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Non colpevole a Norimberga

Le argomentazioni della difesa



di Carlos Whitlock Porter


Parte 1 - Parte 2 - Parte 3

(PDF)
 

 

RUDOLF HESS

Secondo la relazione di Robert H. Jackson (citata dal giudice Bert. A. Röling del Tribunale di Tokio, vedi A Treatise on International Criminal Law. Edited by M. Cherif Bassiouni and Ved F. Nanda, Chas Thomas Publishers, vol. 1, pp. 590-608), a Norimberga gli Inglesi, i Francesi e i Sovietici non avevano nessuna voglia, per ovvie ragioni, di accusare i Tedeschi del crimine di "guerra di aggressione". Quest' accusa fu inventata dagli Americani con un solo scopo, esplicito e confessato: giustificare le loro numerose violazioni del diritto internazionale.

Queste azioni illegali comprendono il Lend Lease Programme; il servizio di scorta e riparazione per le navi da guerra inglesi già da due anni prima di Pearl Harbor; il permesso dato alle navi da guerra inglesi di camuffarsi da navi americane sebbene gli Stati Uniti fossero ancora ufficialmente neutrali; la dichiarazione illegale di un limite delle acque territoriali di 300 miglia; l'occupazione dell' Islanda; i rapporti agli Inglesi sui movimenti dei sommergibili tedeschi e italiani; gli attacchi ai sommergibili tedeschi e italiani con bombardamenti e collisioni a partire dal Luglio 1941, e altri chiari atti di "guerra di aggressione".

Dunque Hess fu tenuto in carcere per 47 anni non soltanto per delle azioni che non erano illegali (il suo tentativo eroico di mettere fine alla guerra, salvare milioni di vite umane e impedire la distruzione dell' Europa e dell'impero britannico), ma per dei "crimini" che furono inventati per nascondere i crimini dei suoi accusatori.

A Norimberga non si asserì che la Germania avesse commesso un' "aggressione" contro l'Inghilterra e la Francia, ma rimase in sospeso se l'Inghilterra e la Francia avessero commesso un'"agressione" contro la Germania (IX 473 [525]; XVII 580 [629]).

Hess fu accusato di aver tentato, d'accordo con Hitler, di far uscire l'Inghilterra dalla guerra in modo che Hitler potesse ataccare l'Unione Sovietica. La sua linea difensiva fu che la sua azione era stata sincera, pura: egli non sapeva niente dell'attacco all'Unione Sovietica.

La perorazione della difesa di Rudolf Hess appare nel vol. XIX pp. 353-396 [390-437]. La sua dichiarazione finale -- quasi l'unica da lui resa verbalmente (XXII 368-373 [420-425]) -- dà l'impressione di un uomo che un momento sembra essere totalmente pazzo e un momento dopo è lucidissimo, sano e logico. E'possibile che egli abbia acquisito questa condizione in Inghilterra.

 

RUDOLF HÖSS

Rudolf Höss fu il comandante di Auschwitz. Le sue presunte "confessioni" avrebbero "dimostrato" che Hitler fece gasare sei milioni di Ebrei (o cinque milioni, cifra normalmente citata al processo di Norimberga). La sua "confessione" più conosciuta è quella citata da William L. Shirer in The Rise and Fall of the Third Reich.

Questo documento, il PS-3868, deve essere considerato nel suo contesto. La "dichiarazione" scritta alla presenza di una sola delle parti fu un importantissimo strumento dell'accusa nei processi di stregoria medievali. Questo strumento scomparve poi per parecchi secoli, per riapparire ai processi spettacolari comunisti e ai processi per crimini di guerra.

Questi documenti costituiscono un' infrazione di numerose regole di procedura penale normale, per esempio, la regola contro la formulazione di domande che suggeriscano le risposte, la regola contro l'introduzione di dichiarazioni anteriori concordanti (cioè la fabbricazione di prove per ripetizione; normalmente tali documenti venivano presentati soltanto quando contraddicevano dichiarazioni fatte più tardi); il diritto dell'imputato di essere messo a confronto con il suo accusatore e di controinterrogarlo e la prerogativa contro l'autoaccusa. Le "prove" addotte ai processi per crimini di guerra non erano ammissibili neanche davanti a una corte marziale. Ancora nel 1946, la presentazione a una corte marziale, da parte dell'accusa, di dichiarazioni scritte, in casi di importanza capitale, era proibita dall' articolo 25 del codice penale militare di guerra americano. L'articolo 38 esigeva l'impiego delle regole di prova procedurali federali (Federal Rules of Evidence).

A Norimberga non si pretese mai che Höss avesse scritto questo documento personalmente. Se fosse così, il documento non direbbe "Io capisco l'inglese come è scritto sopra", bensì "Io ho scritto questo documento personalmente". Nei processi per crimini di guerra di minore importanza (Hadamar, Natzweiler), è molto facile trovare "confessioni" scritte completamente in inglese con la calligrafia dell' interrogatore, con un paragrafo finale in tedesco, con la calligrafia del prigionero, che asserisce che le dichariazioni riportate sopra sono state rese da lui e che egli è soddisfatto della loro traduzione in inglese!

Un'altra formula si trova a pagina 57 del volume relativo al processo di Hadamar nel libro War Crimes Trials scritto da Sir David Maxwell-Fyfe: "I certify that the above has been read to me in German, my native tongue" (Certifico che quanto sopra mi è stato letto in tedesco, mia lingua materna).

