di Michael A. Hoffman II 1
postato: 14 marzo 2015
ultima modifica: 21 maggio 2017
«Noi (ebrei) siamo stati la causa prima non solo dell'ultima guerra, ma quasi tutte le vostre guerre. Noi siamo stati i promotori non solo della rivoluzione russa, ma di tutte le grandi rivoluzioni della vostra storia. Noi abbiamo suscitato e continuiamo a suscitare discordie e contrasti nella vostra vita pubblica e privata...».
- L'ebreo rumeno Marcus Eli Ravage (1884-1965)
(Century Magazine, nn. 3 e 4, 1928).
«Si può dire, senza esagerazione, che la grande rivoluzione sociale russa è stata opera degli ebrei, e che gli ebrei non soltanto hanno condotto l'affare, ma hanno ancora preso in mano interamente la causa dei soviet».
- Vieille France, nº 169, aprile 1920, pagg. 22-20.
«Il maggior numero dei componenti il corpo dirigente la repubblica comunista in Russia non è di indigeni russi, ma di intrusi "ebrei", i quali però si danno premura di occultare quasi sempre il nome di origine, sotto la maschera di uno pseudonimo di colore slavo. Lo dimostra il fatto, che sopra 545 nomi di membri degli uffici direttivi dello Stato, i cittadini di stirpe russa sono nulla più che 30: quelli di razza ebraica sono la bellezza di 447. Su 42 giornalisti che dirigono l'opinione pubblica, uno solo è russo: Maxim Gorky! I Commissariati del Popolo sono interamente ebraici: 18 ebrei su 22 al Consiglio dei Commissari del Popolo, 34 su 43 al Commissariato della Guerra, 45 su 64 all'Interno, 13 su 17 agli Affari Esteri, 26 su 30 alle Finanze, 18 su 19 alla Giustizia, 4 su 5 all'Igiene, 44 su 53 alla Sanità Pubblica, 6 su 6 all'Assistenza Sociale, 1 su 1 al Lavoro, 21 su 23 al Commercio, 45 su 56 all'Economia Generale, 8 su 8 alla Croce Rossa, 21 su 24 ai Commissariati Provinciali, 41 su 42 alla Stampa, 95 su 119 al Comitato Sovieti Operai e Soldati, 49 su 50 all'Alto Commissariato di Mosca».
- Times di Londra, del 10 maggio 1920; articolo a firma di T. H. Clarke.
Prefazione
Per quanto ciò possa apparire paradossale, più ci si allontana nel tempo dalla tragedia dei campi di concentramento e più aumentano le iniziative per impedire che il ricordo di questo evento impallidisca nella memoria storica collettiva. Ogni anno, infatti, soprattutto in occasione della ricorrenza della liberazione del campo di Auschwitz (27 gennaio), veniamo letteralmente bombardati da tutta una serie di programmi televisivi, dibattiti, testimonianze, interviste, reportage, tavole rotonde e film (come Schindler's List) che ripropongono il dramma vissuto dagli ebrei durante la persecuzione messa in atto dal regime hitleriano. Il leit-motiv di questa kermesse tutta ebraica è la frase «per non dimenticare». Fanno la loro comparsa anche lo spauracchio di un serpeggiante antisemitismo mai estinto e il pericolo di un rigurgito neonazista. Ma se da un lato si propongono alla nostra attenzione queste tematiche, dall'altro si osserva il più assoluto silenzio su altri olocausti non meno sanguinosi. Si pensi, ad esempio, al feroce genocidio degli armeni (un milione di morti!) operato dai turchi nel XX secolo, o agli altri morti senza un nome o una tomba, gettati in fosse comuni nel famigerato «triangolo della morte» in Emilia sempre dai partigiani rossi. Per non parlare dei prigionieri tedeschi morti di fame e di stenti nei campi di concentramento allestiti dagli alleati lungo le rive del Reno nell'immediato dopoguerra 2. Tuttavia, i massacri di cui si è macchiato il comunismo, soprattutto negli Stati dell'Est, superano ogni aspettativa.
Si parla di 70 milioni di morti nella sola Russia, di 30 milioni di morti in Cina, 2 milioni in Cambogia (dal 1975 al 1979) e di un numero imprecisato negli altri Paesi satelliti caduti dopo la Rivoluzione d'ottobre del 1917 sotto l'egida marxista-leninista. Ciò che tuttavia viene taciuto nella maniera più assoluta è che in molti casi i macellai che si alternarono nelle varie stragi di cristiani, perpetrate all'ombra e in nome dell'ideologia, erano in grandissima parte di origine ebraica. E mentre i goym (i non-ebrei) vengono invitati quasi quotidianamente a battersi il petto e a chiedere perdono per il presunto delitto dell'antisemitismo (addossato anche alla Chiesa cattolica), non ci risulta che da parte ebraica qualcuno abbia anche solo sollevato la questione della responsabilità che molti israeliti hanno oggettivamente nell'eccidio di milioni di cristiani. Chi, come l'Autore di questo scritto, lo fà è destinato a finire nelle liste dei «pericolosi antisemiti» redatte dall'Anti-Defamation League (una costola dell'Ordine massonico esclusivamente ebraico del B'nai B'rith). Parrebbe dunque che esistono olocausti di serie A e di serie B: i primi destinati a finire sotto la luce dei riflettori, e i secondi a rimanere buchi neri della Storia dei quali è meglio non parlare. E questo persino dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) e il successivo smantellamento dell'apparato sovietico, il quale, evidentemente, è stato solo lo strumento di chi l'ha finanziato e sostenuto (le banche ebraiche di Wall Street) fin dalla sua creazione... Ricordiamoci dunque anche di questi defunti, e affinché la loro morte non sia stata inutile rammentiamo questa pagina di Storia e ciò che insegna.
Due storie, una persona
I ritratti sovrastanti sono dello stesso uomo, ma in due momenti diversi della sua vita. A sinistra, vediamo Martin Gray in pensione, dopo una carriera riuscita, mentre vende al minuto pezzi d'antiquariato fasulli a collezionisti creduloni. Tiene fra le mani il suo libro di successo, For Those I Loved («Per quelli ho amato»), che trabocca delle sue imprese come «santo sopravvissuto dell'Olocausto», costretto ad aiutare a portare i cadaveri fuori della camere a gas di Treblinka. Il ritratto di destra è del giovane Gray nei panni di un ufficiale altamente decorato nel NKVD sovietico (il selvaggio precursore del KGB), responsabile dell'assassinio di milioni di cristiani in Russia e in Europa orientale.
Alcuni ricercatori dell'establishment hanno dovuto ammettere che il libro di Gray è fasullo come i pezzi d'antiquariato che vende al minuto. Ma la vicenda di Gray è emblematica di altri innumerevoli mostri comunisti che hanno armeggiato per mettere i piedi nell'Ovest, travestiti come poveri, perseguitati, sopravvissuti all'Olocausto», e festeggiati come «santi» e «martiri» dell'Universo. Nel frattempo, l'olocausto che essi perpetrarono contro milioni di cristiani scivola negli scuri dintorni del buco della memoria di George Orwell (1903-1950). Nel tredicesimo capitolo del suo libro Oliver Twist, Charles Dickens (1812-1870) nota che l'ebreo Fagin ha un approvvigionamento inesauribile di costumi e di travestimenti...
Ebrei comunisti
Parti del presente rapporto apparvero dapprima nel mio libro The Great Holocaust Trial: The Landmark Battle for Freedom of Speech («Il grande processo dell'Olocausto: la battaglia fondamentale per la libertà di espressione»). La diffusione di questo libro è stata proibita dal governo canadese e l'opera è tuttora soggetta a confisca da parte delle poste e delle dogane del Canada che poi bruciano le copie confiscate.
