmente accoppiati allo scopo di meglio
colpire un'opinione pubblica che accetta
facilmente che i forni crematori le siano
presentati come strumenti di tortura
appositamente inventati per i campi di
concentramento, perché essa non sa che la
cremazione è in tutta la Germania di uso
corrente tanto quanto l'inumazione negli altri
paesi .
Per tutte queste
ragioni, nessuno storico accetterà mai
questa deposizione nella sua integralità.
Rapporto di un
sottotenente ad un tenente (5)
N
.
del settore
postale: 32
.
704
B .
N
.
40/42
501.P.s
Kiew, 16 aprile 1942
(Affare segreto del Reich)
Alla SS Obersturmführer Rauff,
Berlino, Prinz Albrechts, 8
La revisione delle
vetture dei gruppi D. e del gruppo C. è
completamente terminata. Mentre le vetture della
prima serie possono essere utilizzate, anche con
tempo cattivo (occorre però che non lo
sia troppo), le vetture della seconda serie
(Saurer) s'impantanano completamente con
tempo piovoso. (6) Quando, ad esempio,
è piovuto, foss'anche per mezz'ora
soltanto, la vettura è inutilizzabile,
essa, molto semplicemente, scivola. E possibile
servirsene soltanto con un tempo del tutto
asciutto. La sola questione che si pone è
se ci si possa servire della vettura sul luogo
stesso dell'esecuzione quando è ferma.
Occorre, prima di tutto, condurre la vettura
fino al luogo in questione, cosa possibile
soltanto con il tempo buono.
Il luogo
dell'esecuzione si trova in genere distante
10-15 km dalle strade principali, ed è
già scelto poco accessibile. Lo è
completamente quando il tempo è umido o
piovoso .
Se si conducono le
persone a piedi o in vettura sul luogo
dell'esecuzione, esse si rendono subito conto di
quel che accade e diventano inquiete, cosa che
è bene evitare per quanto possibile
.
Rimane la sola
soluzione che consiste nel caricarle in camion
sul luogo del raduno e condurle poi al luogo
dell'esecuzione
.
Ho fatto camuffare la
vettura del gruppo D
.
come roulotte, e a
questo scopo, ho fatto fissare su ciascun lato
delle piccole vetture una finestrina, come
quelle che si vedono spesso nelle case di
contadini in campagna, e due di queste
finestrine su ciascun lato delle vetture grandi
.
Queste vetture si
sono fatte notare così rapidamente che
furono soprannominate vetture della morte»
.
Non soltanto le
autorità, ma anche la popolazione civile,
le indicavano con questo nomignolo appena
facevano la loro apparizione! A mio parere,
anche questo camuffamento non potrebbe a lungo
che preservarle dall'essere riconosciute
.
I freni della vettura
Saurer che condussi da Simferopol a Taganrog si
rivelarono difettosi in strada
.
Lo S
.
K
.
di Mariupol
constatò che la leva del freno è
combinata ad olio e a compressione
.
La persuasione e la
corruzione del H
.
K
.
P
.
riuscirono insieme
a far confezionare una forma sulla quale
è stato possibile fondere due leve
.
Quando arrivai
qualche giorno dopo a Stalino e Gerlowka, i
conducenti delle macchine si lamentavano della
stessa difettosità
. (7)
Dopo un colloquio
coi comandanti di questi kommando, andai di
nuovo a Mariupol per far fare altre due leve per
ognuna di queste vetture
.
Secondo i termini
del nostro accordo, due leve saranno fuse per
ogni vettura e altre sei resteranno di riserva a
Mariupol per il gruppo D
.
, e sei altre
ancora saranno inviate alls SS
Untersturmführer Ernst per le vetture del
gruppo C
.
Per i gruppi B
.
e A
.
le leve potrebbero
pervenirci da Berlino, perché il loro
trasporto da Mariupol verso il Nord è
troppo complicato e prenderebbe troppo tempo
.
Piccole
difettosità alle vetture sono riparate da
tecnici dei kommando o dei gruppi nella loro
officina
.
Il terreno accidentato
e la condizione appena concepibile delle vie e
delle strade, consumano poco a poco i punti di
sutura e quelli impermeabilizzati
.
Mi fu domandato se
occorreva allora far effettuare la riparazione a
Berlino .
Ma questa
operazione costerebbe troppo e richiederebbe
troppa benzina
.
Allo scopo di
evitare queste spese, diedi l'ordine di
effettuare sul posto delle piccole saldature e,
nel caso in cui ciò risultasse
impossibile, di telegrafare subito a Berlino,
dicendo che la vettura P
.
O
.
L
.
n
o...
era fuori servizio
.
Inoltre, ordinai di
allontanare tutti gli uomini al momento delle
gassazioni, per non esporre la loro salute alle
eventuali emanazioni di questi gas
.
Vorrei, in questa
stessa occasione, fare anche la seguente
osservazione: parecchi Kommando fanno scaricare
le vetture dai loro propri uomini, dopo la
gassazione
.
Ho fatto presente
al S .