Si affermava che il prigioniero era stato interrogato da un interrogatore in forma di domande e risposte, ma poi le domande venivano soppresse e le risposte raggruppate in forma di dichiarazione giurata, normalmente da una persona diversa dall'interrogatore che aveva posto le domande.

Al processo Belsen, per esempio, tutte le deposizioni furono scritte da un unico ufficiale, il maggiore Smallwood. In questo processo, una specie di processo Auschwitz-Belsen insieme, gli avvocati della difesa, inglesi e polacchi non-comunisti designati dal Tribunale, demolirono completamente le ragioni dell'accusa -- comprese le "selezioni per le gasazioni in massa" -- ma i loro argomenti furono respinti col pretesto che le dichiarazioni involontarie e per sentito erano ammissibili "non per condannare degli innocenti, ma per condannare i colpevoli". (Law Reports of Trials of War Criminals, vol. II -- questo breve volume deve essere letto interamente).

Dopo la stesura della dichiarazione giurata da parte dell'ufficiale addetto a questo compito, il documento veniva presentato al prigioniero per la firma. Se rifiutava di firmare, la dichiarazione giurata veniva presentata ugualmente al Tribunale come prova. Nel gergo dei processi dei crimini di guerra, le obiezioni vertevano sul "peso" del documento, non sulla sua "ammissibilità".

Un esempio di una dichiarazione giurata non firmata di Höss è il documento NO-4498-B. La lettera B significa che il documento è una "copia" con firma dattilografata di un documento "originale", il documento NO-4498-A, scritto in polacco, presuntamente firmato da Höss. Esiste anche un documento NO-4498-C, in inglese. Le dichiarazioni giurate A e C non sono annesse alla dichiarazione B, la cosidetta "copia conforme".

Il documento PS-3868, citato da Shirer, nella stesura in inglese reca tre firme, ma nella "traduzione" in tedesco di tre giorni dopo non appare alcuna firma. Il documento contiene una variazione insignificante siglata da Höss, con una "h" e un'intera frase nella calligrafia dell'interrogatore (ciò appare evidente dal confronto delle "W" maiuscole) non siglata da Höss. La sigla serve ovviamente a "dimostrare" che Höss ha "letto e corretto" il documento. Il contenuto di questa frase manoscritta è stato respinto altrove (XXI 529 [584]).

Quando la dichiarazione giurata veniva presentata al prigioniero, spesso era stata ampiamente corretta, il che portava all'esistenza di due più versioni dello stesso documento. In questi casi, le versioni più lunghe sono quelle che vengono "citate", mentre quelle più corte sono andate "perdute". Un esempio di questa prassi è il documento D-288, citato da Shirer alle pagine 1443-1444 dell'opera menzionata sopra (traduzione ialiana), la dichiarazione giurata di Wilhelm Jäger (vedi il paragrafo dedicato a Albert Speer).

Jäger testimoniò di aver firmato 3 o 4 copie dello stesso documento, che era molto più breve. La dichiarazione giurata più breve fu originariamente presentata contro Krupp padre, prima che le accuse contro di lui fossero lasciate cadere. Nella versione più lunga, la traduzione inglese reca una data anteriore a quella che accompagna la firma sull'"originale". L'apparizione di Jäger davanti al Tribunale fu un disastro completo, ma ciò è stato dimenticato (XV 264-283 [291-312).

Se il firmatario si presentava per testimoniare, contraddiceva regolarmente la sua dichiarazione giurata, ma le contraddizioni vengono ignorate. Altri firmatari di dichiarazioni giurate la cui apparizione davanti al Tribunale si rivelò catastrofica, sono, tra gli altri, il general Westhoff, che contraddisse la sua "dichiarazione" non giurata 27 volte (XI 155-189 [176-212]); e un "esperto in guerra batteriologica", Schreiber (XXI 547-562 [603-620]). Paul Schmidt era stato l'interprete di Hitler; la sua dichiarazione giurata, documento PS-3308, gli fu presentata per la firma quando era troppo malato per leggerla attentamente ed egli in seguito la ripudiò parzialmente (X 222 [252]); tuttavia essa fu utilizzata ugualmente contro Von Neurath (XVI 381 [420-421] XVII 40-41 [49-50]). Ernst Sauckel firmò una dichiarazione giurata coatta prima dal suo arrivo a Norimberga (XV 64-68 [76-80) sotto la minaccia che sua moglie e i suoi dieci figli fossero consegnati ai Polacchi o ai Sovietici.

Dato che i firmatari scrivevano molto raramente le loro "dichiarazioni" (se mai le scrivevano), è molto facile trovare frasi o paragrafi identici o quasi in documenti diversi, perfino quando si pretende che siano stati redatti da persone diverse in date diverse, per esempio, le dichiarazioni giurate 3 e 5 di Blaskovitz e Halder (elementi di prova US-536 e 537; documenti URSS-471, 472 e 473; documenti URSS-264 e 272: dichiarazioni concernenti il sapone fatto con grasso umano).

Tra le altre dichiarazioni giurate firmate da Höss c'è il documento NO-1210, del quale prima fu redatta una versione in inglese, con ampie interpolazioni, aggiunte e correzioni e con due differenti stesure delle pagine 4 e 5, che poi fu tradotta in tedesco e firmata da Höss. Dunque il "documento originale" è la traduzione, e la "traduzione" è il documento originale.