Il professore ebreo Arno J. Mayer, di Princeton, nel suo importante libro Why Did the Heavens Not Darken? («Perché non si oscurarono i cieli»?), ha stabilito che l'invasione tedesca della Russia fu eseguita con l'intenzione di sradicare l'ideologia bolscevica. I tedeschi erano quindi, secondo il Nostro, gli unici ad Ovest a credere che «la Russia sovietica è una dittatura degli ebrei».
Sopra: il Prof. Arno J. Mayer e il suo libro Why Did the Heavens Not Darken?
Tuttavia, un giovane scrittore britannico fece un'osservazione del tutto simile scrivendo dalle colonne dell'Illustrated Sunday Herald:
«Non c'è nessun bisogno di esagerare la parte giocata nella creazione del bolscevismo e nell'attuale conduzione della Rivoluzione russa da parte di ebrei internazionali e in gran parte atei» 3.
Lo scrittore in questione era il giovane Winston Churchill (1874-1965). Nonostante più tardi preferisse vendere la sua anima per molto più di trenta denari d'argento, la sua analisi dell'autentica natura del comunismo sovietico rimane tagliente. Churchill mostrò grande intuito circa il fatto che i crimini perpetrati da ebrei comunisti contro tedeschi e russi abbia instillato in quei popoli un desiderio di vendetta:
«Il predominio degli ebrei stupisce ancor più nelle istituzioni sovietiche. E la prominente, se non principale, parte nel sistema di terrorismo applicato dalle Commissioni Straordinarie per la Lotta alla Controrivoluzione è stata presa da ebrei, e in casi notevoli da ebree. La stessa cattiva prominenza fu ottenuta da ebrei nel breve periodo di terrore durante il quale il giudeo Béla Kun dominò in Ungheria. Il medesimo fenomeno si è presentato in Germania (specialmente in Baviera), fino a che a questa canaglia è stato permesso di predare sulla prostrazione provvisoria del popolo tedesco. Il fatto che, in molti casi, proprietà ebraiche e luoghi sacri ebraici siano stati risparmiati dal furore universale dei bolscevichi, ha portato sempre più ad associare in Russia la razza ebraica alle infamie che il comunismo perpetrava [...]. Inutile dirlo, la più intensa voglia di vendetta è stata così risvegliata nel cuore del popolo russo».
Ecco cosa scriveva il New York Times:
«Una lettera spedita al Vaticano dal futuro Pio XII nel 1919, quando Eugenio Pacelli era ancora Vescovo e Nunzio a Monaco di Baviera [...] riporta un incontro sgradevole del suo delegato con i rivoluzionari bolscevichi che stavano terrorizzando i sacerdoti cattolici e la borghesia tedesca. La lettera descrive il leader Max Lieven come un "russo e un ebreo". La missiva descrive anche i compagni di Lieven: "ebrei come il resto di loro" [...]. La descrizione di Mons. Pacelli dei comunisti ebrei [...] era abbastanza comune ottant'anni fa» 4.
L'ebreo Chaim Bermant (1929-1998), scrivendo sul Jewish Chronicle, diceva:
«Fu il comunismo a far traballare gli odiati zar; fu il comunismo che rimosse l'immobilismo ebraico e che proscrisse l'antisemitismo. E fu il comunismo che, almeno nei suoi primi giorni, aprì le porte ad un avanzamento ebraico» 5.
L'analista politico Joseph Sobran (1946-2010) affermò che la rivelazione di questa «componente etnica» del comunismo contesta una bugia storica molto benvoluta:
«É probabile che la storia etnica del comunismo incrini la convenzionale lacrimevole versione della storia ebraica, secondo la quale gli ebrei, sempre e dappertutto, siano state le vittime innocenti del pregiudizio dei "gentili" e delle persecuzioni».
Chaim Bermant
Joseph Sobran
Vladimir Lenin (1870-1924), il cui nonno materno, Israel Blank, era ebreo, disse che gli israeliti erano i migliori rivoluzionari:
«Il russo intelligente quasi sempre è un ebreo o ha sangue ebraico» 6.
Si riferiva certamente a sé stesso. Il ricercatore Wayne McGuire, dell'Università di Harvard, scrive:
«Lenin era un ebreo per gli standard della "Legge del Ritorno di Israele": egli aveva un nonno ebreo. Sembrerebbe che non solo Lenin fosse ebreo, ma che fosse anche un razzista e uno sciovinista, sebbene lui tenesse le sue idee su questa questione lontano, nella penombra. Probabilmente perché tali idee erano in conflitto radicale con il supposto universalismo del marxismo [...]. Lenin era un razzista ebreo che diede intenzionalmente e specialmente ad ebrei, i "compiti intellettualmente più esigenti". Lui stesso ammise che il 50% dell'avanguardia terrorista e comunista, nel Sud e nell'Ovest della Russia, era composta da ebrei».
Lenin dichiarò: «Noi stiamo sterminando la borghesia come classe». Il suo partner nel crimine, l'ebreo Zinoviev (Grigory Apfelbaum; 1883-1936) dichiarò: «Gli interessi della rivoluzione richiedono l'annientamento fisico della classe borghese». Chi erano questi «borghesi»? Certamente i non ebrei. L'ebreo Trotskij (Leon Davidovich Bronstein; 1879-1940) diede un indizio sulla loro identità in una intervista concessa nel 1937 al giornale ebraico di New York, il Daily Forward: «Più a lungo la corrotta società borghese vive, più il barbarico antisemitismo arriverà dappertutto». «Borghesia» era una parola in codice dei bolscevichi che sta per «gentile» (in ebraico goi, che significa «non ebreo»). La prima legge passata dopo l'ascesa al potere dei comunisti in Russia fu di rendere l'antisemitismo un delitto punibile con la morte 7. Lo stesso Zinoviev affermò:
«Senza misericordia e senza risparmio, noi uccideremo a centinaia i nostri nemici. Facciamo sì che essi siano migliaia; facciamo in modo che affoghino nel loro stesso sangue. Per il sangue di Lenin e Uritzky, Zinoviev e Vólodarsky, facciamo sì che ci siano inondazioni di sangue della borghesia. Più sangue! Quanto più è possibile» 8.
Sopra: vittime della carestia artificiale (holodomor) che colpì la popolazione ucraina
dal 1929 al 1933, provocando la morte di circa 7-10 milioni di persone.
L'ebreo bolscevico ritenne la politica come un posto di controllo della peste dei gentili. Odiare i cristiani, specialmente il contadino «borghese», era la loro motivazione primaria. La distruzione sistematica del contadinato cristiano russo, alla stessa stregua di insetti parassiti, cominciata con l'attacco di Lenin contro di essi nell'estate del 1918 e la carestia forzata del 1921, è stata ignorata pressoché completamente dalla storiografia occidentale. Come riporta il giornale londinese Jewish Chronicle 9, lo scrittore comunista ebreo Isaak Ėmmanuilovič Babel (1894-1940) era presente ad un'adunata comunista sovietica che descrisse con questa parole:
«Una riunione di [...] ebrei [...] è stata organizzata dal commissario Vinogradov che disse entusiasticamente [...] agli ebrei: "Voi avete il potere. Ogni cosa è vostra". Babel scrisse anche dello "sconfinato disprezzo ebraico" per la "piccola nobiltà polacca"».
