Il nuovo Medio Oriente, un progetto sionista nell'ottica del nuovo ordine mondiale di Kh. Isfandiyari
Oggi noi siamo testimoni della costruzione di nuovi kibbutz nei territori occupati della Palestina grazie al sostentamento degli Usa. Napoleone Bonaparte affermava: "Colui che vorrà dominare il mondo dovrà dominare il Medio Oriente".
Uno sguardo rapido sugli avvenimenti storici passati mostra che i conflitti militari, politici ed economici più importanti degli ultimi secoli hanno avuto luogo in quella regione denominata Medio Oriente. Questi conflitti hanno avuto come denominatore comune gli sforzi attuati al fine di dominare questa regione strategica. Il Medio Oriente deve la sua importanza a due fattori: 1) la situazione geografica e il ruolo importante che ricopre nei contatti e nei commerci internazionali, meritandosi l'appellativo di "autostrada vitale del mondo".
2) L'esistenza di ricche risorse sotterranee, in particolare il petrolio, materia prima di numerosi prodotti industriali e di bisogni del mondo, così come immense risorse di gas entrambi motori dell'industria strategica esistenti.
E' in ragione di questo ruolo determinante del Medio Oriente nella condotta delle politiche internazionali che, i governi dell'arroganza, ignorando apertamente le leggi e i regolamenti umani e internazionali, si sono preoccupati lungo tutto l'arco della storia, di condurre qui politiche egemonistiche, al fine di assumere il controllo di questa regione, per imporre, secondo la famosa teoria napoleonica, le loro politiche e le loro visioni imperialiste sul mondo. Le potenze arroganti hanno inventato, in questo secolo, un importante strumento per realizzare le loro intenzioni: l'invenzione del falso fenomeno di "Israele" che si è trasformato, oggi, in uno degli elementi più minacciosi per la sicurezza mondiale. Il regime illegittimo di Israele è un fenomeno creato ex novo dall'arroganza ed è basato sui tre elementi "della violenza e dell'oppressione", del "razzismo e delle discriminazione", e, infine, "dell'espansionismo e della dominazione".
Quanti ai desideri di espansione del regime sionista, i suoi responsabili si sono spesso ispirati alla esistenza di progetti e di piani previsti per realizzare questi desideri illegittimi e che si riassumono nella tesi del "grande Israele, dal Nilo all'Eufrate."
Ecco qualche affermazione tenuta dai responsabili di questo regime:
Ben Gurion, primo presidente del Consiglio israeliano:
"Israele deve includere nei propri slogan il patto che le sue frontiere vanno dal Nilo all'Eufrate".
Arba Altman, rappresentate del Congresso israeliano:
"Il Paese! Israele, sarà un vasto Paese, le cui frontiere saranno, all'Ovest vicino alla Svizzera, e ad Est comprenderanno tutto l'Iraq. Un potente governo ebraico dovrà installarsi in Medio Oriente".
Occorre sottolineare che decine d'anni prima i capi del sionismo proclamarono la loro intenzione di inventare questo regime, una carta dei territori riveduta dai sionisti esisteva già nelle carte della famiglia Rothschild attinente, oltre alla Palestina occupata, il Libano, la Giordania, l'Egitto, l'Arabia Saudita e la Siria; i Rothschild erano una famiglia molto ricca, che investendo le loro fortune hanno contribuito, enormemente, all'invenzione del regime sionista.
Le misure seguenti del regime sionista che hanno consistito nell'annettersi i territori vicini e nell'occupazione di una parte del suolo egiziano, libanese e siriano si inscrive nella giusta ottica di questo disegno. Ma i dirigenti sionisti si preoccupano della possibilità di continuare, in avvenire, le operazioni militari dirette contro i loro vicini e la regione, e l'occupazione dei territori altrui. Simon Peres, vecchio primo ministro israeliano, riconosceva nel suo libro, "Il nuovo Medio Oriente", questa realtà che il dominio dal Nilo all'Eufrate, non sarà possibile per ragioni politiche, economiche e mondiali. Anche, queste limitazioni hanno incitato il regime sionista ad ordire il complotto della creazione di un nuovo ordine in Medio Oriente, complotto teso a far regnare un nuovo ordine, nella intenzione di modificare le frontiere geografiche dei Paesi della regione, di condurre un'aggressione culturale devastante contro i popoli di questi Paesi, di rendere ancor più dipendenti da Israele le economie dei Paesi del Medio Oriente e di reprimere i movimenti di liberazione e indipendentisti della regione. Questa nuova teoria sionista è in fase di esecuzione, grazie al sostegno dell'Occidente, in particolare quello degli USA. Gli israeliani nascondono bene, da mezzo secolo, il loro gioco e la facciata diabolica del loro regime oppressore.
D'altronde, un nuovo piano è stato rivelato un gran giorno al vice presidente statunitense che prevedeva la ripartizione di alcuni Stati della regione.
Lo stratagemma potrebbe anche porsi nel quadro della realizzazione del grande complotto sionista chiamato "il nuovo Medio Oriente", secondo cui i suoi autori si sforzano di creare dei focolai di crisi, nei paesi della regione, al fine di bloccare le loro convergenze, di far loro dimenticare l'esistenza del loro principale nemico comune, Israele, e di creare delle zone a potenziale crisi per uno sfruttamento futuro. Attraverso questo nuovo complotto, Israele persegue sempre il sogno del Nilo fino all'Eufrate, ma questa volta, attraverso metodi neocolonialisti a una progressione lenta e discreta. Questo pericoloso complotto non mancherà di avere conseguenze nefaste. Se esso continuasse, minaccerebbe la sicurezza globale e gli interessi nazionali dei Paesi della regione, sarebbe ora che i dirigenti di questi Paesi meditino sulle lezioni del passato.
Da "Le message de l'Islam", n.149 - aprile 1997 - tradotto e pubblicato da "Avanguardia" n. 143, dicembre 1997