Il documento D-749(b) fu "tradotto oralmente" dall'inglese in tedesco a Höss prima che egli lo firmasse. La firma è incerta, quasi illegibile, il che potrebbe essere indizio di malattia, fatica, o maltrattamenti. I maltrattamenti inflitti a Höss dagli Inglesi sono stati descritti da Rupert Butler nel libro Legions of Death (Hamlyn Paperbacks).

La "confessione" citata da Sir David Maxwell Fyfe il 10 Aprile 1946, nella quale Höss avrebbe "confessato" l'uccisione di 4 milioni di Ebrei (X 389 [439-440]), invece dei 2,5 milioni del 5 Aprile 1946, se non si tratta di un pesce d'aprile, non è mai esistita o è andata "perduta" subito.

Non è vero che la testimonianza di Höss al processo di Norimberga abbia constituito, per la maggior parte, una conferma delle affermazioni da lui fatte nella sua "dichiarazione giurata;" ciò è vero solo per il suo controinterrogatorio condotto dal colonnello John Amen, dell'esercito degli Stati Uniti.

Al contrario, Höss apparve per testimoniare, e, come al solito, contraddisse continuamente la sua dichiarazione giurata e sé stesso (XI 396-422 [438-466]). Per esempio, laddove la dichiarazione giurata afferma (XI 416 [460]): "Sapevamo quando le vittime erano morte, perché cessavano di gridare" (una impossibilità tossicologica evidente) la sua testimonianza verbale (XI 401 [443]) in risposta alle domande dell'avvocato difensore di Kaltenbrunner, che miravano ovviamente ad ottenere determinate risposte), asserisce che le vittime cadevano inconsce, perciò non si spiega come egli avesse "saputo" quando erano morte.

Sembra che egli abbia dimenticato di accennare al fatto che l'uccisione degli insetti con lo Zyklon B richiedeva due giorni, fatto che menziona altrove (documento NI-036, p. 3, testo tedesco, risposta alla domanda 25; vedi anche Kommandant in Auschwitz, p. 155). Con un veleno che agisce in modo così lento, le vittime sarebbero morte per soffocamento.

Höss pretende che l'ordine di uccidere gli Ebrei europei gli fu impartito verbalmente (XI 398 [440]), mentre gli ordini di mantenere il secreto sulle uccisioni gli sarebbero stati dati più volte per iscritto (XI 400 [442]). Egli pretende inoltre che le vittime ad Auschwitz furono cremate in profonde fosse, in un terreno notoriamente acquitrinoso (XI 420 [464]); i denti d'oro venivano fusi sul posto (XI 417 [460]); ma egli dichiara anche che l'evacuazione dei prigionieri per evitare la loro cattura da parte dei Sovietici avrebbe condotto a morti che si potevano evitare (XI 407 [449-450]); e che quasi non c'era stato alcun programma di sterminio! Vale la pena di citare questo passo:

"Fino all'inizio della guerra, nel 1939, nei campi le condizioni relative al vitto, all'alloggio e al trattamento dei prigionieri erano le stesse di ogni altra prigione o istituto di pena del Reich. I prigionieri erano trattati severamente, certo, ma non esistevano percosse o maltrattamenti metodici. Il Reichsführer impartì ripetutamente ordini secondo i quali qualunque soldato SS avesse maltrattato un prigioniero sarebbe stato punito, e infatti molto spesso dei soldati SS furono puniti per questo motivo. In questo periodo il vitto e l'alloggio erano pienamente conformi alla normativa valida per tutti gli altri prigionieri sotto amministrazione giudiziaria. In questo periodo l'alloggiamento, nei campi, fu sempre normale, perché non era ancora cominciato l'afflusso in massa che ci fu durante la guerra. All'inizio della guerra, quando cominciarono ad arrivare in massa i detenuti politici, e successivamente, quando giunsero i partigiani dei territori occupati che erano stati catturati, gli edifici e l'estesione dei campi non bastavano più per il numero dei detenuti che arrivavano. Nei primi anni della guerra, questo problema si poté risolvere sempre con misure improvvisate; ma in seguito, a causa delle restrizioni imposte dalla guerra, ciò non fu più possibile, perché non si disponeva quasi per niente di materiali da costruzione."

(N.B. Ma si pretende che le vittime del presunto sterminio in massa siano state cremate usando come combustibile la legna!)

... "Ciò portò al fatto che i detenuti nei campi non avevano più alcuna capacità di resistenza contro le epidemie che si svilupparono gradualmente ...

Lo scopo non era quello di avere il maggior numero di morti possibile, o di annientare il maggior numero di detenuti possibile. Il Reichsführer era costantemente alle prese con il problema di impiegare tutte le forze possibili nelle industrie degli armamenti ...

Questi presunti maltrattamenti e torture nei campi di concentramento, storie che furono divulgate dappertutto fra il popolo, poi soprattutto dai detenuti liberati dagli eserciti di occupazione, non furono atti metodici, come si suppone, ma eccessi di comandanti, graduati o soldati semplici che li trattarono con violenza ...

Se venivo a conoscenza di un tale fatto, il colpevole veniva naturalmente esonerato dal suo posto e trasferito altrove, sicché, anche se non era punito perché non c'erano prove sufficienti per dimostrare la sua colpevolezza, veniva comunque esonerato ed assegnato a un altro incarico ...