Secondo il Jewish Chronicle, Babel scrisse per la pubblicazione comunista Red Trooper («Cavalleggero Rosso»), e un commissario sovietico gli riferì come intendevano trattare con i cosacchi:
«"La svolta rivoluzionaria ha messo primariamente in luce il fatto che i cosacchi liberi sono pieni di pregiudizi, ma il Comitato Centrale li strofinerà con una spazzola di ferro". Babel non espresse alcuna opinione sull'opportunità di "strofinare" con successo i cosacchi "pieni di pregiudizi", un termine eufemistico che stava per "feroce antisemitismo" [...]. Alla fine degli anni Venti e all'inizio degli anni Trenta, Babel era considerato uno dei talenti più rilevanti della letteratura sovietica. Parlando al primo Congresso degli scrittori nel 1934 [...] egli fece scontate attestazioni di lealtà e di devozione alla Rivoluzione, al governo e allo Stato. Egli lodò anche lo stile letterario di Stalin» 10.
Nel suo romanzo Il figlio del rabbino, Babel pone i ritratti di Lenin e del rabbino Mosé Maimonide (1138-1204) uno accanto all'altro. Egli nota che i margini dei volantini comunisti sono affollati di «versi israelitici». Lo scrittore siberiano Valentin Rasputin scrisse nel 1990:
«Penso che oggi gli ebrei qui in Russia dovrebbero sentirsi responsabili per il peccato di avere eseguito la Rivoluzione e per avervi preso parte. Essi dovrebbero sentirsi responsabili per il terrore, per il terrore che dominò durante la Rivoluzione e specialmente dopo la Rivoluzione [...]. La loro colpa è grande. Gli ebrei perpetrarono una campagna implacabile contro la classe contadina, la cui terra fu brutalmente espropriata dallo Stato, e che fu assassinata spietatamente».
Isaak Babel
Mosé Maimonide
Il biografo di Aleksandr Isaevič Solženicyn (1918–2008) narra cosa significasse crescere come bambino cristiano e russo fra i bambini dell'élite comunista ebraica:
«All'età di dieci anni egli ebbe la croce strappata dal collo dai "pionieri" che lo insultavano e fu messo in ridicolo per più di un anno [...]. Da ragazzo, Solženicyn era a contatto con studenti i cui genitori avevano ufficialmente una condizione sociale superiore. La maggior parte dei membri dei movimenti "Giovani Pionieri" e "Komsomol", almeno a Rostov, erano ragazzi ebrei» 11.
Secondo l'agenzia giornalistica internazionale RNS 12,
«circa 200.000 sacerdoti (cristiani), molti dei quali crocifissi, scotennati o torturati, sono stati uccisi nel periodo di sessant'anni di dominio comunista in Unione Sovietica. Una commissione russa riportò lunedì (27 novembre 1995) che [...] 40.000 chiese cristiane sono state distrutte tra il 1922 e il 1980».
Sopra: (1925) i soldati dell'Armata Rossa saccheggiano il monastero Simonov di Mosca.
Il comunismo è il movimento politico che più di tutti è da ritenersi responsabile di genocidio nella Storia del mondo; esso creò i più grandi campi di concentramento e il sistema di lavoro in schiavitù più orrendo del XX secolo, nei quali milioni di cristiani furono macellati 13. Questo sistema di sfruttamento e di sterminio fu mandato avanti per anni da ebrei comunisti giunti ad occupare gli alti gradi della nomenklatura sovietica. Il mondo è ancora scandalosamente in silenzio a proposito di questo olocausto e dei crimini commessi attraverso detto sistema, completamente kosher 14. Per non parlare delle persone che architettarono questo sistema. Auschwitz è sulla punta di ogni lingua, ma chi ha mai sentito parlare di Kolyma, di Magadan, delle Isole di Solovetsky e degli altri infernali centri sovietici di distruzione umana nella Siberia orientale? Chi ha mai visto film o letto libri a riguardo dei milioni di esseri umani che lavorarono, che furono congelati e affamati a morte nella costruzione del Canale Mar Bianco-Mar Baltico, su cui fu eretta una colossale statua trionfante del massacratore Genrikh Grigoryevich Yagoda (1891-1938), comunista ed ebreo? L'epopea degli stermini di massa ebraico-comunisti è scomparsa dalla storiografia ufficiale con uno degli atti di nemesi storica più disgustosi che si siano mai visti. Solamente illusionisti professionisti, con tutta la bravura dei maghi da palcoscenico più abili, potrebbero mettere a segno un tale colpo contro il resto dell'umanità. Il fatto di imbrogliare quest'ultima indirizzandola verso la focalizzazione di sentimenti quasi sempre di espiazione nei confronti delle «povere vittime ebraiche». Da parte sua, il cristianesimo d'oggi è poco più di un enorme gregge di tacchini che si abbassa adulando servilmente e strisciando alla ricerca dell'approvazione ebraica.
Il nostro Redentore definì i capi ebraici del suo tempo «i figli del diavolo» (Mt 23, 15), ma quelli che pretendono di parlare oggi nel Suo nome, sono chiamati santi e saggi universali solo se chiamano gli ebrei «fratelli maggiori» (l'espressione è di Giovanni Paolo II), o se sopprimono il culto dei martiri cristiani trucidati dai giudei 15. Tornando al discorso della propaganda massmediatica internazionale, può essere interessante analizzare come fu trattato l'episodio che ebbe come protagonista il nipote del comandante Leon Trotsky, capo dell'Armata Rossa, David Axelrod. Questi, nel novembre del 1990, colpì a morte una coppia di anziani palestinesi in qualità di israeliano facente parte di un gruppo terroristico di incursione del partito razzista Kach! («Così»!). Si immagini - se si può - il polverone che si sarebbe alzato se un nipote di un criminale di guerra nazista avesse sparato su di una coppia turca in Germania! I piangenti, gementi e perenni riferimenti al «per non dimenticare» e alle «lezioni della Storia» colerebbero fuori dai set delle televisioni del mondo occidentale come rifiuti di un serbatoio tossico. Ciò che appare chiaro da questo duplice modo di procedere è che non si stanno imparando le vere lezioni della Storia e che quest’ultima è ostaggio della propaganda sionista. 16 milioni di tedeschi furono forzatamente espulsi dalla Slesia, dalla Moravia e dal Volga, regioni appartenenti ai territori orientali alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
2 milioni di essi perirono per le ferite, colpiti a morte, affamati, stuprati e picchiati. Qualcuno chieda oggi in strada a mille, diecimila persone: «Lo sapevate»? La risposta sarà no. Il film dell'ebreo Steven Spielberg Schindler's List (Universal 1993) mostra vagoni per il trasporto del bestiame bovino stipati con carico umano e riservati solo a vittime ebraiche. Ma gli oltre 800.000 musulmani ceceni deportati dai commissari ebrei e selvaggiamente stipati in vagoni nel Kazakhistan non hanno incontrato lo standard della messa a fuoco cinematografica di Hollywood. È per questo che quasi nessuno sa che durante quel viaggio atroce morirono 250.000 «passeggeri». Le deportazioni dei vagoni di bestiame sovietico afflissero più di mezzo milione di cristiani estoni, lettoni e lituani che furono inviati nei Gulag. Il 12% dell'intera popolazione del Baltico o fu deportato in Siberia o fu assassinato dalla Polizia Segreta sovietica comandata, e in gran parte composta, da ebrei. Chi ne sa qualcosa? A chi importa? Chi tenta di ricordare questa parte della Storia? Invece, il Presidente della Lituania ha fatto un pellegrinaggio al sacrario Yad Vashem giacendo prono e implorando «perdono» per il suo popolo. Si badi bene: a nostro avviso chiedere perdono in tutta umiltà si impone solamente quando si hanno delle vere colpe da farsi perdonare; ma adulare il fariseo perché questi è padrone di mezzo mondo significa compiere lo stesso peccato che compì chi adorò il Vitello d'Oro. Nell'era bolscevica, il 52% dei membri capi del Partito Comunista sovietico era composto da ebrei, sebbene questi ultimi fossero solamente l'1,8% della popolazione totale 16. Quello che segue è un piccolo elenco di alcuni dei capi ebrei comunisti, commissari, spie e propagandisti politici (gli pseudonimi o i veri cognomi sono indicati tra parentesi). La lista che segue non è per nulla esaustiva. Catalogare tutti gli ebrei comunisti coinvolti in crimini contro l'umanità richiederebbe centinaia di pagine.