K
.
in questione i
danni, tanto morali che fisici, che questi
uomini riportano, se non subito, almeno un po'
più tardi
.
Gli uomini si
lamentano con me di mali di testa dopo ogni
caricamento
.
Peraltro non si
può modificare l'ordinanza
(8)
perché si
teme che i detenuti
(9)
impiegati in questo
lavoro possano scegliere un momento favorevole
per fuggire
.
Per proteggere gli
uomini contro questo inconveniente, vi prego di
promulgare ordinanze in conseguenza
.
La gassazione non viene
effettuata come si dovrebbe
.
Per farla finita al
più presto con questa azione, gli autisti
premono sempre a fondo sull'acceleratore
.
(10)
Questa misura
soffoca le persone da giustiziare invece di
ucciderle, addormentandole
.
Le mie direttive sono
di aprire le valvole in maniera tale che la
morte sia più rapida e più dolce
per gli interessati
.
Essi non hanno
più quei visi sfigurati e non lasciano
più delle eliminazioni, come si è
potuto constatare finora
.
Nel giorno presente mi
reco sui luoghi di stazionamento del gruppo B
.
ed eventuali
notizie possono raggiungermi là
.
F.
to:
Dott.
Becker
SS Untersturmführer
(Da Le Pitre ne rit pas, di David
Rousset)
Questo rapporto viene
in appoggio ad un'affermazione di Eugen Kogon
che nel suo Enfer organisé scrive:
... essa (la
SS) utilizzava anche le camere a gas
ambulanti: erano auto che, dal di fuori,
assomigliavano a vetture cellulari, e che,
all'interno, avevano ricevuto l'adeguata
disposizione . In queste vetture l'asfissia
con i gas non pare fosse molto rapida,
perché di solito giravano abbastanza a
lungo prima di fermarsi e scaricare i
cadaveri (p . 154) .
Eugen Kogon, il quale
non dice se si sono ritrovate di queste vetture
della morte, neanche cita questo rapporto.
Ad ogni modo, bisogna
rallegrarsi con il traduttore, che, se non
è riuscito a colmare certe lacune e a
soddisfare certe curiosità, ha per lo
meno dato alla forma una straordinaria
fisionomia latina nell'espressione del pensiero.
E bisogna
osservare:
1) che per gli attuali
cercatori di documenti è piu facile
ritrovarne su quanto accadeva a Mariupol che su
quanto accadeva a Dachau;
2) che, trascurando una
ordinanza emanante da un ministro, si mette in
evidenza la semplice lettera relativa ai
rapporti di un sottotenente con il suo
tenente .
3) che, se si è
ritrovato un testo, non sembra si sian
però ritrovate delle vetture, a meno che,
ove se ne siano ritrovate, questo avvenimento
abbia sollevato solo poco rumore.
La questione è
tuttora in discussione, ma, come si è
visto (estratto di un resoconto dei dibattiti
del processo del campo di Chelmno a Bonn,
udienza del 6 marzo 1963), un'altra versione
è stata avanzata: non si tratta
più di veicoli Saurer (si è
scoperto intanto che la ditta Saurer non
costruiva quel tipo dal ... 1912!), bensì
di vetture americane per la disinfezione delle
truppe in campagna, fornite alla Germania dagli
USA al tempo della guerra di Spagna, e di
vetture costruite dai tedeschi su di un modello
simile .
Decisamente, si possono
sempre trovare testimoni per dire qualsiasi
cosa!
NOTE
1 . Questa qualità gli era stata
accordata dalla cricca imperante . Si tratta di
Marcel Paul .
2. Kommando speciale addetto al crematorio .
3. Si abbia presente che gli elementi
documentarii sui quali Rassinier basava il suo
punto di vista sulle camere a gas erano quelli
via via e occasionalmente emersi tra la fine
della guerra e il '67, anno della sua morte .
Oggi disponiamo di un patrimonio di conoscenze
molto più approfondite ed estese di
quelle che egli poté mettere a frutto .
Da esse le conclusioni che egli aveva raggiunto
hanno ricevuto pienissima conferma . -- Il
lettore che voglia farsi un'idea della mole
odierna della letteratura revisionistica
potrà utilmente consultare la
bibliografia datane da Gianantonio Valli ne &laqno;L'Uomo
libero», riv . trimestr . , n . 41, apr .
1996, pp . 87-118 (in appendice a Jürgen
Graf, L'Olocasto allo scanner, trad .
parziale, pp . 33-83) [ndt] .
4. Per uno strano caso, [il testimone]
si trova in zona russa!
5. Il tema qui trattato è stato fatto
oggetto di ampio studio da Pierre Marais: il suo
volume Les Camions à gaz en
question (Polémiques, Paris, 1994)
è fondamentale [ndt] .
6. Corsivo nel testo .
7. Corsivo nel testo .
8. E curioso che si sia ritrovato questo
rapporto di un sottotenente, e non l'ordinanza
cui esso si riferisce -- quanto meno, che si
pubblichi l'uno e non l'altra .
9. Quali detenuti?
10. La gassazione si faceva, dunque, con i
vapori di carburante: la parola è ai
tecnici .
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