La situazione catastrofica alla fine della guerra fu dovuta al fatto che, in conseguenza della distruzione delle ferrovie e dei bombardamenti continui delle fabbriche industriali, non si poté più garantire il regolare approvvigionamento di queste masse -- penso ad Auschwitz, con i suoi 140.000 detenuti -- sebbene i comandanti tentassero in ogni modo di migliorare questa situazione con misure improvvisate, con colonne di autocarri: non fu più possibile.

Il numero dei malati cresceva smisuratamente. Non c'erano quasi più medicine e dappertutto infuriavano epidemie. I detenuti abili al lavoro furono utilizzati costantemente. Per ordine del Reichsführer, anche i malati leggeri dovevano essere impiegati in qualunque posto dell'industria potessero lavorare, sicché qualunque luogo nei campi di concentramento fosse disponibile per l'alloggiamento, era pieno di detenuti malati e moribondi ...

Alla fine della guerra, esistevano ancora 13 campi di concentramento. Tutti gli altri punti segnati su questa carta geografica, indicano i cosidetti campi di lavoro annessi alle fabbriche d'armamenti situate lì ...

Se ci furono maltrattamenti di detenuti da parte delle guardie -- personalmente io non ne ho mai visti -- ciò fu possibile soltanto in modo limitato, perché tutti gli ufficiali responsabili dei campi badavano che i soldati SS avessero meno contatti diretti possibile con i detenuti; infatti gradualmente, nel corso degli anni, il personale di guardia si era degradato a tal punto che non si potevano più mantenere le vecchie norme ...

Avevamo miglaia di guardie provenienti da tutti i paesi del mondo che si erano arruolati come volontari in queste unità e che parlavano appena il tedesco; o uomini più anziani, tra i 50 e i 60 anni, che non avevano alcun interesse nel loro lavoro, perciò un commandante doveva preoccuparsi continuamente che questi uomini adempissero perfino le norme più elementari dei loro doveri. E'ovvio che tra di essi c'erano elementi che maltrattavano i detenuti, ma tali maltrattamenti non furono mai tollerati. Inoltre non fu più possible far dirigere queste masse di persone dai soldati SS al lavoro e nei campi, sicché fu necessario delegare dei detenuti per dare istruzioni ai detenuti e farli lavorare, e costoro avevano l'amministrazione del campo quasi esclusivamente nelle loro mani. Senza dubbio ci furono molti maltrattamenti che non si poterono evitare perché all'interno dei campi, di notte, non n'era quasi nessuna SS. Agli uomini delle SS non era consentito entrare nei campi se non in casi specifici, perciò i detenuti erano più o meno esposti ai detenuti con incarichi di controllo."

Domanda (fatta dall'avvocato difensore delle SS, dott. Ludwig Babel):


"Lei ha già accennato ai regolamenti relativi alle guardie, ma c'era anche un ordinamento valido per tutti i campi. In quest' ordinamento dei campi erano stabilite le punizioni per i detenuti che commettevano infrazioni ai regolamenti dei campi. Quali erano queste punizioni?".


Risposta (di Höss):


"Anzitutto, trasferimento a una "compagnia di punizione" (Strafkompanie), cioè, lavoro più duro e restrizioni nell'alloggio; poi incarcerazione nel blocco delle celle di detenzione in una cella buia; in casi molto gravi, incatenamento o legamento. La punizione del legamento (Anbinden) fu proibita dal Reichsführer nel 1942 o 1943, non ricordo esattamente quando. Poi c'era la punizione che consisteva nello stare sull'attenti (Strafstehen) all'entrata del campo, infine la bastonatura. Nessun comandante poteva infliggere questa punizione di sua iniziativa, ma poteva soltanto proporla."

(Testimonianza verbale di Rudolf Höss, 15 Aprile 1946, XI 403-411 [445-454]).

Sembra che Höss abbia avuto l'intenzione di proteggere sua moglie e i suoi due figli, e di salvare altri imputati, affermando che soltanto 60 persone avevano saputo degli stermini in massa. Höss tentò di salvare Kaltenbrunner implicando Eichmann e Pohl, che non erano ancora stati catturati. (Per un caso simile, vedi la deposizione di Heisig, che tentò di implicare Raeder, XIII 460-461 [509-510]).

Höss fu un "testimone della difesa", e il suo controinterrogatorio da parte dell'accusa fu interrotto bruscamente dall'accusa stessa (XI 418-419 [461-462]). Forse gli accusatori temevano che Höss facesse crollare il loro castello di menzogne.

La famosa "autobiografia" di Höss, Kommandant in Auschwitz, probabilmente preparata in forma di domande e risposte nel corso degli interrogatori come una "deposizione" gigantesca, poi redatta per essere copiata con la calligrafia di Höss, non è migliore della sua testimonianza a Norimberga. In questo libro, le fiamme delle cremazioni erano visibili da molti chilometri (p. 179 del testo italiano), il puzzo era percettibile da chilometri di distanza (p. 179). Tutti nella regione erano a conoscenza degli stermini (p. 179), ma la sua famiglia non ne aveva mai saputo nulla (p. 139); le vittime sapevano che sarebbero state gasate (p. 130, 133), ma era possibile ingannarle (p. 133; vedi anche il documento PS-3836). Höss fece le sue "confessioni" sotto l'effetto dell'alcool e della tortura (p. 149).

Non è esatto che in questo libro (p. 126 del testo tedesco) sia scritto che i cadaveri venivano estratti dalle camere a gas dai Kapos mangiando e fumando e senza maschere antigas; il testo non dice questo. (Robert Faurisson ha dimostrato che questa affermazione fu fatta da Höss altrove, nel corso di un interrogatorio.)