Elenco degli ebrei comunisti
Vladimir Uljanov (Lenin): dittatore supremo; nel 1921, egli scrisse: «Se per instaurare il comunismo sarà necessario uccidere i 9/10 della popolazione, non esiteremo».
Leon Davidovich Bronstein (Trotskij): Comandante Supremo dell'Armata Rossa; egli parlava correttamente l'yiddish (il dialetto parlato dagli ebrei in Germania e in Polonia).
Grigory Apfelbaum (Zinoviev): dirigente d'azienda, Capo della Polizia Segreta sovietica; morì durante la purga staliniana del 1936 detta «processo dei sedici».
Lavrentij Pavlovič Berija (1899-1953): socio di partito e confidente di Stalin, come lui georgiano. Nel 1938, egli divenne il capo della temuta NKVD. Beria fu responsabile dell'infame massacro di Katyn in cui furono uccisi con un colpo alla nuca più di 20.000 soldati prigionieri e intellettuali polacchi. Beria fu anche responsabile del sistema di Gulag che ha spedito milioni di persone all'oblio. Inoltre, era noto che ordinasse alle sue guardie del corpo di rapire giovani studentesse per poterle stuprare nel suo ufficio di Lubyanka, che divenne anche una camera di tortura;
Solomon Lozovsky (1878-1952): deputato sovietico, Ministro degli Esteri; egli venne fatto giustiziare da Stalin il 12 agosto 1952, insieme ad tredici altri membri di Comitato Ebraico Anti-fascista, un evento noto come «la notte dei poeti assassinati».
Maxim Maksimovič Litvinov (Finkelstein; 1876-1951): Ministro degli Esteri sovietico;
Yuri Andropov (Lieberman; 1914-1984): dirigente, capo del KGB sovietico, più tardi dittatore supremo dell'Unione Sovietica dal 1982 fino alla morte. La madre si chiamava Evgenia Fainshtein.
Yacov Sverdlov (Ginzburg; 1885-1919): primo Presidente dell'Unione Sovietica. Sverdlov ordinò il massacro della famiglia dello zar - donne e bambini compresi - nella città di Ekaterinburg (chiamata così dopo la morte di Caterina la Grande). Nel 1924, tale città cambiò il nome, assumendo quello di Sverdlovsk in onore del feroce assassino;
Yacov Yurovsky (1879-1937): comandante della Polizia Segreta sovietica. Yurovsky comandò la squadra della morte che eseguì l'ordine di Sverdlov di sterminare la famiglia dello zar, incluso il colpire con la baionetta a morte le sue figlie. La casa degli Ipatyev, nella cui cantina avvenne il massacro, rimase intatta fino al 1977, quando il capo del Partito Comunista locale, Boris Eltsin, ordinò che fosse demolita, affinché non divenisse un sacrario del sentimento antiebraico;
Lazar Moiseyevich Kaganovich (1893-1991): principale massacratore al servizio di Stalin, ordinò lo sterminio di milioni di persone e la distruzione di tantissimi monumenti cristiani e chiese, inclusa la grande Cattedrale di Cristo Redentore. Stando in piedi nella breccia di questo luogo sacro, Kaganovich proclamò: «La madre Russia è caduta. Noi le abbiamo strappato i lembi» 17;
Mikhail Kaganovich (Kahan; 1875-1946): deputato, Commissario dell'industria pesante, supervisore al lavoro degli schiavi, fratello di Lazar Moiseyevich;
Rosa Kaganovich: amante di Stalin; sorella di Lazar e Mikhail; sembra che sia stata lei ad avvelenare il dittatore...
Polina Semyonovna Zhemchuzhina (1897-1970): membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e moglie del Ministro degli Esteri sovietico Michajlovic Molotov (1890-1986);
Olga Bronstein (1883-1941): ufficiale della CEKA, la Polizia Segreta sovietica, sorella di Trotsky e moglie di Kamenev; venne giustiziata insieme ad altri centosessanta personaggi politici caduti in disgrazia davanti a Stalin.
Genrikh Yagoda (Enoch Geršonovič): Capo della Polizia Segreta sovietica, straordinario assassino di massa; decine di migliaia di persone morirono durante gli scavi del Canale Mar Bianco-Mar Baltico. Nel 1936, Stalin lo fece deporre e giustiziare.
Romain Rolland (1866-1944): poeta francese, vincitore del Premio Nobel, scrisse un inno di encomio a Yagoda;
Matvei Berman (1898-1939), fondatore del sistema dei campi di morte detti Gulag; premiato con l'ordine di Lenin nel 1937, arrestato nel 1938, egli venne giustiziato il 22 febbraio 1939.
Naftaly Aaronovich Frenkel (1883-1960), fondatore, con Berman, del sistema dei campi di morte detti Gulag;
Lev Inzhir: Commissario per il trasferimento nei campi di sterminio sovietici e responsabile dell'amministrazione degli stessi;
Boris Berman: ufficiale esecutivo della Polizia Segreta sovietica e fratello di Matvei;
Karl Pauker (1893-1937): Capo delle operazioni, nonché membro importante della NKVD, la Polizia Segreta sovietica; nell'aprile del 1937 egli venne arrestato e giustiziato.
Firin, Rappoport, Kogan e Zhuk: Commissari nei campi della morte e per il lavoro degli schiavi; essi diressero l'uccisione in massa dei lavoratori durante la costruzione del Canale Mar Bianco-Mar Baltico;
M. I. Gay: Comandante della Polizia Segreta sovietica;
Mikhail Shpiegelglas (1897-1940): con Slutsky, Comandante della Polizia Segreta sovietica;
Isaak Babel (1894-1941): importante ufficiale della Polizia Segreta sovietica;
Leiba Lazarevich Feldbin (Alexander Mikhailovich Orlov; 1895-1973): Comandante dell'Armata Rossa e ufficiale della Polizia Segreta. Feldbin ricoprì inoltre la carica di Capo della Sicurezza durante la Guerra Civile spagnola del 1936. Diresse il massacro dei sacerdoti cattolici e dei contadini spagnoli;
Iona Emmanuilovich Yakir (1896-1937): Generale dell'Armata Rossa e membro del Comitato Centrale del Partito Comunista;
Dimitri Shmidt: Generale dell'Armata Rossa;
Yakov «Yankel» Kreiser (1905-1969): Generale dell'Armata Rossa;
Miron Vovsi (1897-1960): Generale dell'Armata Rossa;
David Dragunsky (1910-1992): Generale dell'Armata Rossa ed «eroe» dell'Unione Sovietica;
Grigori Mihailovich Shtern (1900-1941): Generale dell'Armata Rossa;
Mikhail Chazkelevich: Generale dell'Armata Rossa;
Semyon Krivoshein (1899-1978): Generale dell'Armata Rossa;
Arseni Raskin: Vice-Comandante dell'Armata Rossa;
Yefim Moiseevich Fomin (1909-1941): Comandante della fortezza di Brest, dell'Armata Rossa.
Almeno cento Generali sovietici erano ebrei 18. Molti Generali che non lo erano ebbero però spesso mogli ebree. Fra questi il Maresciallo Kliment Efremovic Voroshilov (1881-1969), il Maresciallo Nicolaj Aleksandrovic Bulganin (1875-1975), il Maresciallo Peresypkin e il Generale Pavel Sudoplatov 19. La moglie ebrea come «polizza di assicurazione» si estese a membri del Politburo come Andrei Andreyev e Leonid Brezhnev (1906-1982).