La "traduzione" polacca di questo libro, pubblicata prima del "testo originale" tedesco, sembra concordare con il testo tedesco, ma mancano i nomi dei luoghi e delle date; il testo polacco probabilmente fu scritto prima e questi dettagli furono poi inseriti in quello tedesco.

Il testo integrale non espurgato delle "opere complete" di Rudolf Höss (in polacco) sono disponibili tramite prestito blibliotecario internazionale ("Wspomnienia Rudolfa Hoessa, Komendanta Obozu Oswiecimskiego").

 

INTERNATIONAL MILITARY TRIBUNAL FOR THE FAR EAST
(A paragonare con Norimberga)

Mentre gli imputati tedeschi stavano per essere condannati per avere fabbricato il "sapone umano", (cosa presa sul serio nella settima edizione del prestigioso International Law di Oppenheim & Lauterpacht, vol. II, p. 450), gli imputati giapponesi stavano per essere condannati per aver preparato la "zuppa umana".

Non si tratta qui di un semplice errore di stampa ("Soap/Soup"); al contrario, nel 1948 fu considerato un "fatto provato" che i Giapponesi erano una razza di cannibali abituali, ai quali era proibito sotto pena di morte di divorare i cadaveri dei propri soldati, ma che erano incoraggiati ufficialmente a mangiare quelli degli Americani. I cadaveri degli Americani venivano serviti fritti o in zuppa; i cadaveri venivano divorati anche quando erano disponibili altri cibi. Perciò i Giaponesi si erano dati al cannibalismo per libera scelta piuttosto che per necessità. Le parti del corpo preferite dal punto di vista culinario erano il fegato, il pancreas, e la vescica biliare; i Cinesi venivano inghiottiti in pillole!

I processi nei quali questa accusa fu "dimostrata" sono, fra gli altri, U.S. vs. Tachibana Yochio and 13 others, Mariana Islands, 2-15 Agosto, 1946; Commonwealth of Australia, vs. Tazaki Takehiko, Wewak, 30 Novembre 1945; Commonwealth of Australia vs. Tomiyasu Tisato, Rabaul, 2 Aprile 1946, e il più complicato di tutti i processi per crimini di guerra della storia, l'"International Military Tribunal for the Far East" (IMTFE), personalmente controllato da Douglas MacArthur, che si svolse dal Maggio 1946 al Dicembre 1948 (vedi anche The Tokio Judgement, vol. 1, pp. 409-410. University of Amsterdam Press, 1977, pp. 49,674-675 della trascrizione ciclostilata).

I 25 imputati che sopravvissero al processo furono tutti condannati; 7 furono impiccati.

I crimini ad essi attribuiti sono i seguenti:

Preparazione, inizio e attuazione di una "guerra di aggressione" contro l'Unione Sovietica (l'Unione Sovietica attaccò il Giappone due giorni dopo Hiroshima, in violazione di un patto di non aggressione; lo stesso giorno fu firmato l'accordo di Londra, in base al quale fu celebrato il processo di Norimberga); preparazione, inizio e attuazione di una "guerra di aggressione" contro la Francia (la Francia si trova in Europa); blocco marittimo illegale e bombardamento indiscriminato della popolazione civile (processo contro Shimada), dunque, ciò che gli Inglesi facevano in Europa, se lo facevano i Giapponesi, era criminale; processo illegale contro "criminali di guerra" davanti a un tribunale militare (processo contro Hata e Tojo; vedi anche U.S. vs. Sawada, probabilmente l'accusa più ipocrita di tutte; le vittime furono 7 Americani che avevano bombardato indiscriminatamente la popolazione civile giapponese bruciando vive 80.000 donne e bambini); infine, cannibalismo. Non fu asserito che gli imputati avevano mangiato qualcuno personalmente.

Ecco alcune delle "prove":

- rapporti di commissioni sovietiche per i crimini di guerra;
- rapporti di commissioni cinesi per i crimini di guerra;
- rapporti sovietici basati su documenti giapponesi non annessi ai rapporti;
- sommari delle aggressioni militari giapponesi in Cina (redatti dai Cinesi);
- 317 Judge Advocate General War Crimes Reports (rapporti di commissioni di crimini di guerra americane, lunghezza totale: 14.618 pagine); questi rapporti "citano" presunti documenti giapponesi "catturati", come diari personali, confessioni di cannibalismo, ordini di commettere degli stermini in massa, ordini di gasare i prigionieri in isole lontane nel sud-Pacifico, ecc.; i resunti documenti "catturati" non furono mai annessi ai rapporti né fu mai pretesa la prova della loro autenticità o della loro esistenza;
- dichiarazioni giurate di soldati giapponesi prigonieri in Siberia;
- dichiarazioni di soldati giapponesi che si riferiscono ai Giapponesi come al "nemico";
- dichiarazioni giurate di ufficiali dell'Armata Rossa;
- dichiarazioni giurate di aborigeni analfabeti di isolette del Sud-Pacifico;
- ritagli di giornali americani (prove ammissibli per l'accusa, ma normalmente non per la difesa; cioè, gli avvenimenti in Cina furono provati mediante citazioni dal Chicago Daily Tribune, New Orleans Times-Picayune, Sacramento Herald, Oakland Tribune, New York Herald, New York Times, Christian Science Monitor, ecc.);
- la dichiarazione giurata di Marquis Takugawa (redatta in inglese e mai letta a lui in giapponese);
- le dichiarazioni di Okawa (Okawa fu dichiarato pazzo e internato in un manicomio, ma le sue dichiarazioni furono utilizzate come prove);
- la testimonianza di Tanaka (un testimone professionista pagato dagli Americani; Okawa, quando era ubriaco, confessava qualunque cosa a Tanaka; Tanaka "il mostro" Ryukichi era presuntamente responsibile di milioni di atrocità, ma non fu mai imputato; al contrario, viaggiava liberamente per tutto il Giappone);
- il diario personale di Kido (il fior fiore dei pettegolezzi su tutti quelli che a Kido non piacevano);
- le memorie di Harada (Harada era stato vittima di un attacco cerebrale, perciò il testo da lui dettato era incomprensibile; fino a che punto fosse capace di ricordare e che cosa avesse voluto dire esattamente, Dio solo lo sa; le traduzioni furono delle mere congetture; molte "copie" furono "corrette" da varie persone diverse da quelle alle quali egli aveva dettato e che non erano neppure state presenti; a ciò si aggiunge il fatto che egli aveva una reputazione di bugiardo abituale).

La "Risposta dell'accusa alle argomentazioni della difesa" alla fine del processo respinse tutte le prove della difesa, affermando che i documenti erano i testimoni i migliori. Quando l'accusa e la difesa citavano lo stesso documento, la citazione della difesa era pretesamente sempre estrapolata dal contesto, la citazione dell'accusa non lo era mai. Il sentito dire aveva valore di prova; i ritagli di giornale avevano valore di prova; le testimonianze dei testimoni della difesa non avevano alcun valore di prova; i controinterrogatori erano una perdita di tempo.

Cinque degli undici giudici, l'australiano William Webb, il filippino Delfin Jaranilla, l'olandese Bert A. Röling, il francese Henri Bernard e l'indiano R.B. Pal dissentirono. Pal mise per iscritto il suo dissenso in un'opera di 700 pagine nella quale definiva le prove dell'accusa relative alle atrocità come "per la maggior parte senza valore", rilevando sarcasticamente che sperava che uno dei documenti fosse scritto in giapponese.

Una particolarità dei processi per crimini di guerra è che, lungi dal provare alcunché, essi si contraddicono tutti. Al processo di Tokio si assunse che i Cinesi avevano avuto il "diritto" di violare i trattati "ingiusti", e i tentativi giapponesi di far rispettare questi trattati, appunto perché erano "ingiusti", costituivano una "aggressione".

Quando furono sganciate le bombe atomiche, Shigemitsu tentava di negoziare una capitolazione già da quasi undici mesi, cioè dal 14 Settembre 1944. Naturalmente ciò fu distorto in un nuovo crimine: "prolungamento della guerra per mezzo di negoziati"!

Le "prove" delle attività cannibalesche giapponesi si possono trovare in JAG Report 317, pp. 12.467-468 della trascrizione ciclostilata delle udienze, elementi di prova 1446 e 1447, pp. 12.576-577; elemento di prova 1873, pp. 14.129-130, ed elementi di prova 2056 e 2056A et B, pp. 15.032-42.

 

ALFRED JODL

Jodl fu impiccato per la sua complicità nel "Kommandobefehl", l' ordine di fucilare i soldati inglesi che combattevano in abiti civili e strangolavano i loro prigionieri di guerra (XV 316-329 [347-362]).

La linea difensiva di Jodl fu che il diritto internazionale è inteso a proteggere gli uomini che combattono come soldati. Esso esige che i soldati portino le armi apertamente, che abbiano insegne o uniformi chiaramente riconoscibili e che trattino i prigionieri con umanità. La guerra partigiana e le attività dei commandi inglesi erano proibite dal diritto internazionale. Il processo e la condanna a morte di tali commandi erano legali se conformi all'articolo 63 della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra del 1929. (N.B.: Vedi anche il Dissentient Judgement of Judge Rutledge, U.S. vs. Yamashita e l'Habeas Corpus Action of Field Marshall Milch.

Per la verità, ben pochi uomini furono giustiziati in base a quest'ordine (secondo Sir David Maxwell-Fyfe, 55 nell'Europa occidentale, XXII 284 [325]). L'intenzione era quella di dissuadere i nemici dal combattere in questo modo, affinché non credessero di potersi semplicemente arrendere dopo le loro azioni di guerriglia.

Un altro "crimine" di Jodl fu la comunicazione al comandante in capo dell' esercito che Hitler aveva ripetuto un' ordine, che aveva già impartito in precedenza, secondo il quale non si doveva accettare un'offerta di resa di Leningrado.

Come tanti altri crimini tedeschi, anche questo restò un' idea senza conseguenze, poiché non fu mai ricevuta alcuna offerta di resa. L'intenzione era di indurre la popolazione a ritirarsi, poiché era impossibile alimentare milioni di civili e di prigionieri ed evitare le epidemie. Nelle linee tedesche all'Est furono lasciati dei corridoi per permettere alla popolazione di ritirarsi. Kiev, Odessa e Kharkov si erano già arrese, ma i Sovietici prima di abbandonarle le minarono, uccidendo migliaia di soldati tedeschi con bombe a scoppio ritardato. I complessi portuali erano necessari per scopi militari; le ferrovie russe avevano uno scartamento diverso da quello delle ferrovie tedesche e non era possibile trasportare all'interno gli approvvigionamenti per alimentare milioni di prigionnieri o di Ebrei affamati. La menzogna sovietica che i Tedeschi uccisero milioni di prigionieri di guerra sovietici può essere presa sul serio soltanto da chi non conosce le cause della mortalità di questi prigionieri. L'ordine relativo a Leningrado, documento C-123, non è stato firmato.