Sergei Eisenstein (1898-1948): Direttore della propaganda comunista. Egli girò un film che dipinse i contadini cristiani (i kulaki) come orrendi parassiti a caccia di denaro. I kulaki furono quindi massacrati 20;
Julius Rosenwald (1862-1932): fondatore del KOMZET, la Commissione per la sistemazione degli ebrei comunisti sulla terra rapinata ai cristiani assassinati in Ucraina. Rosenwald era un finanziere ebreo americano;
Ilya Ehrenburg (1891-1967): Ministro della Propaganda sovietica e disseminatore di materiale di odio antitedesco fin dagli anni '30. Ehrenburg istigò gli stupri dell'Armata Rossa e l'assassinio in massa dei civili tedeschi. Riferendosi alle donne tedesche, Ehrenburg esultò per l'avanzata delle truppe dell'Armata Rossa e disse: «Quelle streghe bionde sono nei guai». Ehrenburg scrisse, fra l'altro, in un volantino indirizzato alle truppe sovietiche: «I tedeschi non sono esseri umani [...]. Niente ci dà tanta gioia come i cadaveri tedeschi» 21. La scrittrice Vicki Goldberg afferma che Ehrenburg, «provò sempre antipatia per i tedeschi [...]. Ora che c'era una guerra contro di loro mise in atto il suo vecchio pregiudizio» 22. Un'altra pubblicazione distribuita all'Armata Rossa, quando i soldati si avvicinavano a Danzica, fu così descritta da uno storico: «Furono lasciati cadere dagli aerei sulle truppe milioni di volantini contenenti un discorso propagandistico composto da Ilya Ehrenburg e firmato da Stalin: "Soldati dell'Armata Rossa! Uccidete i tedeschi! Uccidete tutti i tedeschi! Uccidete! Uccidete! Uccidete"»! 23. Il comando sovietico ammise che Ehrenburg perseguiva lo sterminio di tutto il popolo tedesco 24. Ehrenburg vinse inoltre l'Ordine di Lenin e il Premio Stalin, e volle che i suoi scritti fossero conservati al Museo israeliano dell'Olocausto Yad Vashem;
Mark Donskoy (1901-1981), Leonid Lukov (1909-1963), Yuli Reisman (1903-1994), Vasilij Semënovič Grossman (1905-1964), Yevgeny Iosifovich Gabrilovich (1899-1993), Boris Volchok e Lillian Hellman (i cui vecchi film continuano a essere trasmessi sulle televisioni americane) furono propagandisti cinematografici sovietici.
Solomon Michajlovič Michoėls (1890-1948): Commissario della Propaganda sovietica e presidente del Comitato Ebraico Antifascista;
Yevgeny Anan'evich Khaldei (1917-1997): propagandista sovietico che inscenò la fotografia dell'alzabandiera con falce e martello sul Reichstag a Berlino, il 2 maggio 1945. Subito dopo aver scattato questa storica foto, Khaldei, il capo dei fotografi della Tass di Stalin, salì su di un aereo speciale che lo stava aspettando per trasportarlo in un laboratorio di Mosca dove più tardi modificò la sua fotografia (il bottino esposto in una delle mani di un soldato sovietico fu rimosso nel negativo e Khaldei aggiunse nubi e fumo alla scena per aumentare l'effetto drammatico). Khaldei continuò a lavorare come uno dei principali propagandisti sovietici fino al suo pensionamento dalla Pravda nel 1972. La sua propaganda comunista è orgogliosamente in mostra al Museo ebraico di New York e al Museo ebraico di San Francisco. Il New York Times ha raccontato che lo scrittore Goldberg esultò per quell'alzabandiera infradiciato di sangue, emblema della macellazione di milioni di contadini cristiani descrivendola come «un simbolo nazionale (e mondiale) di trionfo, di giustizia e di vendetta» 25. In questo succinto elenco merita una menzione particolare anche il Jewish Anti-Fascist Committee («Comitato Ebraico Antifascista»; J.A.C.), nuova forma del YEVKOM bolscevico, che Stalin utilizzò per procurarsi denaro. Lo J.A.C. sostenne e influenzò politicamente, in favore della Russia sovietica, gli ebrei nel mondo, utilizzando come principale strumento la propaganda delle atrocità olocaustiche 26;
Nikolaj Ivanovic Bukharin (1888-1938): teorico di Lenin; egli venne processato pubblicamente nel marzo 1938, come parte del «processo dei ventuno», durante le grandi purghe, e giustiziato.
Samuel Agursky (1884-1947): Commissario politico;
Karl Bernhardovic Radek (Karl Sobelsohn; 1885-1939): membro del Comitato Centrale del Partito Comunista; nel 1937 venne incarcerato per alto tradimento, condannato a dieci anni di prigione. La vendetta di Stalin lo raggiunse nel 1939, quando fu assassinato in carcere da un agente dell'NKVD.
Mikhail Gruzenberg (Borodin; 1884-1951): Commissario politico;
Adolph Abramovich Joffe (1883-1927): Commissario politico;
David Riazanov (1870-1938): consulente di Lenin;
Lev Grigorievich Levin: medico, avvelenatore dei nemici di Stalin;
Lev Rosenfeld (Kamenev; 1883-1936): membro del Comitato Centrale del Partito Comunista; nell'agosto del 1936, Kamenev e Zinoviev furono i principali imputati del «processo dei sedici»; giudicati colpevoli di aver costituito un centro terrorista legato alla Gestapo, furono condannati a morte.
Ivan Mikhailovich Maisky (1884-1975): Ambasciatore sovietico in Gran Bretagna;
Itzik Solomonovich Fefer (1900-1952): Commissario della Polizia Segreta sovietica;
Abraham Sutzkever (Smorgon; 1913-2010): terrorista e partigiano sovietico;
Mark Osipovich Reizen (1895-1992): propagandista sovietico, vincitore di tre Premi Stalin;
Lev Leopold Trepper (1904-1992): ufficiale dello spionaggio sovietico;
Béla Kun (Cohen; 1886-1939): dittatore supremo dell'Ungheria nel 1919. Kun fu più tardi il capo dei terroristi di Stalin in Crimea. Il successore di Kun fu Matyas Rakosi (Roth; 1892-1971), ebreo comunista responsabile dello sterminio in massa di cristiani in Ungheria. Secondo il Jewish Telegraph Agency, gli ebrei «hanno giocato un ruolo chiave nell'introduzione del regno comunista in Ungheria. Infatti, durante la brutale oppressione dei primi anni '50, i cinque leader a capo del regime erano ebrei» 27;
Lev Zakharovich Mekhlis (1889-1953): capo-carnefice di Stalin;
Henrykas Zimanas: leader dei terroristi comunisti lituani, grande macellaio di cristiani;
Moshe Pijade (1889-1957; detto anche Piade): comandante dell'Esercito Popolare Comunista Iugoslavo. Il miglior macellaio per conto dell'altro ebreo Josip Broz, detto Tito (1892-1980), di centinaia di migliaia di cattolici croati. Pijade fu più tardi Presidente del Parlamento Comunista Iugoslavo. Almeno diciotto Generali nell'Esercito Popolare Comunista Iugoslavo erano ebrei. Negli anni '40, il Partito Comunista Iugoslavo inviò massicce spedizioni di armi ai combattenti ebrei in Palestina.
La Polonia post-bellica fu completamente dominata da ebrei comunisti, come il torturatore Józef Różański (1907-1981) Capo della Polizia Segreta, e da Jacob Berman (1901-1984), Comandante del Politburo, e i Commissari Minc, Specht (Olszewski) e Marian Spychalski (1906-1980). Questi uomini assassinarono o deportarono a Kolyma e in altri campi della morte dell'Artico decine di migliaia di cattolici polacchi. Secondo il ricercatore ebreo americano John Sack (1930-2004), «molti polacchi sentirono nel 1945 (e non senza ragione) che ebrei dominavano l'Ufficio di Sicurezza di Stato [...]. Il capo dell'Ufficio era Jacob Berman, un ebreo, e tutti, o pressoché tutti, i capi del reparto erano ebrei».
Sack racconta che il 75% dei membri della Polizia Segreta comunista in Slesia erano ebrei. Inoltre, egli notò che molti ebrei, presenti nell'apparato del terrore comunista in Polonia, cambiarono i loro cognomi ebraici in cognomi polacchi, come il Generale Roman Romkowski (Natan Grünspan; 1907-1965), il Colonnello Różański, il Capitano Studencki e il Tenente Jurkowski 28.
Prima della Grande Guerra, in Polonia,
«un numero sproporzionato di comunisti erano ebrei; si parla della quasi totalità di questa minoranza. Infatti, nel 1930, nel suo picco massimo, il 35% dei membri di tale partito erano ebrei. Nelle organizzazioni comuniste giovanili, l'appartenenza all'ebraismo era anche più alta, mentre comunisti di origine ebraica occuparono la maggior parte dei seggi nel Comitato Centrale del Partito. Il comunismo piacque agli ebrei perché si oppose all'antisemitismo più vigorosamente di qualsiasi altro partito polacco [...]. Ebrei comunisti arrivarono al loro apogeo negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quando il comando del Partito era totalmente nelle mani del Comitato comunista prebellico che aborriva l'antisemitismo» 29.
Sopra: lo scrittore ebreo americano John Sack, autore di An Eye for an Eye,
un'opera che racconta la vendetta di molti ebrei sui tedeschi dopo la guerra.
Chiaramente, se fosse posto il problema degli ebrei comunisti e dei rapporti che essi ebbero con la maggioranza cattolica polacca, nei media dell'establishment o nelle Università di oggi, il problema dello sterminio dei cattolici polacchi ad opera degli ebrei comunisti non verrebbe mai sollevato. Al contrario, una ribellione di piccola entità contro gli ebrei, da parte di contadini polacchi esasperati per il ruolo che i giudei ebbero nel terrore comunista 30, sarebbe al «centro della discussione». La motivazione della rivolta di solito non è nemmeno menzionata. Piuttosto, il contadino cattolico è dipinto nei termini di un «fanatico bigotto» che nutriva un «odio cieco e irrazionale» nei confronti dei «poveri perseguitati ebrei». Tutta la discussione, ovviamente, terminerebbe con la solita, oramai consunta, elegia sull'ennesimo martirio subìto dal «popolo eletto». Ma dello stesso avviso non era certo l'allora Primate cattolico della Polonia, il Cardinale August Hlond (1881-1948). Questi fu un prelato assai coraggioso che organizzò in Polonia un forte movimento di resistenza cristiana contro la tirannia comunista. Il Cardinale Hlond affermò che la rivolta di Kielce avvenne a causa del risentimento «contro gli ebrei che oggi occupano le cariche più alte nel governo della Polonia (comunista) e che si sforzano di introdurre una struttura governativa che la maggioranza (all'epoca cattolicissima) dei polacchi non desidera avere» 31. Anche Piotr Stefan Wandycz, dell'Università di Yale, osserva che «il polacco medio non poteva non notare che nell'era stalinista i due uomini più potenti nel Paese - Berman e Minc - erano ambedue ebrei, come ebreo era il temibile ufficiale della Sicurezza Różański» 32. Riprendiamo la lista:
Solomon Morel (1919-2007): Comandante di un campo di concentramento comunista del dopoguerra per tedeschi in Polonia. Stalin mise intenzionalmente ebrei a capo di tali campi. Morel torturò e assassinò migliaia di tedeschi, qualche volta con le sue stesse mani 33. Morel è vissuto per il resto della sua vita in pensione comodamente a Tel Aviv. Alcuni sopravvissuti tedeschi del campo comandato da Morel hanno chiesto che egli fosse processato come criminale di guerra, ma per i media dell'establishment e per le varie associazioni che si battono per il rispetto dei «diritti umani» il portare Morel di fronte alla giustizia è semplicemente un non-senso. Dopo tutto, egli assassinò solamente dei tedeschi indifesi; qual'è il problema?
Armand Hammer (1898-1990): grande sostenitore del diritto d'aborto a New York e co-fondatore dell'American Communist Party. Procacciatore di fondi e finanziere di Lenin e di Stalin;
Lev Davidovich Landau (1908-1968): fisico stalinista, insieme ad altri fisici fu il padre della bomba atomica sovietica.
Klaus Fuchs (1911-1988): aiutò il furto dei segreti della bomba atomica per Stalin;
Ruth Werner (1907-2000): Colonnello e membro dei servizi segreti dell'Armata Rossa (G.R.U.); aiutò Fuchs;
Julius Rosenberg (1918-1953) e la moglie Ethel Greenglass (1916-1953): rubarono agli USA i segreti della bomba atomica per conto di Stalin;
Morris Cohen (Peter Kroger; 1910-1995): aiutò i Rosenberg nella loro impresa;
Markus Johannes Wolf (Mischa; 1923-2006): Capo della STASI, la Polizia Segreta comunista dell'ex Germania dell'Est;
Howard Fast (1938-1997): propagandista comunista in America per conto di Stalin;
David Dubinsky (1892-1982): alleato di Stalin e Capo della statunitense International Ladies Garment Workers Union («Unione internazionale dei lavoratori nel settore dell'abbigliamento femminile»);
Nahum Goldmann (1894-1982): fondatore del World Jewish Congress («Congresso Mondiale Ebraico») e propagandista comunista;
Moses Rosen (1912-1994): rabbino, agente e membro del Partito Comunista Rumeno;
Victor Rothschild (1910-1990): agente capo dello spionaggio britannico per conto di Stalin;
Mark Zborowski (1908-1990): medico ricercatore, è «considerato dagli storici di operazioni sovietiche del terrore la migliore [...] spia sovietica di ogni tempo» 34. Zborowski assassinò un dissidente con un'arancia avvelenata nell'ospedale dei rifugiati sovietici a Parigi. Tra il 1936 e il 1937, egli venne implicato in molti altri omicidi. Negli anni '40, Zborowsky lavorò per l'American Jewish Commitee («Comitato Ebraico Americano») e per il KGB. Negli anni '60, egli lavorò come medico ricercatore al Mount Zion Hospital, a San Francisco, dove addestrò numerosi psichiatri e medici specialisti nella Bay Area. Morì nel 1990 35.
Il 16 ottobre 1948, 50.000 ebrei comunisti si riunirono nella Piazza Rossa per accogliere cordialmente la prima delegazione israeliana a Mosca. Nel 1947, Stalin sostenne il piano sionista di spartizione della Palestina, diede un riconoscimento di cruciale importanza allo Stato d'Israele appena costituito e votò per l'ammissione di Israele alle Nazioni Unite. Nel 1951, il Partito Comunista e il Partito Marxista israeliani ottennero all'interno della Knesset ben ventitre seggi.