Il caso Jodl illustra l'assurdità dell'intero processo, come rilevò il suo avvocato difensore, il dott. Exner:

"Assassinio e rivoluzione. In tempo di pace, questo avrebbe significato la guerra civile; in tempo di guerra, il crollo immediato del fronte e la fine del Reich. Egli avrebbe dunque dovuto gridare: Fiat iustitia, pereat patria? Sembra che l'accusa sia veramente dell'opinione che si potesse esigere una tale condotta dagli imputati. Che trovata stupefacente! Se mai assassinio e rivoluzione possano essere giustificati moralmente, si dovrà lasciare ai filosofi e ai teologi. Comunque, noi giuristi non possiamo nemmeno discuterne. Essere obligati sotto pena di punizione ad uccidere il capo dello Stato? Un soldato dovrebbe far ciò? E per di più durante la guerra? Coloro che hanno commesso tali crimini sono stati sempre puniti, ma punire per non averli commessi sarebbe davvero una novità" (XIX 45 [54]; XXII 86-90 [100-105]).

(N.B.: In Giappone i generali furono impiccati appunto per essersi intromessi nella politica.)

In un altro punto, il dott. Exner disse: "In una sola pagina del trial-brief (fascicolo del processo) anglo-americano si legge sei volte: "Jodl was present at" (Jodl era presente a). Che cosa significa questo dal punto di vista legale?" (XIX 37 [44]).

Uno dei procuratori sovietici, il colonnello Pokrovsky, chiese a Jodl: "Sa che le truppe tedesche .. impiccavono i prigionieri di guerra a testa in giù e li arrostivano allo spiedo? Lo sapeva?"

Jodl gli rispose: "Non soltanto non lo sapevo, ma neppure lo credo" (XV 545 [595]).

Tutto il vasto campo dei processi di crimini di guerra è riassunto in queste tre frasi (XV 284-561 [313-612]; XVIII 506-510 [554-558]; XIX 1-46 [7-55]).

 

ERNST KALTENBRUNNER

A Kaltenbrunner, nel corso del suo controinterrogatorio, fu chiesto con indignazione come potesse avere la sfacciataggine di pretendere che lui solo diceva la verità e che 20 o 30 testimoni mentivano tutti (XI 349 [385]).

I "testimoni", naturalmente, non apparivano davanti al Tribunale; si trattava di nomi scritti su pezzi di carta. Uno di essi è Franz Ziereis, comandante del campo di concentramento di Mauthausen.

Ziereis "confessò" di aver gasato 65.000 persone, di aver fatto dei paralumi di pelle umana e di aver contraffatto denaro. Inoltre, stilò una complicata tabella di informazioni statistiche contenente una lista del numero esatto di prigionieri in 31 campi di lavoro differenti. Infine egli accusò Kaltenbrunner di aver dato l'ordine di uccidere tutti i detenuti del campo di Mauthausen all'avvicinarsi degli Americani.

Ziereis era già morto da 10 mesi alla data della sua "confessione"; questa non fu redatta da lui, ma fu "ricordata" da qualcun altro, che non apparve neanche lui davanti al Tribunale, la cui firma però appare sul documento (PS-3870, XXXIII 279-286): l'ex detenuto Hans Marsalek.

Il testo delle pagine da 1 a 6 di questo documento è scritto tra virgolette (!), inclusa la tabella statistica che dichiara, per esempio, che a Ebensee c'erano 12.000 prigionieri, a Mauthausen 12.000, a Gusen I e II 24.000, a Schloss-Lindt 20, a Klagenfurt-Junkerschule 70, ecc., per tutti i 31 campi della tabella.

Il documento non è stato firmato da nessuno che asserisca di essere stato presente alla presunta "confessione"; nessuna delle informazioni presuntamente prese all'epoca è stata annessa al documento. Il documento reca soltanto due firme: quella di Hans Marsalek, il prigioniero, e quella di Smith W. Brookhart Jr., dell'esercito degli Stati Uniti, e la data dell'8 Aprile 1946. Ziereis morì il 23 Maggio 1945.

Si pretese dunque che Ziereis allora fosse troppo malato per firmare un documento (egli morì per le ferite prodotte da colpi di fucile allo stomaco), ma sarebbe stato in salute tanto buona da dettare questo lungo e complesso documento, "ricordato" poi letteralmente in modo perfetto da Marsalek per dieci mesi e mezzo. Naturalmente Marsalek non aveva alcun motivo per mentire. Il documento è scritto in tedesco. Brookhart era uno scrittore fantasma di confessioni, che scrisse anche le confessioni di Rudolf Höss (in inglese, documento PS-3868) e quella di Otto Ohlendorf (in tedesco, documento PS-2620).

(Indirizzo di Brookhart nel 1992: 18 Hillside Drive, Denver Colorado, USA. Ero il figlio del Senatore di Washington Iowa.)