Il sistema del kibbutz era il più potente organo nel Paese e i leader dei kibbutz più potenti erano quasi tutti marxisti. La più grande festa israeliana era il 1° maggio, celebrato con riunioni, marce, bandiere rosse e canzoni comuniste. Nel 1987, gli israeliani passarono al KGB l'intero organigramma dei servizi segreti americani 36. Jonathan Jay Pollard faceva parte di tale giro di spie. Kim Philby (1911-1988), traditore britannico e spia comunista, fu aiutato nell’ottenere un porto sicuro nell'Unione Sovietica dal Mossad israeliano 37. Si trattò di un'operazione abbastanza facile, in quanto chi controllava il KGB era anch'egli ebreo. Il regime comunista della Romania ricevette per anni trattamenti commerciali favorevoli dagli Stati Uniti dovuti alla pressione israeliana sul Congresso statunitense 38.
L'idea che il movimento sionista fosse anticomunista è una menzogna. La verità è molto più complessa. All'interno del sionismo c'erano un'ala sinistra e un'ala destra. I «destrorsi» (e alleati dei nazisti), come i terroristi ebrei Vladimir Z. Jabotinsky (1880-1940) e Avraham Stern (1907-1942), furono sostenitori di un approccio di tipo «conservatore» 39. I sionisti «sinistrorsi», come David Ben Gurion (1886-1973; detto «il bolscevico»), grandi ammiratori del modello sovietico, cercarono di incorporarlo come tipo di politica economica dello Stato israeliano. Scrive Stalin:
«Lo sciovinismo nazionale e razziale è un residuo di misantropici costumi caratteristici del periodo del cannibalismo. L'antisemitismo, come forma estrema di sciovinismo razziale, è il residuo più pericoloso di cannibalismo [...]. In URSS, sotto la legge attiva, l'antisemita è punito con la morte» 40.
In Sud Africa, l'African National Congress (A.N.C.) fu guidato da due ebrei comunisti: Albert «Albie» Louis Sachs, «uno dei suoi migliori intellettuali», e da Yossel Mashel Slovo (detto «Joe Slovo»; 1926-1995). Slovo nacque in uno shtetl in Lituania e crebbe parlando l'yiddish e studiando il Talmud. Nel 1961, egli si unì all'ala terrorista dell'African National Congress, l'Umkhonto We Sizwe, e ne divenne il Comandante.
Nel 1986, egli venne nominato Segretario Generale del Partito Comunista del Sud Africa 41. Slovo
«fu il "pianificatore" di molti attacchi terroristici dell'African National Congress, inclusa l'autobomba del 1983 che uccise diciannove persone e ne ferì molte altre [...]. Slovo, che si era recato in Russia molte volte, fu insignito dall'Unione Sovietica di una medaglia al valore in occasione del suo 60° compleanno [...]. Slovo era uno zelante comunista, un marxista-leninista senza moralità di alcun genere, uno di quelli per cui conta solamente la vittoria, senza tenere minimamente conto dello spargimento di sangue [...]. Egli preferiva non parlare della sua immagine come "mente pensante comunista" dietro la lotta armata dell'African National Congress. Le paure dei bianchi del Sud Africa sono per lui una misura della crescita della forza dell'African National Congress, assieme ad un fattore cruciale nell'accelerare ciò che lui crede sarà la sua vittoria finale. Egli ha affermato: "La violenza rivoluzionaria ha creato "l'impatto ispirazionale" che noi avevamo inteso, e la violenza rivoluzionaria ha assicurato all'African National Congress la sua posizione dominante"» 42.
Albie Sachs
Joe Slovo
Quando l'African National Congress di Nelson Mandela (1918-2013) prese il potere in Sud Africa, Slovo venne nominato Ministro dell'Edilizia. Quando guardiamo queste orrende personalità che sono solo la punta dell'iceberg ebraico e di ciò che era il comunismo sovietico, e constatiamo quanto poco sia stato scritto o sia stato filmato sui loro crimini, allora e solo allora cominciamo a capire che la messa a fuoco esclusiva dei crimini commessi dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale riveste in gran parte una funzione propagandistica.
Resta inteso che in quell'immenso impero ebraico chiamato «Occidente», i fatti cruciali inerenti il comunismo di matrice ebraica non devono essere mai documentati nei film, mai discussi in corsi universitari o descritti in periodici. Su tutto questo grava una censura totale, o peggio, la completa auto-censura.
Sopra: da sinistra, Winnie, Nelson Mandela e Joe Slovo a pugno chiuso
durante una riunione del comunisteggiante African National Congress.
Ecco perché il libro Winter in Moscow («Inverno a Mosca»; del 1934), di Malcolm Muggeridge (1903-1990), un racconto di un testimone oculare dell'olocausto comunista ebraico contro i cristiani, è stato letteralmente fatto scomparire. Dalle colonne del giornale inglese Sunday Telegraph è stata posta la seguente domanda:
«Ma allora perché il libro (Winter in Moscow) non è mai stato ripubblicato? La risposta può risiedere nel fatto che Muggeridge parla di quella che venne poi chiamata la "questione ebraica" [...]. "Winter in Moscow" si occupava troppo accuratamente degli ebrei [...]. Ciò è dovuto al numero veramente enorme di giudei bolscevichi della prima ora, oltre che ai Commissari politici e ai membri ebrei appartenenti alla nomenklatura» 43.
Sopra: lo scrittore britannico Malcolm Muggeridge e il suo libro Winter in Moscow.
La campagna per la verità integrale nella documentazione storica di questi e di altri fatti dimenticati costituisce la motivazione principale del tentativo di sopprimere con leggi specifiche la libertà di stampa (e di parola) da parte di taluni gruppi ebraici radicali, come l'Anti-Defamation League («Lega anti-diffamazione») e il Simon Wiesenthal Center. Entrambe queste organizzazioni vorrebbero, se potessero, incarcerare tutti gli intellettuali, tutti i religiosi, e, soprattutto, tutti gli storici «non allineati e corretti» con i desiderata della Sinagoga di Satana di cui parla la Sacra Scrittura (Ap 3, 9).
Tali organizzazioni pubblicano delle «liste» di associazioni o di intellettuali «indesiderati». Ogni Paese occidentale deve tenere conto di dette liste. Le organizzazioni in questione informano regolarmente gli «archivi segreti» dei governi occidentali sulle attività degli scrittori pro-cristiani. A questi censori ebrei piacerebbe che tali leggi liberticide passassero in tutto il mondo, e in particolare in quei Paesi che essi considerano ormai «cosa loro»; cioè tutte quelle nazioni sottomesse agli Stati Uniti d'America 44.
Sopra, quattro famose femministe: da sinistra, Emma Goldman (1869-1940), Alexandra Kollontaj
(1872-1952), Betty Friedan (Goldstein; 1921-2006) e Gloria Steinman, abortista scatenata.
Tutte «rosse» e tutte di origine ebraica.
Epilogo
Il dare voce all'altra faccia della Storia, quella autentica, spesso detta «revisionista», contro le menzogne propinateci dai media, è merito di pochi e, come abbiamo visto, perseguitatissimi storici. Il dare voce ai milioni di vittime, morte in silenzio, a causa del comunismo ebraico è considerato come «odioso» dall'orgoglioso sionismo che vomita uno sbarramento di liquame menzognero che, quotidianamente, cola dalla nostra televisione, dai nostri giornali, dai nostri libri e dalle nostre riviste sulla nostra «memoria storica» creata ad arte dalla propaganda su ciò che era il cattolicesimo prima di sottomettersi agli adoratori del vitello d'oro, e su ciò che erano i nostri popoli prima di essere dominati dalla Massoneria.
Il difendersi contro tutti questi tentativi, peraltro quasi sempre ben riusciti, di disonorare la nostra eredità spirituale e i nostri antenati, non è certamente frutto dell'odio, ma è anche l'esercizio del naturale diritto di difendere sé stessi, il proprio onore e le proprie radici da questa guerra psicologica.
- «Senza gli ebrei non ci sarebbe stato il bolscevismo. Per un ebreo nulla è più offensivo della verità. Dal 1918 al 1957, i terroristi ebrei assetati di sangue hanno ucciso 66.000.000 di persone».
- «Dovete capire che i principali capi bolscevichi che si impadronirono della Russia non erano russi. Essi odiavano i russi. Odiavano i cristiani. Guidati da un odio razziale, essi torturarono e macellarono milioni di russi senza il minimo rimorso. La Rivoluzione d'Ottobre non fu quella che voi in America definite la "Rivoluzione russa". Essa fu l'invasione e la conquista della popolazione russa. Molti miei connazionali soffrirono crimini orribili che mai nell'intera Storia dell'umanità popoli o nazioni hanno dovuto subire. Questo fatto non può essere minimizzato. Il bolscevismo ha realizzato la più grande carneficina umana di tutti i tempi. Il fatto che la maggior parte del mondo oggi ignori questa realtà è la prova che gli stessi mezzi di comunicazione globali sono nelle mani degli assassini».
- Aleksandr Solženicyn (1918-2008)
Premio Nobel per la Letteratura nel 1970.
La preponderanza israelitica nel primo governo bolscevico è stata confermata anche dal presidente russo Vladimir Putin. Il 13 giugno 2013, parlando davanti ai rappresentanti della comunità ebraica di Mosca riuniti nel museo Schneerson, egli ha affermato:
«Le decisioni riguardanti la nazionalizzazione della Libreria "Schneerson" furono prese dal primo governo dell'Unione Sovietica. E oltre l'80-85% dei membri del primo governo dell'Unione Sovietica era composto da ebrei. E questi ebrei, guidati da concezioni ideologiche false, hanno arrestato e represso i seguaci del giudaismo, del cristianesimo, dell'islam e i credenti di altre religioni. Essi non hanno fatto alcuna differenza. Grazie a Dio questi paraocchi ideologici e queste false concezioni ideologiche hanno collassato...» 45.
Note
1 Traduzione dell'originale inglese The Prop-Masters. Perpetrators of the Holocaust Against Christian Russia Transform Themselves Into «Survivors» of a Holocaust (2006), a cura di Antonio Casazza. Scritto reperibile alla pagina web
http://www.revisionisthistory.org/communist.html
2 Secondo le stime di James Bacque, autore del libro Gli altri Lager (Mursia 1993), nei vari campo di concentramento in mano agli alleati sarebbero morti di fame e di stenti non meno di 800.000 prigionieri tedeschi (N.d.T.).
3 Cfr. Illustrated Sunday Herald, dell'8 febbraio 1920.
4 Cfr. New York Times, del 3 novembre 1999.
5 Cfr. Jewish Chronicle, del 30 agosto 1991.
6 Cfr. D. Volkogonov, Lenin: A New Biography, pag. 112.
7 Cfr. Izvestia, del 27 luglio 1918.
8 Cfr. Krasnaya Gazeta, del 1º settembre 1918.
9 Supplemento letterario, del 3 settembre 1999, pagg. IV e V.
10 Ibid.
11 Cfr. M. Scammell, Solženitzyn: A Biography, pag. 64.
12 Notizia poi ripresa da The Christian News, dell'8 gennaio 1996, pag. 2.
13 Sul tipo di sistema di campo di concentramento come i GULag vedi C. Andrew-O. Gordievsky, KGB: The Inside History, e il New York Times, del 22 ottobre 1990, pag. 82. Purtroppo, a differenza dei campi nazisti, nessuno di questi campi comunisti potrà essere visitato dalla posterità. La maggior parte di essi è stata distrutta già da qualche anno da brigate militari speciali (cfr. M. Specter, «Cold Reminder», in New York Times, del 3 dicembre 1994).
14 I cibi kosher (dall'ebraico kasher, ossia «puro») sono i soli che gli ebrei possono mangiare, in base alla regole alimentari proprie del giudaismo (N.d T.).
15 L'Autore si riferisce ai vari fanciulli martirizzati in passato dagli ebrei (San Simonino da Trento, San Domenichino Del Val, il Beato Lorenzino da Marostica, il Beati Niño de La Guardia, ecc...), il cui culto fu soppresso dalla Santa Sede all'indomani del Concilio Vaticano II.
16 Cfr. S. Kahan, The Wolf of the Kremlin, pag. 81.
17 Cfr. New York Times, del 26 settembre 1995.
18 Cfr. Canadian Jewish News, del 19 aprile 1989.
19 Sudoplatov assassinò centinaia di leader cristiani, incluso l'Arcivescovo cattolico ucraino Mons. Teodor Romzha.
20 Vedi, ad esempio, il film di Eisenstein Bezhin Meadow.
21 Cfr. A. Goldberg, Ilya Erenburg, pag. 197.
22 Ibid., pag. 193.
23 Cfr. C. Duffy, Red Storm on the Reich.
24 Cfr. Pravda, del 14 aprile 1945. La Pravda fu pubblicata anche in un'edizione in yiddish (dialetto ebraico), Einikeyt.
25 Cfr. New York Times, del 31 gennaio 1997, pag. B-26.
26 Cfr. The Black Book of Communism, 1997.
27 Cfr. Jewish Telegraph Agency, del 14 maggio 1997.
28 Cfr. The New Republic, del 14 febbraio 1994, pag. 6. Nell'articolo in questione, Sack confuta anche la scadente ricerca compiuta dall'ebreo Daniel Jonah Goldhagen, autore dell'opera Hitler's Willing Executioners («I volenterosi carnefici di Hitler») che, nel duplice standard tipico della mentalità ebraica, rifiuta di accettare il fatto verificato che ebrei dominarono anche la Polizia Segreta comunista polacca. Sack fà un meritevole lavoro nello smascherare le menzogne di Goldhagen sulla Polonia.
29 Cfr. The Canadian Jewish News, del 5 novembre 1992, pag. 16. L'articolo era di Sheldon Kirshner.
30 Accadde nel luglio 1946 a Kielce e viene chiamato il «pogrom di Kielce».
31 Cfr. New York Review of Books, del 18 agosto 1983, pag. 51.
32 Ibid.
33 Cfr. «The Wrath of Solomon», in Village Voice, del 30 marzo 1993; J. Sack, An Eye for an Eye.
34 Cfr. Forward, del 26 gennaio 1996; l'articolo era firmato da Stephen Schwartz.
35 Cfr. P. Videlier, «The Strange Case of Doctor Zborowski and Monsieur Etienne», in Le Monde Diplomatique, di dicembre del 1992.
36 Cfr. UPI Dispatch, di R. Sale, del 13 dicembre 1987; The City Paper (Washington, DC), del 15 gennaio 1988.
37 Cfr. Sunday Telegraph (inglese), del 16 aprile 1989. Il Mossad è il servizio segreto israeliano.
38 Cfr. New York Times, del 18 gennaio 1992, pag. 23.
39 Cfr. London Sunday Times, del 29 agosto 1993.
40 Cfr. J. Stalin, Collected Works, vol. XIII, pag. 30.
41 Cfr. «Joe Slovo», in Jewish Chronicle, del 13 gennaio 1995.
42 Cfr. «Rebel Strategist Seeks to End Apartheid», in Los Angeles Times, del 16 agosto 1987, pag. 14.
43 Cfr. Sunday Telegraph, del 18 novembre 1990.
44 L'Italia, ad esempio, che pure rappresenta il prototipo della colonia modello, è presidiata da circa 60.000 soldati americani in ben 113 basi NATO, i quali certo non si trovano nel nostro Paese per difenderci dall’imperialismo di San Marino... (N.d.T.).
45 https://www.youtube.com/watch?v=j6p1zxKnDeM