La "confessione" di Ziereis continua tuttavia ad essere presa più o meno sul serio da Reitlinger, Shirer, Hilberg ed altri venditori ambulanti di Holoroba vecchia. Kaltenbrunner affermò che durante la guerra esistevano 13 campi di concentramento centrali o "Stammlager" (XI 268-269 [298-299]). Il totale generale di 300 campi di concentramento asserito dall'accusa era stato ottenuto inserendo nella lista campi di lavoro del tutto normali. Il tredicesimo campo, Matzgau, nei pressi di Danzica, era un campo speciale: i suoi detenuti erano guardie SS e uomini della polizia che erano stati condannati per delitti contro i detenuti loro affidati: maltrattamenti fisici, malversazioni di fondi, furti di effetti personali, ecc. Questo campo, con la sua popolazione di prigionieri SS, alla fine della guerra cadde nelle mani dei Sovietici (XI 312, 316 [345, 350]).

Kaltenbrunner dichiarò che le sentenze dei tribunali SS e della polizia erano molto più severe di quelle dei tribunali ordinari per le stesse infrazioni. Le SS processarono frequentemente i loro membri imputati di delitti contro i detenuti o di infrazioni alla disciplina (XXI 264-291, 369-370 [294-323, 408-409]).

Gli interrogatori di "terzo grado" erano permessi dalla legge al solo scopo di ottenere informazioni riguardo alle attività future di resistenza; tali metodi erano proibiti al fine di ottenere confessioni. Questi interrogatori richiedevano la presenza di un medico, e consentivano un totale di 20 colpi di bastone sulle natiche nude, ma soltanto una volta; poi questa procedura non si poteva più ripetere. Altre forme di "tortura nazista" legale erano, fra le altre, la detenzione in una cella buia o lo stare in piedi durante lunghi interrogatori (XX 164, 180-181 [184, 202-203]; XXI 502-510; 528-530 [556-565, 583-584]).

Kaltenbrunner e molti altri testimoni della difesa affermarono che tali metodi erano praticati dalle polizie di tutto il mondo (XI 312 [346]); e che rispettabili ufficiali di polizia stranieri avevano visitato la Germania per studiare i metodi tedeschi (XXI 373 [412]).

Le prove della difesa su ciò e su argomenti connessi ammontano a migliaia di pagine, fra la trascrizione delle udienze del tribunale, le deposizioni davanti alla commissione e 136.000 dichiarazioni giurate (XXI 346-373 [382-412]; 415 [458], 444 [492]).

Kaltenbrunner fu condannato per concorso nel linciaggio degli aviatori alleati che avevano eseguito bombardamenti in massa della popolazione civile. I linciaggi sarebbero stati giustificati, ma non ebbero mai luogo. Numerosi aviatori alleati furono salvati dalle folle di civili ad opera di ufficiali tedeschi. I Tedeschi si rifiutarono di considerare tali metodi, temendo che avrebbero portato ad un massacro generale degli aviatori che si lanciavano con il paracadute. Come tanti altri crimini tedeschi, anche questo restò un'idea senza conseguenze (XXI 406-407 [449-450], 472-476 [522-527]).

Un altro crimine imputato a Kaltenbrunner fu la sua responsabilità nel cosiddetto "Kugelerlass" (decreto pallotola), cioè il presunto ordine di fucilare i prigionieri di guerra per mezzo di un dispositivo di misurazione (un congegno insensato molto probabilmente inspirato all' assurda "macchina di Paul Waldmann" per spaccare le teste con un martello azionato da un mecchanismo a pedale) (URSS-52, VII 377 [416-417]).

Il "Kugelerlass", documento PS-1650, se il documento è autentico -- il che è molto improbabile (XVIII 35-36 [43-44]) -- è il frutto di una falsa traduzione: il senso dell'ordine è che i prigionieri che avessero tentato di fuggire dovevano essere incatenati a una "palla" di ferro ("Kugel"), non già che dovevano essere uccisi con una pallottola ("Kugel"). Nel documento appare il termine "incatenati", ma non il termine "sparare" o "uccidere" (III 506 [565]; XXI 514 [568]; Gestapo Affidavit [dichiarazione giurata] 75; XXI 299 [332]). Il documento è un "telescritto", sicché è privo di firma (XXVII 424-428).

Il termine "Sonderbehandlung" ("trattamento speciale", sempre interpretato come uccisione) è un esempio del brutto gergo utilizzato da ogni burocrazia; sarebbe meglio tradurlo "trattamento su base individuale" (in effetti, è un'espressione comune che si trova spesso nei contratti di rapprasentanza commerciale). Kaltenbrunner riuscì a dimostrare che, in un caso specifico, la parola si riferiva al diritto di bere dello champagne e di prendere lezioni di francese. L'accusa aveva scambiato una stazione di sport invernali con un campo di concentramento (XI 338-339 [374-375]); (XI 232-386 [259-427]; XVIII 40-68 [49-80]). Il caso in questione si riferisce al documento PS-3839 (XXXIII 197-199, "dichiarazione giurata" di Josef Spacil).



Parte 1 - Parte 2 - Parte 3



Alcuni volumi dello processo di Norimberga se trovano -- in inglese -- sull'Internet..(www.yale.edu/lawweb/avalon/imt/imt.html) Anche un CD-ROM, con il processo completo, che se compra à l'Institute for Historical Review, PO Box 2739, Newport, Beach, CA 92659, Stati Uniti.


"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove."

- Prof. Israel Shahak, ebreo israeliano e direttore della lega israeliana per i diritti umani e civili


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